di Carlo Annoni
La Lega attuale è si un partito popolare (al Nord) che tenta di dare risposte alle esigenze di settori popolari, ma dobbiamo avere il coraggio di classificare le sue proposte nella casistica delle proposte demagogiche e reazionarie, proposte la cui reale attuazione porterebbe ad ulteriori e gravi conseguenze per tutti noi.
Qualche lustro fa, erano i tempi del Prof.Miglio e del Sindaco Formentini, la Lega si presentava come forza che propugnava un'Italia Federale riorganizzata per macro-regioni in una Europa liberista e libero-scambista.
Nelle intenzioni leghiste, la riorganizzazione istituzionale avrebbe fornito un quadro di condizioni tali di migliorare la capacità competitiva del sistema padano-veneto e, forse, delle altre macro-regioni Italiane.
Su una tale politica si poteva essere o non essere d'accordo ma, a mio parere, non c'era nulla di scandaloso nè pericoloso in tale proposta. Alla fine si trattava di una risposta che mirava a rafforzare la competitività di un sistema in un contesto di globalizzazione.
Era una risposta ragionevole e "progressista" alle esigenze dei settori produttivi (inclusi lavoratori) del Nord-Italia che si iniziavano a trovare pesantemente esposti alla globalizzazione e vivevano il contesto fornito dalle istituzioni pubbliche come inadeguato alle sfide.
Era una Lega ottimista sulle capacità competitive del sistema (almeno del Nord-Italia) e sulla capacità di affrontare "all'attacco" la sfida della competizione globale.
Era una Lega progressista poichè convinta che i vizi italici (almeno nel padano-veneto) fossero reversibili, che il Paese fosse riformabile e che si potesse stare con ottimismo in un mondo aperto.
L'uscita di persone come Miglio e Formentini, e l'evoluzione del leghismo verso i Calderoli e gli Zaia, hanno portato la Lega stabilmente nella Destra, una Destra che nel tempo ha perso i propri elementi liberali (Prof.Antonio Martino) a favore di populisti e comunitaristi in salsa varia.
Questa nuova Lega, stabilmente a destra, ha mutato la propria risposta alle ansie e agli interessi del Nord.
Da una risposta finalizzata a creare condizioni per meglio competere in un mondo aperto, la risposta è scivolata verso varie forme di chiusura protezionistica: protezionismo sui mercati di beni e servizi, protezionismo sul mercato del lavoro, addirittura protezionismo sul "mercato" delle religioni (vedi battaglie per crocefissi e companili).
Le proposte della Lega sono oggi proposte di barriere, alla circolazione di merci come delle persone.
Le sparate in campo agricolo del ministro Zaia sono in salsa neo-autarchica, ma più in generale ascoltare (anche in privato) esponenti leghisti, significa ascoltare vagheggiamenti di dazi e chiusure protezionistiche.
Da un punto di vista che includa solo l'aspetto nazionale, interno, il protezionismo è il riconoscimento della incapacità dell'Italia ad autoriformarsi per raggiungere livelli migliori di competitività, ma questo sarebbe ancora una lettura limitata delle proposte. Alla fine sarebbe un problema interno di un Paese come l'Italia che pur avendo la disperata necessità di avere mercati in cui esportare merci, sceglie di chiudersi nel proprio guscio... sperando magari che le chiusure siano solo in un verso (a questo servivano gli imperi coloniali).
Dall'altro si vagheggia il blocco della immigrazione.
Se tutto questo alla fine si limitasse a fare solo del folklore (una lettura che gli stranieri hanno spesso di noi), il problema sarebbe relativo e le conseguenze (negative) sarebbero limitate a noi.
Il problema più serio si pone se proposte di questo tipo dovessero estendersi e affermarsi seriamente a livello di nazioni e blocchi continentali. Poche generazioni fa, purtroppo, il fascismo fece scuola nel mondo e non vorremmo che anche questa volta l'Italia tracciasse la strada.
A cosa porterebbe la combinazione di barriere alla circolazione di merci e barriere impermeabili alla circolazione di persone, rivolte soprattutto contro le aree dei paesi emergenti o poveri, gli stessi caratterizzati da una vera esplosione demografica?
Se un Paese (magari povero e sovrappopolato) si trova a non poter esportare prodotti (per un caso concreto vedi invito a non consumare ananas rivolto dal ministro Zaia qualche tempo fa) nè ad esportare manodopera (blocco degli sbocchi migratori) è inevitabile si destabilizzi e crei condizioni a sua volta per la salita al potere di populisti e demagoghi (nel terzo mondo islamico questi sono spesso i "fondamentalisti").
Quello che deve essere chiaro è che il dilagare e affermarsi delle politiche di chiusura generalizzata porta a una destabilizzazione planetaria, che tradotto vuol dire guerre e terrorismo generalizzato.
Se quindi si vogliono, legittimamente, implementare politiche più razionali e restrittive (soprattutto in termine di requisiti) all'immigrazione, la ragione vorrebbe che si adottassero politiche liberiste nella circolazione delle merci e dei servizi.
Fermare la circolazione di merci e, contemporaneamente, quella delle persone, è una politica che non solo dà risposte solo a breve termine per i Paesi che le adottano, ma soprattutto crea le condizioni per altri e ben maggiori disastri. Uno su tutti: la guerra (di cui il terrorismo è solo una variante).
Sarebbe ora che come Italiani ci si rendesse conto di questo e delle sue conseguenze, avendo chiaro le responsabilità e rischi che si assumono con una politica di chiusura totale alle esigenze degli altri.
Putroppo le soluzioni "facili" che ci propone oggi la Lega sono soluzioni buone solo sulla carta e sul brevissimo termine. Come lo furono le "facili" e popolari soluzioni del periodo fascista.
Conclusioni
La Lega attuale è si un partito popolare (al Nord) che tenta di dare risposte alle esigenze di settori popolari, ma dobbiamo avere il coraggio di classificare le sue proposte nella casistica delle proposte demagogiche e reazionarie, proposte la cui reale attuazione porterebbe ad ulteriori e gravi conseguenze per tutti noi.
A fronte delle esigenze di tanti settori popolari del Nord, dobbiamo dire con chiarezza che sono possibili risposte razionali, progressive e liberali come sono possibili risposte reazionarie, populistiche e demagogiche. Che poi le prime comportino maggiori difficoltà attuative a breve termine (puntando ad intaccare rendite e parassitismi) e le seconde minori difficoltà (assecondando rendite e vizi esistenti) non ci deve farne dimenticare le conseguenze.
Sempre che non si tratti di folklore e parole al vento, e che nella Lega nessuno faccia mai nulla di quello che dice (cosa che non si può escludere vista l'esperienza), queste politiche basate su facili ricette portano in genere problemi ben maggiori di quelli che dovrebbero risolvere.
Alla fine delle politiche demagogiche ci stanno frequentemente delle catastrofi .. o abbiamo già dimenticato la II guerra mondiale, con l'Italia e l'Europa distrutte, percorse e occupate da eserciti stranieri?
19/1/2010
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