venerdì 10 luglio 2015

Alle radici del declino italiano: l'analfabetismo politico

Ripropongo una citazione di Salvemini che si riferiva al mondo produttivo del ducato di parma e piacenza del secolo XVIII. 
Un primo ministro dagli intenti riformatori aveva promosso alcune misure che scalfivano i privilegi del clero a vantaggio delle classi produttive, ma fallì nel suo intento trovandosi contro i beneficiari delle sue riforme. "Non basta essere interessati nel successo di una data politica: bisogna sapere di esservi interessati. In ultima analisi la storia è fatta non dagli interessi materiali, ma dalla intelligenza che interpreta o misinterpreta gli interessi materiali."
I gruppi sociali subalterni e oppressi - quelli oggi spremuti dal fisco, quelli costretti a subire le angherie e i soprusi di uno stato sempre più esteso, dispotico e invasivo, quelli semplicemente soffocati nella propria iniziativa dalla massiccia e prepotente presenza dello stato - non nascono con la coscienza dei propri interessi, e vivono in una società in cui le idee dominanti, anzi egemoni, li confondono e disarmano.
La politica è allora opera di educazione - finalizzata a sviluppare l'" intelligenza che interpreta o misinterpreta gli interessi materiali". Ma la politica non solo è educazione, ma anche opera di organizzazione, e non solo perché alla fine dei conti in politica ciò che contano sono i rapporti di forza, ma anche perché nell'organizzazione si esercita la capacità di auto-governo della società e di direzione di una nuova élite. 
Ci si rende conto immediatamente della ingenuità degli amici che, di solito in buona fede, pensano a "soluzioni" politiche rapide e facili in questo paese: un leader, qualche slogan, un programma e un po' di propaganda. La strada per portare l'italia ad un nuovo sviluppo economico, ma anche umano e sociale, è lunga, dura, faticosa, mal tracciata.. passa per lo sviluppo politico di cui troppi non riescono ancora ad intendere neppure i termini.

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