giovedì 14 gennaio 2010

L'ultima incognita, un partito a rischio polverizzazione

da La stampa del 12 gennaio 2010
di Marcello Sorgi

Parziale e tardiva. La decisione di Bersani di bloccare le primarie per la scelta dei candidati governatori nel Lazio, e molto probabilmente anche in Puglia, è l’ultima pezza attaccata a una tela – quella del Pd per le regionali – tessuta male e ormai piena di buchi.

Bersani, segretario neo-eletto, aveva piena facoltà di avocare a sé stesso l’esame delle diverse situazioni in cui il suo partito si trova a competere. Avrebbe potuto così far pesare la sua autorità di leader in tutti i frangenti più complicati.
Invece ha lasciato mano libera al territorio, cioè agli esponenti locali del centrosinistra, con il risultato che tutte le volte che l’accordo è mancato è arrivata la richiesta di primarie.
Se il segretario ha deciso di fare adesso quel che poteva decidere un mese fa, è per una ragione semplice: Bersani non ha alcuna garanzia che, nei casi in cui le primarie dovessero svolgersi, alla fine i candidati battuti rispetterebbero il risultato delle urne. Questo, ad esempio, vale per Vendola in Puglia: un plebiscito in suo favore farebbe saltare il sudato accordo con l’Udc; una sua eventuale sconfitta porterebbe l’area più vicina a lui a candidarlo lo stesso contro Boccia pur di far perdere il centrosinistra. Analoga era la situazione del Lazio, su cui il segretario ha deciso di intervenire. Alle primarie Bersani avrebbe potuto schierare il Pd a favore della Bonino, ma nel segreto dell’urna il dissenso di varie componenti del partito avrebbe avuto libero sfogo. Senza dire dell’Idv, che avrebbe comunque posto una propria candidatura alle primarie, per ritirarla solo in caso di creazione di un ticket con la Bonino.
A parte la difficoltà di proporre candidati espressione diretta del Pd fuori da quelle che una volta si chiamavano «regioni rosse», come Umbria e Marche, dove tra l’altro le correnti interne del partito si stanno dando battaglia, le primarie si stanno insomma configurando come l’occasione di una serie di scissioni, micro e non tanto micro, di componenti trasversali del partito. Prima ancora che si cominci a discutere in Campania, dove la successione a Bassolino si annuncia molto complicata, un altro caso del genere si sta verificando in Calabria, dove contro il governatore uscente, Lojero, si sono candidati tre esponenti bersaniani del Pd. Lojero, che si sente fortissimo, ha già annunciato che se dovesse risultare battuto alle primarie considererebbe questo conseguenza di un broglio organizzato in collaborazione con il centrodestra per toglierlo di mezzo. E ha lasciato intendere che uscirebbe dal partito. Di questo passo, alle regionali potrebbe cominciare la polverizzazione del Pd.

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