mercoledì 9 maggio 2007

INTERVENTO DI MAURIZIO FISTAROL

CONGRESSO FEDERALE DL- LA MARGHERITA 2007

26-04-2007


Desidero sottolineare sostanzialmente un concetto, una preoccupazione, poiché io credo che dobbiamo affrontare la fase della creazione con coraggio, con grande forza, ma anche con realismo e capacità di guardare in faccia le difficoltà ed i nostri limiti; limiti che oggi, per il centrosinistra, per la sua azione di governo, si esprimono in una difficoltà del tutto evidente di intercettare il senso comune degli italiani, di parlare con atti concreti e con visione all’Italia più profonda, che talvolta, dobbiamo ammetterlo, la destra sa intercettare meglio di noi.


Io non credo all’affermazione per la quale governare bene, affrontare i problemi profondi del paese, risanare la finanza pubblica, deve significare automaticamente mancanza di consenso degli italiani.
Io credo che il riformismo, il nostro riformismo, il riformismo del Partito Democratico possa e debba essere popolare, capace cioè di parlare al profondo del popolo italiano. E dunque, per parlare all’Italia profonda, credo che dovremmo discutere certamente del problema se il Partito Democratico sarà espressione di un patto fra oligarchie o se sarà aperto al popolo delle primarie, ma soprattutto occuparci molto di più del profilo e dei contenuti e dei messaggi che il Partito Democratico vuole lanciare a quell’Italia profonda.


Mi limito a citare pochissimi temi, a citarli soltanto:assumiamoli soltanto come filoni di ricerca, di discussione e di decisione.
C’è un grande problema per il centrosinistra e per noi del Partito Democratico; è il problema del rapporto fra i cittadini e lo Stato.
Centrosinistra troppo spesso è sinonimo di tutto ciò che è ricollegabile allo Stato; centrosinistra troppo spesso non parla a tutto quanto di ricchissimo in questo paese si muove al di fuori dello Stato.
Parlo di volontariato, così come parlo di impresa.
C’è un tema enorme: è quello di un rinnovato patto fiscale che dobbiamo proporre agli italiani. Non è un caso se la destra ad ogni elezione ci inchioda al tema delle tasse e inchioda la nostra azione di governo (non soltanto sulle leggi finanziarie) al tema delle tasse.
Il problema non è quello di pagare qualche tassa in più, il problema è far capire agli italiani dove vanno a finire i soldi che essi pagano allo Stato.


C’è un altro tema per il Partito Democratico ed è quello dei valori che trasmette agli italiani: il Partito Democratico non diventa maggioritario se si limita a trasmettere i valori tradizionali della sinistra e del centrosinistra.
Certo solidarietà, certo giustizia sociale, certo pace, ma (anche) decliniamo parole nuove: libertà, merito, cultura del fare, cultura del lavoro e del lavoro fatto bene; questo ci chiede una parte di Italia che finora non ci ha votato, ma che ci può votare se sapremo parlare questo nuovo linguaggio.
Ancora due flash e ho finito.
Dovremo essere partito di un nuovo patriottismo, dovremo reimparare ad usare la parola patria, l’amore di patria, l’orgoglio di essere italiani che noi dobbiamo trasmettere e non dovremo annegare neanche nella costruzione(di cui dobbiamo essere protagonisti) della nuova grande casa europea.
Ma il nuovo patriottismo deve significare anche (mi ricollego ad un bel passaggio della relazione di Rutelli) saper tendere la mano all’avversario, a chi sta dall’altra parte: far capire agli italiani che prima di tutto viene l’Italia, prima di tutto viene l’interesse dell’Italia, fare del bene all’Italia, poi gli interessi di una parte, poi gli interessi di un partito.


Questa è la nuova politica di cui noi dobbiamo parlare; la politica che si fa carico di interessi generali e di amore per il proprio paese e per tutto il proprio paese.
Infine, io non credo che il Partito Democratico debba essere soltanto il partito dei diritti.
Il Partito Democratico deve farsi carico, come la politica italiana, di riconoscere e di dare risposte a nuovi comportamenti sociali che chiedono decisioni, leggi.
Ma la modernità non coincide con i diritti individuali e noi non possiamo essere solo il partito dei nuovi diritti: parlare soltanto di nuovi diritti per i cittadini, per le imprese, per i lavoratori non fa bene all’Italia se non abbiniamo una nuova concezione del dovere: verso ciò che è comune, verso gli altri, nel lavoro, dovere da parte dei lavoratori e da parte delle imprese. Quel dovere che è riassunto anche in una bella frase di Paolo Borsellino, che ogni tanto si vede sullo schermo durante i nostri lavori.


C’è molto lavoro da fare quindi, sui contenuti e sul profilo di questo nuovo partito, ma a noi il lavoro non fa paura! Forza e coraggio, il Partito Democratico è uno spazio grande per tutti coloro che avranno passione ed idee da mettere in questa nuova avventura.

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