Cattaneo nelle lucide e ammirate parole di Gobetti.
L'impopolarità di
Cattaneo derivava necessariamente dallo spirito della sua polemica,
che constatava il tramonto del razionalismo e delle discussioni tra
classici e romantici e rimaneva estraneo al neo-guelfismo, ultimo
tentativo messo in opera dell'esasperazione romantica.
La sua filosofia è
la prova che l'originalità speculativa italiana si suole affermare,
dopo le parentesi di misticismo, nel riconoscimento dei più gelosi
valori della personalità.
La sua finezza ci è
attestata dall'atteggiamento anti-romantico, libero da ogni peccato
di sensismo; il suo rigorismo morale dall'opposizione inesorabile
contro i demagogismi unitari e le illusioni patriottiche.
Se la forza dinamica
del suo pensiero è stata nel secolo scorso meno esuberante di quella
del Mazzini, il suo spirito ci appare ora meno indeterminato e meno
vaporoso, la sua figura è più ricca di insegnamenti, la sua eresia
politica può presentarsi ancora come un programma, i suoi scritti
non sono diventati illeggibili come I doveri dell'uomo.
Guardò al passato
senza atteggiarsi a profeta, capì senza l'enfasi dell'apostolo che
il fondare uno Stato non era impresa da letterati entusiasti, cercò
nelle tradizioni un linguaggio di serietà, un ammaestramento di
cautela.
Gli italiani erano
usi a parlare di libertà come di cosa da dimostrazione: Cattaneo
offri l'esempio di un pensiero che si identificava tutto con la
libertà e l'autonomia e ne raccoglieva organicamente le esigenze
senza farne risquillare ad ogni istante con ingenua retorica la
parola.
Invece per certi
spiriti non giova che il tamburo.
La libertà di
Cattaneo si esprimeva come realismo in etica, come impulso alla
produzione e alle iniziative in economia, come creatività liberale
in politica, come valorizzazione dell'esperienza in filosofia, come
culto classico dei valori formali e della tradizione liberatrice in
arte.
Per queste
caratteristiche di misura che sono il segreto della sua vitalità gli
toccarono in sorte i compiti di critica più ardui e più ingrati,
che gli servirono poi di disciplina e di temperamento.
Dovette starsi
contento della solitudine e della impopolarità e sembrare retore del
pessimismo come Mazzini: diedero a lui, realista e uomo positivo, un
ufficio di Cassandra.
La sua opera resta
un esempio di critica interna dello sviluppo dialettico del nostro
Risorgimento, per il quale egli fu il solo, dopo Cavour, a postulare
una preparazione economica. Visti in questa luce, i suoi motivi
antiunitari, ancora validi, appaiono l'equilibrata antitesi
dell'illusione patriottica di risolvere con l'unità tutti i problemi
popolari, e il suo regionalismo è soprattutto un problema di stile e
di misura.
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