venerdì 5 luglio 2013

Diamo speranza nella crisi, abbattiamo i privilegi.

Articolo di Patrizia Calza che riprende intervento della serata del 26/6/2013 su "Lo stallo italiano".

Chi cerca rimedi economici a problemi economici è su falsa strada; la quale non può che condurre al precipizio. Il problema economico è l'aspetto e la conseguenza di un più ampio problema, spirituale e morale . Questo inciso di Einaudi che ha introdotto un interessante confronto a cui ho recentemente partecipato , ha stimolato alcune mie riflessioni. Tra queste propongo la seguente .
La crisi economica  che tanti Paesi stanno vivendo , colpisce in Italia per la profonda “iniquità”che la contraddistingue. I dati sono illuminanti.
Gli italiani che vivono in stato di “DEPRIVAZIONE” economica cioè che sono privi dei beni primari necessari ad una vita dignitosa , sono   aumentati dal 6,9% del 2010 al 14,9 % del 2012 (Rapporto ISTAT)
Tuttavia i SUPER-RICCHI, ovvero coloro che dispongono di risorse finanziarie investite pari ad almeno un milione di euro, tornano a crescere. Nonostante la pressione fiscale abbia raggiunto il 53%, la produzione sia calata del 9 % dal 2007  e la disoccupazione giovanile sfiori il 40% , i “pascià” nostrani festeggiano un significativo aumento, passando da 168mila a 176mila ( Sole 24 ore del 19.06.2013
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Questi  dati e le situazioni di difficoltà di cui faccio esperienza ogni giorno, sia come professionista che come amministratore pubblico, interrogano la mia coscienza, di cittadina, di politico e di cattolica e mi inducono ad affermare , a gran voce, che certi privilegi, non possono più essere tollerati; che alcuni interessi corporativi sono “immorali”; che occorre recuperare spirito civico , capacità di indignarsi  e fare dell’abbattimento di questi privilegi una battaglia politica che è battaglia di civiltà.  In questo senso ritengo vada apprezzato e sostenuto     il progetto di legge di iniziativa popolare lanciato  dalla Fiba Cisl  per mettere un tetto alle retribuzioni dei top manager bancari n modo da raggiungere un modello di equità.   
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Quanto ai privilegi, ne individuo alcuni : gli stipendi   d’oro di funzionari dell’apparato pubblico statale, regionale e locale; il cumulo tra diversi trattamenti pensionistici e indennità di vario tipo ; le ricche pensioni  economicamente insostenibili ed eticamente intollerabili. Mi soffermo su queste ultime.
  In Italia coloro che godono di un reddito pensionistico che supera i 90.000 euro lordi sono  33.000 per una spesa di circa  3,3, miliardi di euro annui. Tanti Politici , banchieri, boiardi di Stato, percepiscono oltre 20.000 euro mensili e tanti oltre 40.000 euro. Addirittura un ex manager Telecom percepisce 3.008 euro al giorno di pensione per un totale di 90.246 euro lordi al mese ( cfr. “Sanguisughe” di Mario Giordano). 
La Corte Costituzionale ,dopo aver  cancellato il contributo di solidarietà sugli stipendi pubblici superiori ai 90.000 euro, recentemente , in contrasto con  un consolidato orientamento giurisprudenziale che ha sempre ritenuto   legittimi i contributi di solidarietà a carico delle pensioni di importo più elevato ,purché si trattasse di una misura improntata a ragionevolezza e disposta per un tempo limitato e prestabilito , ha invece  bocciato il contributo di solidarietà che , previsto in un primo tempo  dal  Governo Berlusconi , Monti aveva introdotto, così articolandolo : il 5% sulle somme  superiori a 90.000 euro  ,il  10% sulla somma eccedente i 150.000 e il  15% sulla somma eccedente i 200.000.   Secondo la Consulta il contributo violerebbe il principio di uguaglianza  in quanto destinato ad una sola categoria : i pensionati.   La sentenza  desta più di una perplessità:1)  perché riguarda , come in altre occasioni, un contributo  temporaneo (valido fino al 2014 ; 2)  perché si riferisce a un settore che ha subito provvedimenti restrittivi a carico dei trattamenti medio-bassi; 3) perché il principio di uguaglianza sostanziale richiede   trattamenti identici a fronte di situazioni identiche ma impone  trattamenti differenziati a fronte di situazioni diverse; 4) perché la stessa Costituzione , all’art. 2 richiede ‘”l’adempimento di doveri di solidarietà politica, economia e sociale…”; 5) perché le pensioni d’oro in essere sono liquidate con il diseguale sistema retributivo dove la somma dei contributi versati non corrisponde all’entità assai più elevata delle prestazioni pensioniste percepite.
 In modo un po’ irriverente, ma forse non lontano dal vero, credo si possa ipotizzare che la recente scelta giurisprudenziale, più  che dal doveroso rispetto del dettato costituzionale ,potrebbe essere motivata dal fatto che gli stessi ex Giudici della Corte sono titolari di assegni pensionistici superiori ai 20.000euro mensili…tant’è che , in entrambi i casi citati la Consulta si è pronunciata a seguito di ricorsi sollevati da TAR e Corte dei Conti…...
Urge quindi raggirare l’ostacolo . Puntare sul prelievo fiscale e colpire tutti i redditi a prescindere dalla loro fonte, come pare stia ragionando il Governo? O piuttosto , come propone Scelta Civica, adottare  un diverso metodo per sottoporre a contribuzione di solidarietà le pensioni più elevate, effettuando, se liquidate con il calcolo retributivo, la loro revisione secondo il sistema contributivo, intervenendo così su di una parte del differenziale a fronte di scostamenti dovuti non ai contributi versati ma ai vantaggi riconosciuti dalle norme?  
Ovviamente è compito dei Parlamentari decidere ma è dovere civico, morale e spirituale , da parte nostra , alzare la voce  e    imporre questo tema all’attenzione di un’opinione pubblica un po’ distratta e di certo  non adeguatamente   informata visto che  tra i tanti titolari di assegni d’oro  vi sono numerosissimi dirigenti e giornalisti RAI , dei quali  ben tre percepiscono stipendi pari a 650.000euro annui , come emerso  il 25 giugno dall’ Audizione di Luigi Gubitosi Direttore Generale RAI , presso la Commissione parlamentare di vigilanza dei servizi radiotelevisivi . Su questo e sugli altri privilegi occorre rompere  il silenzio e attivarsi.  
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Chiudo con un pensiero rubato : “Esiste solo una donna che potrebbe svegliarci da questo incubo e si chiama Speranza. Ma per ora rimane lì muta. In attesa che la Politica posi i codici dei penalisti e le calcolatrici degli economisti per darle finalmente la Parola.” Io provo a dargliela.
Patrizia Calza – Componente Direzione Provinciale PD
2 luglio 2013

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