di Paul Krugman
da Il Sole 24 Ore
7 gennaio 2011
Mentre l'Irlanda tenta di superare le proprie difficoltà economiche, dall'Europa della moneta forte arriva la proposta di prendere a modello la Lettonia. L'argomentazione di fondo è questa: vero, l'Islanda, che ha svalutato la corona dopo l'esplosione della crisi nel 2008, ha cominciato a riprendersi, ma lo stesso hanno fatto Lettonia ed Estonia, pur avendo mantenuto le rispettive valute saldamente ancorate all'euro.
Il Wall Street Journal del 10 dicembre ha riportato online le parole di Charles Duxbury, con un titolo diretto - "Gli irlandesi dovrebbero guardare al Baltico, non all'Islanda": "Estonia e Lettonia hanno rivisto al rialzo le cifre sul PIL del terzo trimestre giovedì, inducendo gli analisti a parlare di una svolta, come per l'Islanda... La buona notizia per l'Irlanda è che l'aggiunta di qualche zero alle proprie banconote non è l'unico modo per sconfiggere una crisi."
Tuttavia, spiega Duxbury, "quella cattiva è che entrambe le opzioni implicano una minore disponibilità di denaro, una volta acquistato il necessario. A prescindere che si rovisti fra i cuscini del divano alla ricerca di corone, lat o euro, è comunque spiacevole."
Vedete, è la stessa cosa. Eppure non è così. Lettonia ed Estonia si sono trovate in una situazione molto più grave di quella islandese, in termini di occupazione, e la carenza di lavoro è solo un aspetto. L'Islanda, come ha ammesso anche il Fondo monetario internazionale,
è riuscita a "preservare il modello sociale nordico" dopo la crisi del 2008: le reti di sicurezza per i disoccupati sono state mantenute, quindi nonostante le indubbie difficoltà, si sono evitate situazioni estreme.
Per contro, l'impatto della crisi economica sulla società baltica è stato devastante. I fondi per l'istruzione, la sanità e i programmi sociali hanno subito tagli pesanti e in Lettonia oltre il 12 per cento della popolazione attualmente lavora all'estero: di fronte alla mancanza di prospettive, molti giovani stanno emigrando, secondo un articolo pubblicato dal quotidiano The Guardian a fine dicembre.
D'altra parte, è vero che i paesi baltici sono riusciti a mantenere il cambio fisso con l'euro.
Viene però da chiedersi perché questo sia così importante. L'idea che l'esperienza lettone possa essere presentata come un trionfo sul piano politico - quando il paese ha registrato un crollo del prodotto interno lordo del 25 per cento, un calo dell'occupazione del 20 per cento e ora assiste a un'emigrazione di massa - lascia perplessi. Ma persone come Klaus Regling, a capo del Fondo europeo di stabilità finanziaria, considerano la Lettonia una storia di successo, arrivando addirittura a suggerire, sul Financial Times del 16 dicembre, che "gli ‘esperti' esterni, sempre pronti a dire cosa è bene per l'Europa, dovrebbero prendere nota."
Qualche altro successo di questo tipo e la Lettonia non avrà più un'economia.
Traduzione di Francesca Marchei
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