Per scelta esplicita del capo del PDL le recenti elezioni amministrative dovevano essere un voto di fiducia politica all’esecutivo.
E’ una prassi da noi non condivisa che elezioni amministrative locali siano forzate ad assumere valore politico, ma così ha voluto proprio colui che ne è emerso come perdente; riteniamo sia quindi giusto dare una interpretazione politica del voto amministrativo.
E la lettura di queste elezioni non può che essere la constatazione del crollo della credibilità politica di Berlusconi.
Come molti analisti hanno sottolineato, l’implosione è dovuta ad un eccesso di promesse, per altro frequentemente contraddittorie, e ad una sostanziale mancanza di fatti, resa ancor più intollerabile all’elettorato di centro-destra dal fatto che mai governo potè contare su più parlamentari di quello eletto nel 2008.
Alla prova dei fatti, troppo spesso il “governo del fare” si è mostrato come un governo capace solo nel “fare gli affari propri” e la cui azione pubblica si limitava alla costruzione di scenografie di cartapesta a fini di propaganda.
La realtà quotidiana di tanti Italiani, sempre più alle prese con un declino inequivocabile fatto di impoverimento e mancanza di prospettive, alla fine è emersa e, come nella favola, il re si è visto per come era: nudo.
E’ una crisi di leadership, di fiducia, ma non riteniamo, a differenza della sinistra in essere, che sia una crisi dell’agenda che Berlusconi, pur confusamente, ha portato avanti dal 1994.
La richiesta per una svolta liberale, contrassegnata da un ridimensionamento della invasività (inefficiente e corruttrice) dello Stato, da una giustizia, penale e civile, meno borbonica ma più rispettosa dei diritti del cittadino ed efficace nella difesa della persona e della proprietà, sono e rimangono aspirazioni maggioritarie se non in Italia almeno nel Nord del Paese.
Dubitiamo quindi che la sinistra attuale, con la sua cultura, con i suoi legami e con gli interessi dei propri “azionisti” di riferimento, sia in grado di interpretare la domanda di politiche liberali.
E’ quindi un vuoto politico quello che nel breve termine verrà evidenziato dall’implosione del berlusconismo .. non che non siano possibili ritorni di fiamma in un sistema bipolare bloccato e “truccato” dal premio di maggioranza, come è il nostro, ma i dati anagrafici di Berlusconi ormai segnano un limite al ritorno del pendolo.
C’è quindi ora una finestra di opportunità per rompere il circolo vizioso che ha paralizzato la politica Italiana negli ultimi 20 anni.
Sarà quindi il caso che noi liberali, ad oggi divisi e spesso confusi, si prenda l’iniziativa e, senza contare più su “uomini della Provvidenza” o su alleanze contro natura, si inizi a costruire l’alternativa capace di individuare e realizzare una agenda liberale per la modernizzazione del Paese e per la realizzazione di una vera Unità Europea.
E’ un ritorno ai temi di Einaudi e De Gasperi, ma lì ci siamo impantanati e da lì dobbiamo ripartire.
Un primo passo concreto sarebbe l’incontro tra le non poche realtà piacentine, associative e non, che al liberalismo si richiamano... per censirsi, per conoscersi, per iniziare un percorso di collaborazione e costruzione politica. Se non ora, quando?
Carlo Annoni
Filippo Fornaroli
Liberali aderenti alla Associazione “Libertà e Responsabilità” di Piacenza
Nessun commento:
Posta un commento