giovedì 12 febbraio 2009

Capezzone e la nave della "dolce morte"

da Corriere della Sera del 11 febbraio 2009, pag. 38

di Gian Antonio Stella


Il primo voltagabbana della storia fu San Paolo sulla via di Damasco» disse un giorno Francesco Cossiga. «Anche Lutero era cattolico, prima di diventare protestante», spiegò Claudio Martelli per togliersi di dosso l`accusa di aver fatto il salto della quaglia. Sia San Paolo sia Lutero, però, fecero sapere di essersi convertiti. Pubblicamente. Cristallinamente. Nel caso di Daniele Capezzone e delle sue idee su casi come quello di Eluana, invece, dobbiamo esserci persi qualche puntata. Prima che si schierasse al fianco del Cavaliere sentenziando a proposito del decreto non firmato da Napolitano che «il Governo non poteva e non può essere messo sotto tutela» e dunque bene aveva fatto a rivendicare «il diritto-dovere di assumersi le sue responsabilità politiche», avevamo annotato opinioni diverse. Ma non per questo meno bellicose. Su Eluana, ad esempio, aveva tuonato sette anni fa che «nulla consente di chiamare "vita" le condizioni» in cui versava visto che «non potrà mai riprendere coscienza, essendo necrotizzata la sua corteccia cerebrale» avendo un «corpo senza vita (..) alimentato con un sondino nasogastrico». Tre anni dopo, éra ancora più sicuro: «Mi pare cmdele che non si sia dato ascolto a questo papà e a questa mamma, i quali non hanno fatto altro che chiedere il rispetto della volontà della loro figlia». Quanto a chi sollevava dubbi sulla «dolce morte», come Girolamo Sirchia, non aveva dubbi: era un «talebano» che voleva «imporre a tutti quanti la sua fatwa». Rocco Buttiglione e Carlo Giovanardi, poi! Come potevano denunciare la legge sull`eutanasia olandese che consentiva di avviare e a morire anche i bambini al di sotto dei 12 anni, inclusi i neonati, con malattie incurabili? «Se non parlassimo di cose drammatiche ci sarebbe quasi da sorridere di questo comportamento da venditori di Rolex falsi. Ma il guaio è che si va compiendo una sorta di danza macabra nel dolore, di ballo propagandistico intorno a una questione drammatica». Lui sì lo sapeva, cosa bisognava fare: «L`eutanasia clandestina in Italia c`è già e nasce dalla contrattazione oscena e dolorosa tra medici e pazienti». Dunque «è necessario fare un`operazione analoga a quella che a suo tempo si è fatta per l`aborto: l`eutanasia deve essere portata alla luce, regolamentata e controllata». Lo mise anche nella mozione unitaria in 7 punti del Partito Radicale di cui era segretario. Occorreva le proprie, in modo molto particolare, con una ennesima perentoria indicazione di quello che Governo e Parlamento devono o non devono, possono o non possono fare. Pacs, aborto, eutanasia: siamo dinanzi a un vero e proprio programma di governo...». Un po` di amici radicali dell`epoca ricordano anzi che l`allora grintosissimo segretario laicista arrivò a buttar lì l`idea di allestire una nave che, navigando al di fuori delle acque territoriali, offrisse a chi voleva la possibilità di avere la dolce morte senza intralci clerical-destrorsi. Crociere. Ma senza porto d`arrivo...

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