sabato 16 gennaio 2010

Bankitalia: «Aumentano i disoccupati» Ma il ministro Sacconi contesta i dati

corriere.it
15/1/2010

«I consumi subiranno la riduzione del potere d'acquisto, redditi nominali in ristagno da 15 anni»

MILANO - Un quadro fosco dell'economia italiana tracciato da Bankitalia nel suo ultimo bollettino, quello di gennaio. Che fa arrabbiare il ministro del Lavoro Sacconi. La crisi, secondo Bankitalia, colpisce pesantemente il mercato del lavoro, in cui circa 2,6 milioni di persone sono «non impiegate», tra disoccupati, lavoratori in cassa integrazione (Cig) e «scoraggiati». Per via Nazionale nel secondo trimestre del 2009, «sommando i lavoratori in Cig e gli scoraggiati ai disoccupati, il numero di persone non impiegate, ma potenzialmente impiegabili, nel processo produttivo» raggiunge quota 2,6 milioni circa. E solo nel secondo trimestre 2008, subito prima del crack di Lehman Brothers, questa cifra era pari a 2 milioni. A novembre, spiega Via Nazionale, «il tasso di disoccupazione è salito all’8,3%, 2,4 punti in più rispetto al minimo dell’aprile del 2007». Ma «per valutare compiutamente il grado di utilizzo della forza lavoro disponibile, ai disoccupati vanno aggiunti i lavoratori in cassa integrazione guadagni e le persone scoraggiate, ovvero coloro che non cercano attivamente un impiego e sono quindi esclusi dal conteggio ufficiale dei disoccupati, pur avendo una probabilità di trovarlo analoga a quella di questi ultimi. Stimiamo - sottolineano i ricercatori di Bankitalia - che, in questo concetto ampio, nel secondo trimestre del 2009 la quota di forza lavoro inutilizzata sia risultata superiore al 10% (10,2%), quasi 3 punti percentuali in più del tasso di disoccupazione (7,4%)».

SACCONI - Ma il ministro del Lavoro contesta il metodo con cui sono stati conteggiati i disoccupati: «Sommare, come fanno solo la Cgil e il Servizio Studi della banca d'Italia, i disoccupati veri e propri con i cassintegrati (che sono e restano legati alle rispettive aziende da un rapporto di lavoro solo temporaneamente sospeso) e addirittura con i cosiddetti «scoraggiati» è un'operazione scientificamente scorretta e senza confronto con gli altri Paesi ove ci si attiene all'autorità statistica». Lo scrive il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi aggiungendo come «ciò significa peraltro negare quell'effetto della politica di governo, concertata con le parti sociali, per cui in una crisi globale della domanda si è voluta conservare la base produttiva e occupazionale, attraverso la cassa integrazione e i contratti di solidarietà, rispetto a possibili processi di deindustrializzazione o frettolose espulsioni della manodopera». «È stato lo stesso Governatore della Banca d'Italia - prosegue il ministro - peraltro ad apprezzare questa scelta in piu» occasioni. Porre una questione così artificiosa alimenta solo la sfiducia, l'incertezza e la confusione nel momento in cui è essenziale garantire la corretta percezione della dimensione della crisi a partire da quella sociale. Istituzioni e attori sociali dovrebbero fare riferimento ai dati dell'Istituto a ciò preposto, l'Istat, le cui statistiche sono parte integrante del sistema europeo Eurostat, che permette il raffronto con i numeri degli altri Paesi. Questi numeri dicono che il tasso di disoccupazione in Italia era al 7,4 per cento nel secondo trimestre e all'8,3 per cento nel mese di novembre, ben al di sotto delle percentuali due cifre della media europea».

RECESSIONE - Ma polemiche a parte, per fortuna l’Italia, secondo Bankitalia, sta uscendo dalla recessione, ma la ripresa dell’economia nel prossimo biennio sarà debole, con una forte incertezza legata all’andamento della domanda mondiale e alla debolezza del mercato del lavoro, sottolinea ancora Bankitalia, secondo cui il Pil - dopo un drastico calo del 4,8% l’anno scorso - aumenterà dello 0,7% quest’anno e «accelererà» all’1% nel 2011. Previsioni che per il 2010 sono in linea con quelle indicate dal governo a settembre (+0,7%), mentre per il prossimo anno sono più pessimistiche rispetto alle stime dell’esecutivo (+2%).

CONSUMI - La dinamica dei consumi e degli investimenti privati in italia, sempre secondo Bankitalia, è rimasta «fiacca» anche nell'ultimo trimestre del 2009, con il potere d'acquisto vittima di un «ristagno quindicennale». Per via Nazionale: «Al netto della spesa in beni durevoli, per buona parte sostenuto dagli incentivi alla rottamazione dei veicoli più inquinanti, i consumi delle famiglie continuerebbero a subire il freno della forte riduzione del potere d'acquisto». A intaccare il potere d'acquisto delle famiglie - secondo Bankitalia - sarebbe il calo dei redditi nominali, in presenza di un'inflazione «molto contenuta». Una flessione - quella del reddito disponibile reale degli italiani - che «aggrava un ristagno quindicennale, senza riscontro negli altri principali paesi dell'euro».

DEBITO PUBBLICO - Per Bankitalia inoltre nel 2009 la situazione dei conti pubblici «è peggiorata», con un deficit-Pil che nel 2009 dovrebbe essersi attestato a 5,3%. I ricercatori di via Nazionale spiegano che nel 2009 «l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche dovrebbe avere superato il 5%», dal 2,7% dell’anno prima, un aumento però «significativamente inferiore a quello atteso per l’area dell’euro». L’incidenza del debito pubblico sul Pil, invece, crescerebbe di circa 10 punti. «Gli effetti - aggiunge Palazzo Koch - sul disavanzo pubblico del peggioramento del quadro congiunturale sono stati attenuati dalla flessione della spesa per interessi. Gli interventi volti a ridurre i costi sociali della crisi e a sostenere la domanda, complessivamente stimati nell’ordine di un punto percentuale del prodotto, hanno trovato copertura in riduzioni di precedenti stanziamenti e con l’introduzione di imposte sostitutive una tantum».

Redazione online
15 gennaio 2010

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