mercoledì 20 maggio 2009

IL PARTITO DEMOCRATICO CHE VOGLIAMO

Pubblichiamo l'intervento pervenutoci dall'amico Daniel Negri.

Daniel Negri – Consigliere Comunale PD

Alessandro Ferrari – Segretario Provinciale Giovani Democratici

In questi mesi in cui una profonda crisi sta colpendo il nostro sistema economico partendo dalle fondamenta del lavoro e del credito, non possiamo non vedere come tra le principali vittime di queste difficoltà vi siano le giovani generazioni. In questo ampio e variegato bacino sociale vediamo al suo interno due categorie deboli: i giovani alle loro prime esperienze nel mondo del lavoro, generalmente precario, e soprattutto i giovani che provengono da ceti meno benestanti. Questi non possono neanche usufruire del principale sistema di protezione sociale del nostro paese: la famiglia di origine. Si trovano quindi in uno stato che definire di "indeterminatezza del proprio futuro" è fin troppo ottimista. E' soprattutto a queste giovani generazioni che si deve rivolgere il Partito Democratico, il quale si deve far carico ad ogni livello di governo della responsabilità morale di offrire una valida prospettiva di vita; il Partito Democratico ha l'obbligo di diventare un interlocutore in grado di dare rappresentanza ad una generazione, che privata di un’immagine del futuro, è costretta a vivere giorno per giorno la propria sussistenza. È una sfida difficilissima per questo giovane partito, che tutti i suoi esponenti, in particolare il neonato gruppo dei "Giovani democratici" devono accettare e nel tempo, vincere. Il Partito Democratico è un partito giovane, alle proprie spalle può però contare sulla solida esperienza dell’Ulivo e dei propri amministratori. Amministratori capaci che nei nostri Comuni, nelle nostre Province e nelle nostre Regioni, dimostrano quotidianamente serietà e competenza, abbiamo però bisogno di andare oltre, con un compito ancora più lungo e gravoso, la capacità di interpretare uno nuovo “sogno generazionale” e di riappropriarci di una prospettiva di governo nazionale. Abbiamo il compito di creare un “sogno generazionale” che abbia la forza di sostituirsi ai semplici modelli dell’immaginario berlusconiano, fatti di successo facile, propaganda mediatica, utilizzo "morboso" dei sondaggi per impostare l'attività legislativa. Crediamo in un altro modello di società, capace di andare oltre le contrapposizioni che hanno caratterizzato il passato,un partito interclassista, capace di superare una rappresentazione della società fatta di categorie economiche. Una società ed un partito che sappiano fornire una visione di destino comune e non solo di interessi particolari ma dove viene premiato chi maggiormente si impegna, chi merita indipendentemente dalle sue origini. Come già detto si tratta di un progetto lungo e tortuoso ma dobbiamo crederci e soprattutto dobbiamo saper convincere. Questo dovrà e deve essere il Partito Democratico. Per questo in un Paese come il nostro in cui vi è un sostanziale congelamento della mobilità sociale, dove per "mobilità sociale" intendiamo il processo che consente agli individui di muoversi tra posizioni sociali diverse; assistiamo ormai ad un cronico ritorno al passato, in cui, in misura più o meno marcata i figli ereditano i vantaggi e gli svantaggi associati alle posizioni occupazionali dei loro padri, il destino individuale risulta già "segnato" dallo squilibrio delle situazioni di partenza. Forti proposte in questo senso erano quelle avanzate dall’allora Ministro Bersani con le sue liberalizzazioni degli ordini professionali che avrebbero permesso a tutti di poter incominciare a esercitare determinate professioni, senza dover sottostare a regole e vincoli che tanto favoriscono chi una posizione già ce l’ha e magari la farà “ereditare” al figlio. Oggi invece abbiamo al governo chi si spaccia continuamente per “liberale”, ma di fatto agisce in modo fortemente “corporativo”, ed in un settore fortemente importante come quello dell’energia elettrica, invece che affrontare con coraggio la sfida delle “energie rinnovabili”, Berlusconi non trova altro che rispolverare propositi nucleari. E' da questa drammaticità che dobbiamo partire e dare solide risposte, come solida come la roccia non può che essere la nostra prima fonte di ispirazione: la Costituzione Repubblicana. Costituzione Repubblicana che all'art. 34 recita “I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. E se non hanno i mezzi? Nella nostra Costituzione c’è un articolo che è il più importante, il più impegnativo, soprattutto per i giovani che dice “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti. Dare a tutti gli uomini dignità di persone. Ci perdonerà Piero Calamandrei se nelle ultime battute ci siamo permessi di citare il suo celebre discorso ai giovani universitari di Milano nel 1955, ma parole più belle non esistono per esprimere un senso comune di società giusta e di principio di azione politica. E' da qui che dobbiamo partire.

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