Il conservatore non critica l'élite politica per essere peggiore del popolo, ma perché incapace di governare il popolo, dominarne le passioni e tenerlo nei suoi limiti. Quando élite e popolo condividono gli stessi vizi, pregiudizi e le medesime passioni, quando élite e popolo sono indistinguibili se non nei privilegi, allora la politica non governa ma è governata dalle passioni e dai luoghi comuni che condivide col popolo, e osserviamo allora élite e popolo alimentarsi reciprocamente di aspettative false, false credenze, luoghi comuni. Primo fra tutti le scempiaggini condivise, è il credo nella onnipotenza dell'azione statuale, che è riflesso della (stolta) fede nella onnipotenza della volontà popolare. In questo gioco di aspettative insensate le élite politiche democratiche saranno sempre perdenti perché solo un tiranno dispotico potrà soddisfare (almeno temporaneamente) il delirio del popolo. In regime di democrazia sentirete allora il popolo disprezzare la élite politica; ma è solo intuizione, incosciente e inconfessabile, dei limiti della politica anche quando è espressione della volontà popolare; ma è anche intuizione della falsità del principio egualitario che della democrazia è il credo ultimo e fondamentale. È allora l'era della demagogia, quando il popolo perde il senso della realtà e si mette a inseguire ogni genere di capriccio ideologico cercando e infine trovando nella élite politica i complici e le guide al proprio eccesso di aspettative nelle possibilità dello stato. L'era della demagogia, quella in cui passa la fola per cui qualsiasi esito è possibile alla volontà popolare materializzata in un governo, ecco il peggiore incubo per un vecchio conservatore come me.
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Pubblicato da Carlo Annoni su Facebook il 16 agosto 2017
"La libertà significa responsabilità: ecco perché molti la temono" G.B.Shaw
domenica 11 marzo 2018
L'era della demagogia
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