giovedì 24 giugno 2010

Ma è peggio Berlusconi o gli altri?

Federico Orlando
Europa
24/6/2010
All’opposizione debbono essere fischiate le orecchie quando Corrado Stajano, giovedì scorso, ha pubblicato sulla pagina “cultura” del Corriere della Sera una insolita recensione al saggio di Maurizio Viroli, che insegna teoria politica a Princeton, La libertà dei servi (Laterza, p.144 euro 15). Viroli spiega agli stranieri allarmati la situazione italiana, con Berlusconi reincarnazione del solito “signore” italico e tutti gli altri come i soliti cortigiani vil razza dannata (Verdi).
Una staffilata in faccia: ai politici, alle corporazioni, alle professioni, alle gerarchie religiose e al popolo plaudente. Si torna alle invettive che per settecento anni i grandi italiani hanno rivolto contro la “serva Italia” (Dante), contro i mercenari (Machiavelli), i “cortegiani” (Castiglione), il servo Arlecchino di Goldoni («con una scorladina, ho mandà via tutto el dolor delle bastonade, ma ho magnà ben, ho desnà ben, e stasera cenerò meglio»).
I n quest’Italia, la poesia A Silvia di Leopardi diventa A Silvio di Bondi, le menadi cantano Meno male che Silvio c’è, Apicella fa coppia con l’amico pianista sul solito Titanic...«Ritengo – scrive Viroli – che l’ Italia sia un paese libero nel senso che c’è la libertà, ma quella dei servi, non quella dei cittadini». E allora? Occorrerebbe superare gli schemi arcaici destra-sinistra, laici-cattolici, popolari-socialisti-liberali, unire l’opposizione per riconquistare il consenso; ma non si fa. Sembra il bis dell’avvento del fascismo: Mussolini era al governo dall’ottobre 1922 quando il liberalsocialista Carlo Rosselli scriveva nel 1923 al cattolico liberale Novello Papafava (la lettera, già nota alla storiografia, è di nuovo riportata nei due grossi volumi di Rubbettino I liberali italiani dall’antifascismo alla repubblica, a cura di Fabio Grassi Orsini e Gerardo Nicolosi): «Albertini, Salvemini, Sturzo, Amendola, Turati se fossero uniti nella lotta e non continuassero ridicolmente a bisticciare, rappresenterebbero un nucleo di forze veramente enorme, capace alla lunga di rovesciare qualsiasi avversario. Quel che manca oggi in Italia è un uomo che abbia la possibilità di proporsi e realizzare l’accordo». Invece i moderati preferirono giocare col fascismo per poi «rimettere le cose a posto».
Successe lo stesso nel 1994 con Berlusconi, dopo la corruzione della prima repubblica. E così, da 15 anni, grazie al regime della «non demonizzazione» e dell’intoccabile conflitto d’interessi, che sono l’equivalente odierno dell’Aventino ma senza la sua nobiltà, «un costume politico degenerato è disceso via via dal sistema di corte in ogni ramo del paese». E ce lo debbono dire da Princeton?

1 commento:

  1. L'articolo di M.Viroli tocca alcuni punti importanti, in particolare mi sembra significativo l'accostamento della situazione attuale a quella che precedette l'avvento del fascismo.La critica alla nostra classe dirigente è più che giusta ed è l'elemento che va messo al centro di ogni ipotesi politca: questa classe dirigente è incapace e va emarginata, se vogliamo avere qualche possibilità di evitare qualche altro decennio di regime. Ovviamente questo non vuol dire che tutta la classe dirigente è da rimuovere, vi sono molte persone di valore che però sono paralizzate da una prassi ormai consolidata di mediazioni senza significato e di unità puramente strumentali. Bisogna che queste persone si liberino di queste prassi paralizzanti e questo è possibile solo se insieme alle lotte all'interno degli attuali partiti, ci sia la capacità di costruire all'esterno delle realtà organizzate e delle nuove forze dirigenti.
    Il limite di Viroli e un po di tutte le elite italiane è invece il disprezzo per il paese. Questo qualunquismo delle elite è il vero qualunquismo italiano, perchè non è tanto il "tutti i politici sono uguali" a paralizzarci: basterebbe un decennio di buona politica per smantellare questo qualunquismo elementare. E' la sfiducia delle elite nel paese, quello che ci paralizza. E' l'aver paura di dare troppa libertà, perchè si pensa che gli italiani non saprebbero usarla bene, che è ed è da sempre stato il nostro handicap. Andiamo a vedere le prassi di molte organizzazioni di opposizione da Giustizia e Libertà all'ANPI: il loro obiettivo è "educare" gli italiani alla democrazia, come se la democrazia si imparasse a scuola. La democrazia si impara praticandola e la democrazia non è il sistema di governo che produce le migliori decisioni o le migliori leggi, come pensano le elite italiane. Non lo è mai stato ne lo sarà mai. E' il sistema di governo in cui si contrano le idee e gli interessi e in cui chi vi partecipa impara non il "bene comune" o i "valori etici imperituri" ma la realtà delle forse in campo e su questo può prendere, spesso dopo aver sbagliato, le decisioni praticabili e realistiche.
    Questo qualunquismo delle elite è lo stesso che ci portò al fascismo, perchè il disprezzo per il paese è la tipica reazione delle elite che non essendo capaci di farsi capire o, nel nostro caso, non essendo capaci loro di capire la realtà, si creano l'alibi che li acceca.

    RispondiElimina