La libertà è sempre accompagnata dalla responsabilità. Per questo basilare principio, bisogna preparare un percorso comune di trionfo libertario e autogestionario nelle nostre città e nei nostri quartieri, comitati di liberazione dallo stato e da tutte le istituzioni imposte lasciando spazio a forme di organizzazione libere e volontarie. Oltre la secessione individuale e collettiva, difficile da praticare allo stato attuale, esistono forme efficaci di autogestione, che rispettano i criteri della libera spontaneità nel “libero mercato”. Esse sono le cooperative ad azionariato diffuso e le cooperative di proprietà dei consumatori e la diffusione di queste cooperative in tutti i settori della società, oggi monopolio soprattutto culturale, dello stato (ad esempio: sicurezza, sanità, istruzione, assicurazione ecc..) Negli Stati Uniti dove il socialismo di stampo marxista, escludendo gli ultimi tempi ma con evidentissime differenze, è un essere alieno, la cooperazione è praticata, e le “worker-owned co-ops – cooperative di proprietà dei lavoratori” sono esistite ed esistono, grazie anche al diffuso spirito d’imprenditorialità e alla pratica della partecipazione, pratica che è insegnata a scuola, dalla prima classe elementare. Le imprese cooperative forniscono qualsiasi bene o servizio di cui i membri hanno bisogno. Esistono Cooperative di credito e di servizi finanziari, di assistenza sanitaria, cura dei figli, per l’alloggio, le assicurazioni, servizi legali e professionali. Cooperative vendono cibo, forniture agricole, hardware e attrezzature ricreative. Forniscono servizi pubblici, come energia elettrica, telefonia e televisione, e i prodotti delle cooperative si muovono nel mercato fornendo merci e servizi ai propri clienti. Queste cooperative sono viste di buon occhio anche dalla tradizione repubblicana americana che vede in esse lo spirito imprenditoriale e d’intrapresa che di fatto appartiene alla cultura americana. Le cooperative di consumatori possono essere costituite da singoli o imprese, e in quest’ultimo caso sono spesso indicate come cooperative “d’acquisto ” o “shared service”. D’altra parte, cooperative di produttori comprendono sia quelle formate dalle imprese – spesso chiamate “marketing” co-op – e “cooperative di lavoratori” i cui soci sono persone fisiche. Ogni tipo di co-op ha varie sottocategorie e alcune co-op contengono elementi di entrambi i tipi. Ad esempio, una cooperativa elettrica rientra nel tipo di co-op di consumatore, perché i consumatori nell’area del servizio di quella co-op ne sono i proprietari. Come altre cooperative, il Consiglio di Amministrazione per una co-op di lavoro è eletto dall’Assemblea, e formato da membri della cooperativa, in questo caso, i lavoratori. Il consiglio è sempre controllato a maggioranza dai lavoratori, anche se alcune co-op di lavoro hanno al loro servizio direttori esterni e consulenti nel Consiglio di Amministrazione.
Le strutture di gestione delle co-op di lavoro variano notevolmente, secondo i desideri dei soci. Alcune co-op di lavoro utilizzano una gerarchia tradizionale di gestione, mentre altre impiegano sistemi di gestione più livellati – spesso chiamati collettivi – che consentono ai dipendenti di essere più direttamente coinvolti nelle decisioni di gestione. Altri usano un sistema team-based che utilizza elementi di entrambi i sistemi tradizionali di gestione aperta. Molte Cooperative di lavoro utilizzano un processo di consenso che riscuota l’assenso di tutti i membri, quindi anche una sola persona è in grado di bloccare una proposta.
Le strutture di gestione delle co-op di lavoro variano notevolmente, secondo i desideri dei soci. Alcune co-op di lavoro utilizzano una gerarchia tradizionale di gestione, mentre altre impiegano sistemi di gestione più livellati – spesso chiamati collettivi – che consentono ai dipendenti di essere più direttamente coinvolti nelle decisioni di gestione. Altri usano un sistema team-based che utilizza elementi di entrambi i sistemi tradizionali di gestione aperta. Molte Cooperative di lavoro utilizzano un processo di consenso che riscuota l’assenso di tutti i membri, quindi anche una sola persona è in grado di bloccare una proposta.
Senza dimenticare l’importanza di tali modelli per la trasparenza amministrativa che ne deriva e l’incentivo all’impegno data la presenza costante del lavoratore –produttore, e perché no consumatore stesso, nella vita stessa dell’azienda, queste società agiscono e si diffondono dove vi è un mercato libero.
Anzi più le maglie dello stato lasciano sviluppare queste aziende senza interferire con l’eccessiva tassazione e la burocrazia soffocante, più questi modelli di società si diffondono dato che la loro è una concorrenza maggiore della “concorrenza attuale” perché oltre che sui prodotti si compete anche sui principi, cioè sulla qualità del lavoro, del prodotto, sul rispetto di diritti e libertà, sull’ambiente e sulla partecipazione diretta alle decisioni. Questi modelli già presenti possono avere vita facile solo ove lo stato non è oppressivo e interferente poco o nulla negli affari economici. Come dimenticare le società di mutuo soccorso presenti in Europa e che vennero danneggiate ed eliminate proprio quando lo stato sociale e previdenziale prese il sopravvento nelle varie nazioni.
L’importanza di queste cooperative dal mio punto di vista è soprattutto culturale con conseguenze politiche. Infatti esse rendono consapevole ogni cittadino della propria capacità di autogestirsi e autogovernarsi, facendo compiere loro un primo passo verso la secessione dallo stato liberandoli dall’idea, falsa, della necessità dello stato nella loro vita come fornitore di servizi, che si sostiene, non esiterebbero attraverso la libera iniziativa.
Le comunità volontarie rappresentano la svolta antiautoritaria del futuro al partire dalla realtà attualità. Una secessione economica deve avvenire già nei nostri quartieri, città, condomini, i cittadini devono affidarsi alla loro capacità di autogestirsi non rincorrendo più il consigliere comunale o il sindaco del paese per una soluzione, spesso illusoria, delle loro problematiche. Il primo passo è proprio quello di liberarsi dall’idea dell’istituzione come necessità del vivere sociale.
Una strada attuale da percorrere per questa consapevolezza è proprio quella delle cooperative liberiste e libertarie che possono variare nelle scelte decisionali ed economiche. Le scelte vincenti saranno poi oggetto di premio o di difetto da parte del mercato stesso.
Ad esempio data l’attualità del problema “acqua” immaginate cooperative ad azionariato diffuso ( cioè ogni cittadino che aderisce alla cooperativa possiede azioni della stessa) e simili che gestiscono le fonti idriche delle nostre città, soluzione allo statalismo e al “privato finto” perché messo lì dall’amico dell’amico del politico di turno. Questa potrebbe essere un ipotesi di liberazione economica e sociale delle fonti idriche dallo stato. Non sarebbe questa una sorta di secessione attuata con successo?
Espandiamo questo modello ovunque e si arriverà alle comunità volontarie facendo fallire lo statalismo sia economicamente che moralmente.
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