lunedì 13 giugno 2011

Acqua, come funziona all'estero?

Dal Sito dell'Istituto Bruno Leoni riportiamo questo importante e serio contributo.
La speranza è che, passata la demagogia che ha purtroppo dominato il dibattito referendario, si possa ragionare (e deliberare) seriamente sul tema.




Le esperienze europee di gestione pubblica o privata – e di passaggio da un modello all’altro – non supportano alcuna conclusione coerente con l’idea che il privato sia un cattivo gestore
È vero che Parigi e Berlino dimostrano che far entrare i privati nella gestione del servizio idrico equivale a vendere la mamma? Il Focus dell’Istituto Bruno Leoni, “Vendere l’acqua è davvero come vendere la mamma? I casi francese, tedesco e inglese” (PDF) di Lucia Quaglino risponde attraverso l’analisi dei tre principali modelli: la gestione delegata francese, quella pubblica tedesca e il monopolio privato e regolato inglese.

La prima dimostra che la competizione, se non tra imprese, almeno tra modelli, può garantire migliori standard di servizio. La seconda è la prova che una gestione pubblica, per essere efficiente, non può regalare l’acqua: in Germania, infatti, le tariffe sono tra le più alte in Europa. Il caso inglese, infine, conferma che la privatizzazione, se accompagnata da un adeguato contesto regolatorio, può garantire un miglioramento del livello qualitativo dei servizi e delle capacità di investire delle imprese.

Due le conclusioni principali: “Le esperienze europee di gestione pubblica o privata – e di passaggio da un modello all’altro – non supportano alcuna conclusione coerente con l’idea che il privato sia un cattivo gestore”. Inoltre, “quello che nessuno dei modelli citati mette in discussione è che tutti i costi del servizio (inclusi i costi di capitale) debbano essere coperti dalla tariffa”.

Il focus di Lucia Quaglino, “Vendere l’acqua è davvero come vendere la mamma? I casi francese, tedesco e inglese”, è liberamente scaricabile qui: (PDF)

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