Prodi e Rosy Bindi via? Pazienza. «Se vogliamo dare identità e forza al partito la scelta è obbligata»
Corriere della Sera
28/1/08
ROMA - «Lei mi fa una domanda che, giuro, non capisco: davvero vuol sapere se il Partito democratico, in caso di elezioni, dovrà correre da solo?».
Esatto, sindaco Massimo Cacciari. Domanda chiara, e piuttosto all'ordine del giorno... «Ma, scusi: quali altre possibilità ci sono? Voglio dire: se abbiamo a cuore questo benedetto Partito democratico, se davvero vogliamo dargli un'identità, una sua forza, cosa possiamo fare se non quello che, giustamente, dice Walter?».
Lei è anche un filosofo, professore: e, dunque, conosce l'uso della retorica. Ma è del tutto evidente che questa idea di entrare in una eventuale competizione elettorale, gareggiando in solitudine, non è certo scontata all'interno del suo partito.
«Lo so, e mi spiace: ma chi la pensa diversamente, pensa male».
Eppure, secondo alcuni, l'esperienza dell'Unione non è stata...
«Non è stata cosa? È stata un disastro, altroché. È stata devastante. Non era una coalizione, quella roba lì...».
E cos'era, professore?
«Era un'ammucchiata indecorosa, senza senso, senza progetti, senza tenuta... Con modelli di coalizione, continuiamo per comodità a chiamarla pure così, come l'Unione, non governi e non fai politica. Ma ti limiti a navigare sempre nell'emergenza, gestisci l'emergenza... E, tra l'altro, la gestisci male, malissimo, e addirittura peggio di quanto, senta cosa le dico, peggio di quanto farebbe la Cdl. E sa perché?».
No.
«È facile. Vede, anche la loro coalizione è traballante, ma almeno quelli lì son tenuti insieme dalla sacra fame di potere... hanno tutti interessi privati e personali nella guida del Paese: a cominciare, naturalmente, dal loro capo, Silvio Berlusconi».
Lei dice: il Pd deve correre da solo. Però non pochi osservatori sottolineano i rischi che questa decisione comporterebbe.
«Rischi? Guardi che, in caso di elezioni, la nostra sconfitta sarebbe comunque sicura, scontata».
E molto pessimista, professore.
«No. Realista. E in politica il realismo è tutto».
Realismo e coraggio, allora.
«Assolutamente sì. D'altra parte, a Walter il coraggio non manca e io, poi, quando lo vedo e lo sento, non smetto mai di ripeterglielo: vai diritto per la tua strada. Lo scenario, lo sappiamo, non è entusiasmante. Ma più deciso sei, più netto sei, meglio è. Tanto più che...».
Che?
«Beh, se qualcuno ha intenzione di mollarlo, se qualcuno ha in animo una scissione, certo non si farà scrupoli».
Sta pensando alla Rosy Bindi...
«Sto pensando alla Bindi e a Prodi e a parecchi altri. Per questo a Walter suggerisco di non ripetere gli errori di Occhetto, ai tempi andati del Pds. Chi rema contro, chi lavora nel buio, chi ha progetti diversi, prima o poi viene allo scoperto e certo non si farà venire troppi rimorsi ».
Lei ha la sensazione che Walter sia così forte da poter rinunciare a mediare le sue posizioni con quelle della Bindi o di Prodi o magari di...
«Rutelli è con Walter. Fassino è con Walter. La loro lealtà non mi sembra in discussione. Mi sembra già una bella squadra, no?».
E D'Alema?
«Senta, D'Alema è una persona intelligente, che conosce bene la politica. E lui, per primo, sa che Walter è l'unico, ripeto l'unico leader possibile. Detto questo...»
Cos'altro, professore?
«Ma no... sa, sono dieci minuti che ragioniamo dando per scontata questa tremenda sciagura che sarebbero le elezioni e allora...».
Si profilano con sempre maggior forza: questo è innegabile.
«Sì, lo so... in giro sento aria di elezioni, e probabilmente finirà così, che ci riporteranno, per l'ennesima volta, alle urne. Ma io di una cosa sono certo: se ciò accadrà, dovranno passare sul corpo... uso la metafora con il rispetto che si deve al capo dello Stato, naturalmente... sul corpo di Giorgio Napolitano. Se un po' lo conosco, e lo conosco, credo che infatti farà di tutto per evitare un'inutile tornata elettorale. Purtroppo... ».
Forse l'impegno di Giorgio Napolitano non basterà.
«È ciò che temo. Ma allora dovremo fare i nomi e i cognomi, gli italiani dovranno sapere chi sono coloro che hanno rinunciato anche all'ultima possibilità di mettersi intorno a un tavolo per fare qualche piccola, decisiva riforma, e hanno preferito invece far tornare tutti a votare. Il Paese sta rotolando nel burrone, e noi ancora qui, a discutere, a fare interviste... ».
Fabrizio Roncone
28 gennaio 2008
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