Roma, 11 giugno 2009
• Dichiarazione di Alessandro Massari, membro della Direzione nazionale di Radicali Italiani
da www.radicali.it
Agostini, tesoriere del PD, nel suo libro “Il tesoriere”, solleva il velo d’ignoranza sul finanziamento pubblico dei partiti in Italia, in modo specifico su quello di PD, DS e Margherita e su quanto questi danari abbiano influito sulla involuzione politica, ma non solo, del PD.
Alcune dati deludono chi pensa che la politica nel PD sia solo passione e militanza: negli ultimi cinque anni il finanziamento pubblico è stato enorme, pari a 941 milioni 446.091 euro e 14 centesimi.
Poiché il PD ha avuto diritto ai primi finanziamenti pubblici “diretti” solo dopo la competizione elettorale dello scorso anno, allora questi fondi gli sono stati “girati” dagli “azionisti di riferimento”: la Margherita e i DS, con le conseguenze immaginabili e descritte dall’autore:<...però i veri sovrani avrebbero dovuto essere Ugo Sposetti e Luigi Lusi, in quanto titolari dei rimborsi elettorali>>.
Si denuncia, finalmente, il “potere di veto” esercitato dagli “azionisti” della Margherita e dei DS , vera e propria ragione di tante difficoltà del PD, poiché ciò ha causato la necessità di garantire la «sopravvivenza dei vecchi apparati di partito con le rispettive munizioni finanziarie» ma le migliori condizioni delle finanze della Margherita -che non voleva pagare l’intero conto- rispetto a quella dei DS, «assolveva tutti dall’obbligo politico di sostenere il Pd… ed essere anche la causa profonda della crisi che sfocia nelle dimissioni di Walter Veltroni ».
Insomma la crisi del Pd e del suo primo segretario, è nata da risse per la “roba” tra le vecchie oligarchie di cui, è bene non dimenticarlo, anche Veltroni fa parte.
Ma sono le fondazioni di partito la parte più moderna di un gioco antico perché, grazie a questa schermatura , si sarebbero blindate «con un percorso opaco» migliaia di immobili. E ancora: «L’ispirazione sembra più quella di dare vita a una specie di consorzio o di holding i cui diritti principali restano in mano ai soci fondatori, piuttosto che fondare una nuova formazione politica».
Ciò che è sempre stato chiaro e segnalato dai radicali, trova oggi un’autorevole conferma: il PD è nato sulle rovine delle magre casse dei Ds, sui veti delle ricche casse della Margherita, sulla necessità di garantire la sopravvivenza dei vecchi apparati di partito e sull’uso spregiudicato delle fondazioni, che hanno trasformato i partiti, in questo caso il PD, in vere e proprie holding con al centro dei propri interessi “la roba”.
I radicali, da sempre, denunciano le storture del sistema politico italiano, non ricorrendo a fondazioni e non trasformandosi in holding ma continuando a concorrere alla formazione di proposte politiche.
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