domenica 19 febbraio 2012

Per un fondo europeo salva-popoli

Nei giorni scorsi, insieme ad alcuni amici, ho redatto un appello per "rimettere al centro dell’Europa le persone, i popoli, i cittadini europei nella loro concreta realtà". Allego il testo chiedendo di aiutarci a farlo circolare.




Non vorremmo unirci alle dilaganti diatribe su Europa e banche, su bailout sì o no, su democrazia e tecnocrazie. Non sono diatribe inutili, tutt’altro. Vorremmo tuttavia provare a portare il dibattito - e magari l’iniziativa politica - su altro.
In questi mesi l’attenzione è stata troppo condizionata dagli aspetti finanziari della crisi della zona euro, dagli spread, da una serie di elementi sicuramente importanti, ma che che contribuiscono a creare un’dea di Europa come di una realtà asettica, fatta di tecnocrati e finanzieri lontani dai reali problemi dei suoi cittadini.
La UE, nelle trattative con Stati allo sbando come quello greco, sembra essersi dimenticata che paesi a rotoli difficilmente sono in grado (per capacità e spesso per consuetudine) di prendersi carico di sovvenire a fasce sempre più ampie di popolazione bisognosa. In Grecia si parla ormai apertamente di un 25% del paese alla fame, letteralmente non in grado di alimentarsi, vestirsi, riscaldarsi. Ospedali senza medicine, Comuni la cui preoccupazione principale è diventata trovare cibo e coperte per senzatetto e poveri, insegnanti il cui principale problema è recuperare cibo per gli alunni alla fame. Questo oggi.
Un eventuale default darebbe un ulteriore colpo alla situazione, come d’altra parte non ci sono da attendersi miglioramenti nel caso di trascinamento della situazione, viste le condizioni imposte per disporre degli aiuti finanziari anti-default.
Su queste sofferenze l’attenzione è oggi insufficiente e tanto la politica quanto noi cittadini europei  sembriamo aver  dimenticato i popoli, uomini e donne, che degli Stati oggi allo sfascio sono stati più vittime che complici.
Sarebbe quindi importante, non solo dal lato umano, ma anche da quello politico, che oggi noi Europei spingessimo l’Europa a costituire un fondo pubblico di salvataggio non per gli Stati, ma per le popolazioni europee. Un fondo umanitario, finalizzato a sostenere e soddisfare i bisogni basilari dei popoli europei di Stati coinvolti pesantemente dalla crisi finanziaria e che dovrebbe essere attivato contestualmente all’attivazione del fondo salva-Stati.
Siamo certi che un fondo di questo tipo, finalizzato a sostenere i popoli e non le banche, e aperto ai contributi volontari privati, aiuterebbe gli europei a riscoprirsi solidali e vicini. Mentre comprendiamo tutti i dubbi e le ritrosie che può avere un tedesco nel mettere il proprio patrimonio a garanzia di debiti contratti da governanti cialtroni e magari ladri, siamo certi che pochi europei avrebbero dubbi nel contribuire a creare un fondo di aiuti per attenuare le conseguenze sulle popolazioni dei debiti incauti degli stati e dei crediti incauti delle banche; tanto più se la distribuzione degli aiuti fosse gestita direttamente dalle istituzioni comunitarie con commissari scelti dai Paesi UE con i conti in ordine.
Tra l’altro salvare le persone costerebbe molto meno che salvare stati e banche, e potrebbe essere un volano vero per far lavorare settori manifatturieri come quello agroalimentare e tessile europei: insomma l’economia reale, nelle sue strutture primarie.
Ci rendiamo conto di una dose di ingenuità in questa nostra proposta, legata ancora al sogno di una Europa patria comune di Popoli diversi, ma fraterni e solidali. Riteniamo, tuttavia, che sia giunto il momento di recuperare quei valori solidali di fratellanza, umanità e libertà che hanno caratterizzato nel fondo il cammino millenario della civiltà e del progresso che noi europei condividiamo.
Siamo anche consapevoli che le alternative al sogno europeo si chiamano incubi e pertanto  sollecitiamo i nostri rappresentanti politici a trasformare questo appello in una proposta vera e propria presso gli organi nazionali ed europei competenti:  una proposta in grado di rimettere al centro dell’Europa le persone, i popoli, i cittadini europei nella loro concreta realtà.
13 febbraio 2012
I promotori dell’appello:
Carlo Annoni (Piacenza)
Patrizia Calza (Gragnano T. - Piacenza)
Salvatore Dattilo (Piacenza)
Mario Saccone (Milano)
Mario Spezia (Piacenza)

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