domenica 22 giugno 2025

Perché l'impero universale è solo una illusione di pace dietro cui si staglia reale la fine di un mondo

Non riesco a interpretare la storia con le categorie moralistiche che alla fine dividono il mondo in buoni e cattivi.

Provo invece a riflettere quale siano le conseguenze di un impero universale contrapposte alle conseguenze dell'equilibrio di potenze sovrane e indipendenti.

L'impero universale si presenta con la promessa di una pace universale. Questa è in fin dei conti la sua grande (e a mio parere) unica promessa. Ma è una promessa reale? 

La storia di Roma imperiale , che risale a prima di Augusto nella tarda Repubblica, quando oramai Roma è la iper potenza egemone sull'intero mondo antico, è un susseguirsi di guerre civili fino alla instaurazione del vero e proprio impero, quando le guerre civili assumono la dimensione di guerre interne a garantire le successioni imperiali.

Perché le guerre civili? Perché gli uomini hanno interessi e un consesso di uomini produce sempre interessi contrastanti, e l'assenza di minacce esterne rende molto più difficile e non facile la mediazione tra questi interessi.

I cittadini ridotti a plebi li puoi addomesticare con il welfare (a suo tempo il panem et circenses) ma le elite rimangono e una volta eliminate quelle civili (ridotte ad una cordata) spuntano quelle prodotte dagli eserciti.

E questa storia è una storia di decadenza, in cui le forze vive della società continuano a ridursi, e la cui misura è il ricorso alle periferie interne prima, e poi ai barbari, come aree di reclutamento e quindi di formazione di élite politiche che via via si riducono alle elite militari.

Una società civile resa imbelle per impedire le guerre civili finisce così ostaggio di provinciali prima e barbari poi.

Purtroppo, ma ritengo che gli imperi universali siano necessariamente espressione di decadenza di una civiltà e che abbiano come sbocco la fine  della civiltà stessa di cui l'impero è espressione.

L'alternativa, ovvero l'equilibrio di potenza tra una molteplicità di stati sovrani, la abbiamo vissuta ed indubbiamente è una storia di guerre tra stati.

Ma la competizione tra stati, che tra l'altro ha dato la possibilità di fuggire da uno stato per crearsi una nuova vita altrove, hanno sempre consentito che la civiltà rimanesse vitale, proprio perché radicata in tanti stati.

Se credete che la benevolenza di un imperatore "buono" possa sopperire a questo, penso proprio vi illudiate.

Per questo non amo la prospettiva di un impero universale. 

domenica 1 giugno 2025

Scenario di guerra totale in europa: perdite umane stimate da Gemini

Uno scenario di guerra nucleare totale tra l'Unione Europea e la Russia rappresenterebbe una catastrofe umanitaria di proporzioni immani, con stime di vittime che variano ampiamente a seconda di numerosi fattori, quali il numero e la potenza delle armi impiegate, gli obiettivi colpiti (basi militari, centri industriali, città), le condizioni meteorologiche al momento degli attacchi (che influenzerebbero la dispersione del fallout radioattivo) e l'efficacia delle misure di protezione civile.
È fondamentale sottolineare che non esistono dati precisi o ufficiali su una simile eventualità, e qualsiasi stima è basata su modelli e simulazioni con un alto grado di incertezza.
Tuttavia, analizzando gli studi esistenti sugli effetti delle armi nucleari e sui potenziali scenari di conflitto, possiamo delineare alcune considerazioni generali sull'impatto demografico:
Vittime Immediate e a Breve Termine:
 * Popolazione Urbana: Le aree metropolitane e i grandi centri urbani sarebbero gli obiettivi primari in uno scenario di "countervalue" (attacco alle città per demoralizzare il nemico e distruggerne la capacità industriale e sociale). In questo caso, la densità di popolazione porterebbe a un numero elevatissimo di vittime immediate a causa dell'esplosione (onda d'urto, calore intenso) e delle radiazioni iniziali.
   * Tutte le classi di età sarebbero colpite indiscriminatamente nelle zone direttamente interessate dalle esplosioni. Non ci sarebbe una significativa differenza di mortalità immediata basata sull'età o sul sesso all'interno del raggio di distruzione totale.
 * Aree Militari e Industriali Strategiche: Anche in scenari di "counterforce" (attacco a obiettivi militari e strategici), la vicinanza di tali siti a centri abitati o la dispersione del fallout radioattivo causerebbe ingenti vittime civili.
 * Stime Generali: Alcuni studi e simulazioni su conflitti nucleari su larga scala (come quelli tra Stati Uniti e Russia, che possono offrire un metro di paragone) ipotizzano decine o addirittura centinaia di milioni di morti nelle prime ore e nei giorni successivi a causa degli effetti diretti delle esplosioni e del fallout radioattivo. Ad esempio, una simulazione della Princeton's Science and Global Security programme (relativa a un conflitto USA-Russia) ha stimato oltre 90 milioni di vittime (morti e feriti gravi) nelle prime ore. Sebbene questo studio non riguardi specificamente EU-Russia, dà un'idea dell'ordine di grandezza.
Vittime a Medio e Lungo Termine e Impatti Demografici:
 * Fallout Radioattivo: La contaminazione radioattiva si estenderebbe ben oltre le zone di impatto diretto, causando un aumento di tumori, leucemie e altre malattie correlate alle radiazioni negli anni e decenni successivi.
   * Bambini e Feti: I bambini (inclusi i feti) sono particolarmente vulnerabili agli effetti delle radiazioni a causa del loro rapido tasso di divisione cellulare e della maggiore aspettativa di vita, che aumenta la finestra temporale per lo sviluppo di tumori indotti dalle radiazioni. Si registrerebbe un aumento di malformazioni congenite e mortalità infantile.
   * Giovani Adulti: Anche i giovani adulti potrebbero subire conseguenze a lungo termine sulla salute riproduttiva e un aumento dell'incidenza di tumori.
 * Inverno Nucleare e Carestie: Un conflitto nucleare su vasta scala potrebbe innescare un "inverno nucleare", con un drastico calo delle temperature globali dovuto all'immissione di grandi quantità di fumo e polvere nell'atmosfera. Questo porterebbe al collasso dell'agricoltura e a carestie diffuse su scala globale, causando milioni, se non miliardi, di morti per fame nei mesi e anni successivi.
   * Anziani e Bambini: In uno scenario di carestia, le popolazioni più vulnerabili, come anziani e bambini piccoli, avrebbero tassi di mortalità significativamente più elevati a causa della malnutrizione e delle malattie correlate.
   * Donne in Età fertile e Gravide: La malnutrizione colpirebbe duramente anche le donne in età fertile e quelle gravide, con conseguenze sulla salute materna e infantile e sulla capacità riproduttiva della popolazione superstite.
 * Collasso delle Infrastrutture e dei Servizi Sanitari: La distruzione delle infrastrutture, inclusi ospedali e sistemi di distribuzione di cibo e acqua, aggraverebbe ulteriormente la crisi, portando a un aumento delle morti per malattie infettive (dovute alla mancanza di igiene e cure mediche), traumi non curati e mancanza di accesso a farmaci essenziali. Questo colpirebbe in modo sproporzionato i più deboli e coloro con condizioni mediche preesistenti.
 * Impatto sulla Fertilità e sulla Struttura della Popolazione:
   * Calo delle Nascite: Si verificherebbe un drastico calo delle nascite a causa della morte e della malattia degli adulti in età riproduttiva, della disgregazione sociale, della mancanza di risorse e della paura per il futuro.
   * Invecchiamento della Popolazione (tra i sopravvissuti): Paradossalmente, tra i sopravvissuti a lungo termine, potrebbe esserci un apparente invecchiamento della popolazione se i tassi di mortalità infantile e giovanile dovuti agli effetti a lungo termine superassero quelli degli adulti più anziani che sono sopravvissuti agli impatti iniziali e alle carestie. Tuttavia, l'aspettativa di vita generale crollerebbe drasticamente.
   * Squilibri di Genere: A seconda delle strategie di targeting e dei ruoli di genere nelle forze armate e nelle infrastrutture critiche, potrebbero emergere squilibri di genere nelle popolazioni sopravvissute, anche se gli effetti diretti delle esplosioni nelle città sarebbero indiscriminati.
Conclusioni:
In uno scenario di guerra nucleare totale tra UE e Russia, le stime dei caduti sarebbero catastrofiche, nell'ordine di decine o centinaia di milioni di persone solo per gli effetti immediati e a breve termine in Europa e Russia, con ripercussioni globali devastanti a causa dell'inverno nucleare e del collasso delle catene alimentari.
Sebbene gli effetti immediati delle esplosioni colpirebbero indiscriminatamente la popolazione nelle aree bersaglio, gli effetti a lungo termine (radiazioni, carestie, malattie) avrebbero un impatto sproporzionato sui più vulnerabili:
 * Bambini e feti: Massima vulnerabilità agli effetti delle radiazioni e della malnutrizione.
 * Anziani: Maggiore suscettibilità alle malattie, alla malnutrizione e al collasso dei sistemi di supporto.
 * Donne in età fertile e gravide: Impatti sulla salute riproduttiva, sulla salute materna e infantile.
La struttura demografica delle popolazioni sopravvissute sarebbe profondamente alterata, con un drastico calo della natalità, un crollo dell'aspettativa di vita e possibili squilibri di genere e di età. La priorità per chiunque sopravvivesse sarebbe la lotta quotidiana per il cibo, l'acqua e la sicurezza, in un mondo devastato e contaminato.
È importante ribadire la natura speculativa di queste stime. L'obiettivo principale della comunità internazionale rimane la prevenzione di un simile conflitto.

giovedì 26 ottobre 2023

Sulla centralizzazione, decentralizzazione e autodifesa 20 ottobre 2023 - Hans-Hermann Hoppe

Gli Stati, indipendentemente dalla loro costituzione, non sono imprese economiche. A differenza di queste ultime, gli Stati non si finanziano vendendo prodotti e servizi a clienti che pagano volontariamente, ma con prelievi obbligatori: tasse raccolte con la minaccia e l'uso della violenza (e con la carta moneta che creano letteralmente dal nulla). È significativo che gli economisti si siano riferiti ai governi, cioè ai detentori del potere statale, come a banditi fissi. I governi e tutti coloro che sono sul loro libro paga vivono del bottino rubato agli altri. Conducono un'esistenza parassitaria a spese di una "popolazione ospite" sottomessa.
Da questo emerge una serie di ulteriori intuizioni.

Naturalmente, i banditi stazionari preferiscono un bottino più grande a un bottino più piccolo. Ciò significa che gli Stati cercheranno sempre di aumentare le proprie entrate fiscali e di incrementare ulteriormente la spesa emettendo più cartamoneta. Più grande è il bottino, più favori possono fare a se stessi, ai loro dipendenti e ai loro sostenitori. Ma ci sono dei limiti naturali a questa attività.

Da un lato, i banditi devono stare attenti a non gravare così tanto sui "padroni di casa", il cui lavoro e le cui prestazioni rendono possibile la loro esistenza parassitaria, da farli smettere di lavorare. Dall'altro lato, devono temere che i loro "ospiti" - e soprattutto i più produttivi tra loro - migrino dal loro dominio (territorio) e si stabiliscano altrove.

In questo contesto, diventano comprensibili alcune tendenze e processi storici.

Prima di tutto: diventa comprensibile il motivo per cui c’è una tendenza all’espansione territoriale e alla centralizzazione politica: in questo modo gli stati riescono a portare sempre più “ospiti” sotto il loro controllo e a rendere loro più difficile l’emigrazione verso territori stranieri. Si prevede che ciò si tradurrà in una quantità maggiore di bottino. E diventa chiaro perché il punto finale di questo processo, la creazione di uno Stato mondiale, sebbene certamente auspicabile dal punto di vista del gruppo dominante, non sarebbe affatto una benedizione per tutta l’umanità, come spesso si sostiene. Perché non è possibile emigrare da uno Stato mondiale e quindi non esiste alcuna possibilità di sfuggire al saccheggio statale attraverso l'emigrazione. È quindi prevedibile che con la creazione di uno Stato mondiale, la portata e l’entità dello sfruttamento statale – indicato, tra le altre cose, dal livello delle entrate e delle spese statali, dall’inflazione monetaria, dal numero e dal volume dei cosiddetti i beni pubblici e le persone impiegate nel “servizio pubblico” – continueranno ad aumentare oltre ogni livello precedentemente noto. E questa non è certamente una benedizione per la “popolazione ospitante” che deve finanziare questa sovrastruttura statale!


Secondo: si comprende una ragione centrale dell'ascesa dell'"Occidente" a regione economica, scientifica e culturale leader nel mondo. A differenza della Cina, in particolare, l'Europa è stata caratterizzata da un alto grado di decentramento politico, con centinaia o addirittura migliaia di domini indipendenti dall'Alto Medioevo fino al recente passato. Alcuni storici hanno descritto questo stato di cose come "anarchia ordinata". Ed è ormai comune tra gli storici dell'economia vedere in questo stato quasi anarchico una ragione chiave del cosiddetto miracolo europeo. Perché in un ambiente con una grande varietà di territori indipendenti e di piccole dimensioni nelle immediate vicinanze l'uno dell'altro, è relativamente facile per i sudditi votare con i piedi e sfuggire alle rapine dei governanti statali emigrando. Per scongiurare questo pericolo e tenere in riga i produttori locali, questi governanti sono sottoposti a continue pressioni per moderare il loro sfruttamento. E questa moderazione, a sua volta, promuove l'imprenditorialità economica, la curiosità scientifica e la creatività culturale.

Terzo: combinando queste due intuizioni, il grande corso della storia moderna diventa comprensibile. L'espansione territoriale richiede una guerra, una guerra tra bande rivali di banditi stazionari. Ma la conduzione della guerra richiede mezzi (risorse economiche) e i banditi non producono nulla. Attingono parassitariamente ai mezzi prodotti e forniti da altri. Possono influenzare il volume complessivo della produzione e le dimensioni del proprio patrimonio.

Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)

https://mises.org/wire/centralization-decentralization-and-self-defense

lunedì 17 ottobre 2022

Appello. Un negoziato credibile per fermare la guerra

Un appello di buon senso ed al buon senso quello che vede Antonio Baldassarre come primo firmatario, e tra gli altri personalità come Stefano Zamagni, Massimo Cacciari, Franco Cardini, Mauro Magari, Marcello Veneziani. 
Ovviamente l'appello andrà indigesto ai guerrafondai in pantofole che affollano gli spalti dei social media.

domenica 18 aprile 2021

La Gran Bretagna rischia di ripetere i suoi errori del dopoguerra

Un ottimo articolo apparso su "The Spectator", autore Matt Ridley, che non parla di brexit ma della opportunità britannica di scelte liberali e liberiste a fronte della cosi detta crisi pandemica.

Per far questo ricorda le disastrose scelte britanniche del dopoguerra, scelte ispirate da ideologie stataliste e socialiste, confrontandole con le corrispondenti decisioni di una Germania che ritrovava la via liberale.

Ne ho fatto una traduzione sicuramente non all'altezza dell'articolo, ma che spero darà occasione ad una maggiore diffusione del testo.

Carlo Annoni 

Alla ricerca di saggezza su come un governo invadente sia riluttante a mollare la presa dopo un'emergenza, mi sono imbattuto in un filmato del 1948 di Harold Wilson quando era presidente del Board of Trade (ministero del Commercio). È un assaggio della complessità da tempo dimenticata e da capogiro di un sistema di razionamento. "Abbiamo tolto del tutto alcuni vestiti dalla razione," si vanta, fingendosi un generoso liberatore. “Dalle scarpe ai costumi da bagno, dalle cerate alle cinture per il corpo e agli impermeabili per bambini. Poi abbiamo ridotto i punti su cose come cappotti da donna e indumenti di lana in generale e ... sugli abiti da uomo ".


Questo vi ricorda qualcosa? Un giorno di novembre, George Eustice, il segretario per l'ambiente, pronunciò le parole immortali che un uovo alla scozzese "probabilmente conterebbe come un pasto sostanzioso se ci fosse il servizio al tavolo", solo per dare modo a Michael Gove di dire il giorno dopo che "un paio di uova alla scozzese sono un antipasto, per quanto mi riguarda ", correggendosi in seguito per ammettere che "un uovo scozzese è un pasto sostanzioso". Questo è il tipo di intricata discesa nei dettagli che la pianificazione centrale causa sempre. L'abbiamo visto ancora e ancora nell'ultimo anno. Cos'è il viaggio essenziale? È un esercizio da picnic? Puoi entrare in un pub per raggiungere il suo spazio esterno? Chiedilo all'uomo del ministero.

Tre anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, il governo stava ancora microgestendo le decisioni dei consumatori. Incredibilmente, ci vollero nove anni di pace prima che il razionamento cessasse del tutto. Il pane fu razionato per la prima volta nel 1946, le patate nel 1947. Solo allora iniziò la lenta liberalizzazione della spesa. La farina fu declassata nel 1948, i vestiti nel 1949, la benzina, il sapone, la frutta secca, i biscotti al cioccolato, la melassa, lo sciroppo, le gelatine e la carne macinata nel 1950, il tè nel 1952, i dolci nel 1953, i formaggi e la carne nel 1954. Il mercato nero nel frattempo prosperò.

Il riluttante ritiro dello Stato dal razionamento (e la persistenza ancora più lunga dei controlli sui prezzi, dei salari, dei controlli sui cambi e della pianificazione centrale in generale) fece infuriare almeno alcuni del popolo britannico, sebbene gran parte della rabbia fosse, come ora, diretta alle frodi. piuttosto che alle regole. Le commedie di Ealing dell'epoca sono soffuse di sogni di liberazione e ribellione contro gli ispettori tirannici che affliggevano la vita delle persone. In Passport to Pimlico (1949), un micro-stato autonomo abolisce il razionamento e la folla del pub strappa i libretti delle annate di fronte a un poliziotto furioso.

La saggezza convenzionale vuole che il lento ritorno della Gran Bretagna alla normalità fosse inevitabile, data la necessità del paese di guadagnare valuta estera per pagare le importazioni. Ma attraverso il Mare del Nord è stato tentato un esperimento molto diverso. Ludwig Erhard era l'effettivo ministro delle finanze della Germania occidentale sotto il controllo militare alleato. Attento seguace di Friedrich Hayek, credeva che la pianificazione centralizzata fosse un disastro ("più vi sono piani statali, più difficile diventa la pianificazione per l'individuo") e che il razionamento fosse la causa, non l'effetto, delle carenze. Erhard annunciò, un mese dopo il complicato discorso di Wilson, che stava abolendo quasi tutti i razionamenti e i controlli sui prezzi e sui salari con effetto immediato. Introdusse una nuova valuta lo stesso giorno. Disse ai tedeschi: "Ora il tuo unico buono alimentare è il Marco".

Erhard scelse una domenica, 20 giugno, per fare il suo annuncio, sapendo che i suoi comandanti militari sarebbero stati fuori servizio. Gli inglesi, gli americani e i francesi erano sbalorditi. Un colonnello statunitense si lamentò che [Erhard] non aveva il diritto di modificare un sistema di controllo dei prezzi imposto dagli alleati. "Non ho rilassato il razionamento; L'ho abolito!" fu la risposta. Il generale Lucius Clay, il comandante degli Stati Uniti, gli telefonò per dirgli: "Herr Erhard, i miei consiglieri mi hanno detto che stai commettendo un terribile errore". Erhard: "I miei consiglieri mi dicono la stessa cosa."

Il risultato si sentì subito. Il giorno successivo i negozi erano pieni di cibo e vestiti, poiché i rivenditori si resero conto che ci sarebbe stata un'ampia domanda e che ora valeva la pena guadagnare. La produzione economica iniziò a salire, l'assenteismo precipitò e le carenze presto svanirono. Nasce il miracolo economico tedesco. Solamente, Erhard insistette che non era un miracolo. "Quello che è successo in Germania", scrisse in seguito, "è tutt'altro che un miracolo. È il risultato degli sforzi onesti di un intero popolo a cui, nel rispetto dei principi di libertà, è stata data l'opportunità di utilizzare l'iniziativa personale e l'energia umana ”.

Nel frattempo, al di là del Mare del Nord, sotto la pianificazione butskelliana, la Gran Bretagna ignorò la lezione. "Un portavoce del governo britannico ha affermato che non c'era alcuna prospettiva di porre fine al razionamento in Gran Bretagna per alcuni anni", si legge in un articolo di giornale in reazione alla decisione tedesca. Mentre la Gran Bretagna si agitava sotto controlli miserabili, la sua performance economica rimase sempre più indietro, con i suoi "padroni" compiacenti che si rifiutavano di riconoscere l'ovvia lezione dalla Germania: che la libertà funziona.

Stiamo facendo di nuovo lo stesso ora, come uno dei principali paesi in Europa più controllati socialmente, ma quello con il tasso di mortalità più basso. Rischiamo di permettere ai funzionari di aggrapparsi troppo a lungo alle loro amate leve di controllo e di sprecare il vantaggio ottenuto dalla nostra task force sui vaccini. Se una nuova variante del virus minaccia una terza ondata, è molto improbabile che il blocco permanente la fermi comunque. E se la nuova variante è resistente ai vaccini, i passaporti vaccinali saranno inutili.

Quando le cose sono controllate dai burocrati, ci vuole un vero sforzo di immaginazione per immaginare che non lo siano. Partiamo dal presupposto che in assenza di direzione, deve derivare il caos, dimenticando le lezioni di economia. "Come viene nutrita Parigi?" chiese Frédéric Bastiat nel 1845, e rispose: non attraverso gli sforzi di commissari alimentari brillanti e onniscienti - in questo modo è inevitabile il disastro - ma attraverso un mercato che abbina ciecamente domanda e offerta e quindi evoca il genio collettivo di milioni di persone comuni.

Con poche eccezioni, la tribù di scienziati accademici e medici ospedalieri che ora controlla il nostro governo non ha letteralmente mai sentito tali argomenti. La loro visione del mondo è dall'alto verso il basso: presumono che le cose accadano perché qualcuno ordina che le cose accadano. L'ordine spontaneo è per loro un concetto estraneo. Questo è sorprendente, dato che è l'essenza dell'evoluzione, ma quando si tratta di società sono schiavi delle teorie del designo intelligente. Sono creazionisti politici.

Quindi, naturalmente, gli scienziati esiteranno a raccomandare la liberazione. I politici devono tenerlo a mente. Il motto di Erhard, disse un economista successivo, avrebbe potuto essere "Non sederti lì, annulla qualcosa". Quest'anno, per una felice coincidenza, il 20 giugno è anche domenica ed è il giorno prima della data in cui ci era stata promessa l'abolizione di tutte le restrizioni, prima che iniziasse il passo indietro.

La lezione di Erhard è che il modo migliore per introdurre le riforme è veloce. Il modo migliore per sbarazzarsi delle regole è tutto in una volta. Il momento migliore per liberalizzare un'economia è molto prima di quanto gli esperti pensano che dovresti. Chi realizzerà una nuova versione di "Passport to Pimlico" , con una folla allegra in un pub che strappa i passaporti dei vaccini di fronte a un poliziotto prepotente?

SCRITTO DA
Matt Ridley


sabato 27 marzo 2021

Il destino dei Liberali?

Ho letto l'articolo di Alessandro De Nicola del 20/3/2021 su Repubblica, articolo in cui si propone un assemblement dei liberali italiani, di quelli che una volta si chiamavano i laici, di europeisti e quanto simile, e questo facendo occasione dell'iniziativa di un Comitato volto alla stesura di un "programma per l'Italia" presieduto dal Prof.Cottarelli.

Alcune considerazioni.

martedì 9 febbraio 2021

Sozialismus

Il socialismo con riguardo ai suoi mezzi

Il socialismo è il fantastico fratello minore del quasi spento dispotismo, di cui vuole raccogliere l’eredità; le sue aspirazioni sono quindi nel senso piú profondo reazionarie. Giacché esso ambisce a una pienezza di potere statale, quale solo qualche volta il dispotismo ha avuta, anzi esso supera di gran lunga ogni forma analoga del passato, perché aspira espressamente all’annientamento dell’individuo: che gli appare come un ingiustificato lusso della natura e che dovrà essere trasformato dal socialismo in un appropriato organo dalla comunità. A causa della sua parentela, esso appare sempre in vicinanza di tutti gli eccessivi spiegamenti di potenza, come l’antico, tipico socialista Platone alla corte del tiranno siciliano; desidera (e in certe circostanze favorisce) lo Stato dittatoriale cesareo di questo secolo, perché, come si è detto, ne vorrebbe diventare l’erede. Ma neanche una tale eredità basterebbe per i suoi fini, esso ha bisogno della piú servile soggezione di tutti i cittadini di fronte allo Stato assoluto, qualcosa di cui non è mai esistito l’uguale; e dato che non può neanche piú contare sulla vecchia pietà religiosa verso lo Stato, ed è destinato anzi a lavorare costantemente, senza volerlo, all’eliminazione di essa – in quanto cioè lavora all’eliminazione di tutti gli Stati esistenti – può qua e là sperare di esistere solo per brevi periodi, grazie al piú violento terrorismo. Perciò si prepara segretamente a dominare col terrore e caccia in testa come un chiodo alle masse semicolte la parola “giustizia”, per privarle completamente del loro intelletto (dopo che questo intelletto ha già molto sofferto a causa della mezza cultura) e per creare in loro una buona coscienza per il cattivo giuoco che devono giocare. Il socialismo può servire a insegnare in modo assai brutale e incalzante i pericoli di tutte le accumulazioni di potere statale, e in questo senso a ispirare diffidenza contro lo stesso Stato. Quando, la sua rauca voce romperà nel grido di guerra: “Quanto piú Stato è possibile”, in un primo momento questo grido diverrà cosí piú fragoroso che mai: ma tosto proromperà, con forza tanto maggiore, anche l’altro grido opposto: “Quanto meno Stato è possibile”.

F. Nietzsche, Umano, troppo umano, Mondadori, Milano, 1970,

domenica 11 ottobre 2020

Contro la paura

Vi propongo un articolo, nella mia traduzione, di Heather Mac Donald, apparso il 5 ottobre 2020 sul City Journal, una pubblicazione del Manhattan Institute for Policy Research (MI), uno dei principali think tank di libero mercato.