ALTRA INIZIATIVA DI UNA PARTE DEI BUONI A NULLA?
di MARIO LAVIA da EUROPA del 7/05/09
Il Sì al referendum deciso dalla direzione dei Pd diventa una formidabile arma propagandistica per tutti coloro che giocano la partita confidando di spolpare l`osso dem. Cioè la lista del tandem Ferrero-Diliberto, quella del trio Vendola-Fava-Nencini, senza dimenticare i radicali, i quali hanno bruciato tutti sul tempo costituendo ieri il comitato per il No. Nel quale entrerà anche un moderato certo non ostile al Pd come Pino Pisicchio, Idv. «Non avrò un atteggiamento ostile verso chi non andrà a votare - dice - perché va bene tutto ciò che contrasta il disegno di Berlusconi di diventare il padrone del paese con un voto più». Il suo leader Di Pietro però la pensa in un altro modo e rinuncia alla polemica: «Idv è nata referendaria e resta referendaria. " Il leit motiv di tutti i sopra citati sarà improntato alla denuncia della coincidenza fra la scelta di Berlusconi e quella di Franceschini, perlomeno nell`esito più che nelle motivazioni. L`aggettivo che più si usa nelle sedi di questi partiti è: «incomprensibile», con Ferrero più grossier. «Delirante». Spiega Vendola che il Pd «persevera» nell`idea salvifica dei referendum elettorali «come momenti di salvezza e catarsi» e, in una sola parola, è tutta colpa del «veltronismo», che non è un problema di Veltroni Walter «ma della natura del Pd e del suo progetto politico». Posta così, come si vede, la questione non riguarda più il merito della consultazione del 21 giugno ma si espande fino ad investire, appunto, «il progetto politico del Pd». E questo è il comune denominatore che salda tutti gli oppositori del referendum: la sinistra radica- le, i radicali, mettiamoci pure Casini (sulla Lega il discorso è più complesso, anzi è proprio un altro). Vada sé che per tutti i "piccoli" si tratta di una battaglia per la vita o per la morte perché è evidente che uno sbocco bipartitico della vicenda istituzionale italiana soffocherebbe nella culla qualunque tentativo di autonomizzarsi dai due grandi partiti. Ma il punto vero è che l`argomento del Pd dare un colpo mortale al porcellum per poi lavorare ad una nuova legge - non convince nessuno al di fuori dei democratici stessi, e la previsione dei "piccoli", e non solo loro, è che all`indomani di una vittoria dei Sì «un eventuale nuova normativa - spiega Carlo Leoni, Sd - non potrà discostarsi dall`essenza del quesito»: altro che riforma in senso tedesco, o doppioturnista, o ritorno al Mattarellum. `Si può stai sicuri che su questo tasto l`asse sinistra-radicali e forse Udc batterà e ribatterà fino all`ultimo minuto. Avvelenando ulteriormente, fra l`altro, i rapporti fra loro e il maggior partito dell`opposizione che una volta di più verrebbe attaccato per "intelligenza col nemico", secondo la tesi` che l`opposizione del Pd di fatto non esiste, argomento caro a tutti coloro che intendono trarre profitto dalle difficoltà del partito di Franceschini. Tutto questo, se miscelato con l`innalzamento della tensione fra Pdl e Lega e il corrispondente protagonismo di Berlusconi, potrebbe determinare un inasprimento del cl ma attorno alla scadenza referendaria, che è condizione decisiva per la lievitazione dell`affluenza alle urne. In un clima surriscaldato su tutti i fronti, insomma, il quorum non sarebbe più una lontana chimera ma una realtà che dalle parti del Nazareno all`inizio della storia non si prevedeva.
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