giovedì 24 settembre 2009

Un anno dopo la Lehman: l’infarto dell’interbancario

Dopo un mondo di bolle, siamo tornati alla normalità?
Da Il Giornale del Popolo, 22 settembre 2009

Escono due volumi sulla crisi ad un anno esatto del fallimento della Lehman che pongono importanti interrogativi. Abolire le Banche Centrali, che pure hanno contribuito a risolvere i problemi? Lo Stato ha causato e aggravato la crisi finanziaria?

Un anno fa vi fu il fallimento della Lehman che rappresentò l’infarto cardiovascolare del sistema bancario, come scrive Jan Amrit Poser della Banque Sarasin nel suo commento. Fu uno dei momenti decisivi della crisi finanziaria.

Ma la crisi ha radici più antiche, con il declino dei prezzi immobiliari negli Stati Uniti del 2007. La debolezza dell’economia americana si è trasmessa all’intero sistema e la recessione è spuntata a metà del 2008. Indubbiamente il fallimento della Lehman Brother rappresentò l’accelerazione drammatica della recessione.

Diversi libri analizzano la genesi della crisi. Da dove viene e dove va la crisi? I rimedi messi in atto serviranno a stabilizzare l’economia mondiale? Sarà possibile tornare a crescere abbandonando i sentieri della libera concorrenza? Quali sono le responsabilità delle banche centrali? A queste domande rispondono due nuovi libri di IBL Libri: John B. Taylor, Fuori strada. Come lo Stato ha causato, prolungato e aggravato la crisi finanziaria (prefazione di Oscar Giannino) e Kevin Dowd, Abolire le banche centrali (prefazione di Franco Spinelli).

Secondo John Taylor, la responsabilità ricade in larga misura sui banchieri centrali e sulle autorità di regolazione americane. Taylor spiega come le autorità degli Stati Uniti siano finite fuori strada quando hanno abbandonato quei validi principi utilizzati per stabilire i tassi di interesse che avevano funzionato perfettamente per i vent’anni precedenti. Come fare affinché nulla di quanto accaduto possa ripetersi? Al centro della proposta di Taylor c’è ovviamente la “Taylor rule”, la buona prassi di politica monetaria che proprio da lui ha preso il nome.

“Tra il 2002 e il 2004 - come spiega Oscar Giannino nella prefazione - Alan Greenspan si è allontanato da tale criterio, anche di 200 o 250 punti base. Tutti ne paghiamo le conseguenze. Non è il mercato, ma il regolatore ad aver sbagliato”. Perché non la libera, piena concorrenza anche nel campo della monetazione e dell’attività bancaria? La crisi finanziaria ha svelato la debolezza di un sistema nel quale l’emissione di moneta è di esclusivo appannaggio pubblico.

Kevin Dowd sostiene invece che abolire le banche centrali sia possibile e desiderabile: questo libro espone i pregi di un sistema monetario basato sul free banking, che si proponga cioè di “destatalizzare” la moneta, accettando la più ampia concorrenza tra valute. Franco Spinelli nella prefazione, afferma che “la voracità fiscale dei governi è innegabile e sistematica, così pure la loro tendenza ad usare la creazione monetaria e la politica bancaria per soddisfare tale voracità. [.] Un merito innegabile del free banking consiste nel richiamo agli obiettivi finali di una moneta efficiente, stabile nel tempo, non piegata alle esigenze fiscali e politiche del Principe”.

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