sabato 30 gennaio 2010

Occupazione, disoccupazione, inoccupazione

di Carlo Annoni
L'anomalia dei dati Italiani.

Ricordiamo di pochi giorni fa la polemica tra il Ministro Sacconi ed il Governatore Draghi sulle reali dimensioni della disoccupazione in Italia.
Di ieri la pubblicazione dei dati Istat che sembrano dare ragione al Ministro, certificando una disoccupazione al 8.5%, tutto sommato modesta rispetto quella a due cifre della maggior parte della UE.
Ma i dati Italia 2009 sono questi:
*tasso occupazione 57,1%
*tasso disoccupazione 8,5%
*tasso inoccupazione (15-64 anni) 37.6%
Balza agli occhi il dato sugli inoccupati. E' un dato enorme ma potrebbe essere in linea con la situazione di altri Paesi.
Per capire se l'elevata inoccupazione nasconde qualcosa andiamo a vedere i dati Eurostat.
Cosa vediamo da questa tabella?
Che siamo ad un valore di tasso di occupazione inferiore di un 10% alla media europea (UE-15) ed un tasso di disoccupazione (UE-15) inferiore ma di un piccolo 1.5%.
Quello che emerge è quindi che l'Italia ha si una minore disoccupazione ufficiale, ma in realtà nasconde un deficit di occupazione impressionante.
D'altra parte, mancando di ammortizzatori universali contro la disoccupazione, ho il sospetto che molte persone senza occupazione per necessità (e non per volontà) non risultino in quanto non motivati a far emergere propria situazione.
Quindi, cari amici ed in special modo cari amici politici, impariamo a indagare sui numeri che ci vengono propinati. L'occupazione in Italia, a differenza di quello che ripetono i media di regime, è oggi una reale emergenza che paradossalmente non emerge proprio grazie alla assenza di un moderno sistema di welfare.

1 commento:

  1. Il problema dell'esattezza dei dati socioeconomici in Italia ha almeno due aspetti. Il primo, più importante che è ben analizzato nel post di Carlo Annoni, riguarda evidentemente l'impossibilità di impostare politiche corrette su dati sbagliati. Come diceva uno specialista dei metodi di Decision Support System, se non hai dei dati affidabili allora è meglio che lanci in aria una moneta. Per cui sarebbe meglio sostituire i vari Letta, Monti, Berlusconi, Bersani con delle monete da lanciare all'uopo: risultati mediamente migliori e costi bassissimi.

    Ma in Italia in realtà il dato inaffidabile è un metodo di governo, con cui si manovrano cinicamente clientele e “corruttele”. Ed è difficile dire se questo secondo aspetto è all'origine del primo o viceversa. In un paese in cui la politica e la prassi dei partiti, dei sindacati, delle confederazioni industriali e della Pubblica Amministrazione è sempre stata quella di suddividere, parcellizzare,, normare invece di semplificare e generalizzare il più possibile, quello che ne risulta è un guazzabuglio incomprensibile ed ingestibile in cui è impossibile avere dati ed informazioni certe e su cui i suddetti partiti, sindacati, confederazioni ecc prosperano, perché con le false informazioni gestiscono le loro clientele e le lobby. Inoltre diventano necessari anche per il più semplice atto pubblico, come ad esempio pagare le tasse.

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