venerdì 26 marzo 2010

Confusione sulla povertà

Utile recuperare l'invito di Peter Bauer a non confidare sugli aiuti e a evitare eccessi di matematizzazione dell' economia
di Martin Schlag

Da Il Sole24ore, 15 Marzo 2010

Peter Bauer in “Dalla sussistenza allo scambio” dice verità scomode e si vede la solitudine di una persona che dissente dalla maggioranza e dall'opinione dominante. Difende la ragione umana, difende una metodologia umanista in economia contro una matematizzazione puramente quantitativa- e si trova di fronte alla «cospirazione del silenzio», di cui parla Noelle Neumann. Chi dice verità scomode presto si ritrova nel ruolo della minoranza profetica che vede ciò che altri non vedono e viene dichiarato un pazzo. Così Bauer si vede costretto a ripetere l'adagio di George Orwell: «ribadire quel che è ovvio è diventato il primo dovere di ogni individuo intelligente».
Bauer si sente provocato soprattutto dalle falsità storiche alle quali contrappone una ricerca dettagliata e documentata della verità storica. Ecco alcuni esempi. Il circolo vizioso della povertà: secondo questa teoria, un povero non potrebbe uscire dalla povertà perché non sarebbe in grado di creare il capitale necessario per progredire. Bauer rigetta la teoria: «Possedere denaro è il risultato dell'attività economica, non la sua precondizione». Nessuno dei paesi sviluppati adesso ha ricevuto aiuto dall'estero nel passato. Anzi, l'aiuto intergovernativo crea "dipendenza" e mantiene regimi ingiusti nel potere. La sua proposta è stimolare il commercio, vera sorgente di ricchezza dei popoli. In questo senso, Bauer sarebbe d'accordo con l'enciclica Caritas in Veritate che critica le «dispendiose organizzazioni burocratiche che riservano per la propria conservazione percentuali troppo elevate di quelle risorse che dovrebbero essere destinate allo sviluppo».
Il colonialismo come causa ultima della povertà dei paesi meno sviluppati: secondo Bauer gli stati ex coloniali stanno meglio di quelli che non sono stati mai colonizzati. Cita uno scritto secondo cui gli inglesi avevano portato il tè dall'India e la gomma dalla Malasia e dimostra che furono gli inglesi a portare il tè in India e la gomma in Malasia.
La presunta crisi della sovrappopolazione: «La povertà nel Terzo mondo non è causata dalla crescita della popolazione o dalla pressione causata da quest'ultima. Il progresso e il successo economico dipendono dalla condotta degli individui, non dal loro numero. La crescita della popolazione nel Terzo mondo non rappresenta una grave minaccia alla prosperità: la presunta crisi è un'invenzione. La questione politica fondamentale è se il numero di figli debba essere stabilito dai genitori o dai funzionari di Stato». Bauer attinge queste convinzioni anche dalla sua metodologia. Combatte la confusione dei metodi e la trasgressione nella loro applicazione. Si riferisce alla troppa matematizzazione e all'eccessivo uso di metodi econometrici nell'economia. Pur senza mettere in dubbio la loro utilità, afferma che «la fede nell'applicabilità pressoché universale dei metodi econometrici ha fato sì che a tali metodi siano stati riconosciuti meriti ingiustificati e ha soffocato altri criteri di ragionamento e di studio». Si tratta del desiderio di costruire una scienza "esatta" a mo' di scienza naturale in un ambito dove non è possibile, cioè nell'ambito della persona umana, del suo agire sociale ed economico, dello sviluppo umano integrale eccetera. Tutte queste realtà richiedono un altro metodo. E dovrebbe essere l'oggetto di studio a decidere sul metodo e non viceversa. Altrimenti, accade ciò che Spaemann descrive: «con lo scopo di una presunta purezza scientifica, la scienza moderna ha eliminato sempre di più gli antropomorfismi, a tal punto che l'uomo stesso è diventato un "antropomorfismo"».
I presupposti metodologici di Bauer mi fanno pensare che lui abbia condiviso almeno intenzionalmente le stesse preoccupazioni che spingevano Papa Giovanni Paolo II a promuovere la «nuova evangelizzazione» della cultura occidentale. «Cosa è accaduto in Occidente per renderci tanto propensi a sfidare la realtà e a rifiutare l'evidenza dei nostri sensi?», chiede Bauer e continua: «Si direbbe quasi che, nonostante una prosperità inaudita e progressi scientifici senza precedenti, inesplicabili forze maligne abbiano minato le nostre facoltàintellettuali e morali.».
A parte quanto già detto, Bauer mi è simpatico anche perché è anticlericale, nel buon senso della parola. Nell'introduzione di Alberto Mingardi e Galeazzo Scarampi del Cairo, si legge che Bauer si professava agnostico ma chiese un funerale cattolico. Comunque sia, mi sembra che Bauer abbia avuto idee molto chiare su ciò che era la Chiesa nella sua dimensione spirituale. Critica la confusione favorita «dal desiderio dei sacerdoti di rivestire non il ruolo di guide spirituali, bensì quello di assistenti sociali o di attivisti politici». E più chiaro ancora: «Si può affermare tristemente che gli ecclesiastici del mondo d'oggi si sono smarriti e si sono addentrati in terreni a loro ignoti. È possibile che abbiano cercato di ritagliarsi un nuovo ruolo dinanzi al diffuso infiacchimento, o addirittura al crollo, della fede tradizionale. L'accettazione di idee tanto in contrasto con la realtà, tuttavia, potrebbe essere anche un segno della credulità di chi, sacerdoti inclusi, ha perduto la fede. Molto tempo fa, Chesterton aveva predetto che: "quando gli uomini perdono la fede in un dio, non credono a nulla, ma credono a qualsiasi cosa"». Queste non sono parole di un agnostico - parole profondamente credenti.

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