Intervento dell'avv. Lecis Cocco-Ortu
- Berlusconi vince soprattutto perché manca un’opposizione liberale.
- Il PD non è un’opposizione né liberale né credibile.
- Oggi l’unica “opposizione” liberale tenta di farla impropriamente il Presidente
Napolitano.
Berlusconi subdolamente e di fatto sta stravolgendo le Istituzioni liberali del nostro Paese e sta trascinando l’Italia in un regime dispotico-populista foriero di sventure. Solo un’opposizione liberale sarebbe in grado di contrastare questo progetto e di spostare in misura necessaria il consenso dei ceti medi e moderati (la gran parte del Paese) da Berlusconi e da questo centro-destra all’opposizione liberale, appunto. Ma un’opposizione liberale in Italia non c’è e pare che si faccia di tutto per non farla esistere.
Dobbiamo saperne prendere atto. Nell’impossibilità oggettiva di far esistere un partito liberale in un sistema maggioritario, è fallito pure il nostro progetto di dare anche un’ “anima” liberale prima alla “Margherita” e dopo al “Partito Democratico”.
Certo, in parte è dipeso dalle nostre incapacità storiche ad essere uniti, ad organizzarci e a fare proselitismo e iscritti per competere alla pari con altre componenti politiche nei Congressi degli attuali grandi partiti contenitori (prima la "Margherita", adesso il PD); ma in gran parte è anche dipeso dal fatto che gli oligarchici gruppi dirigenti ex PPI ed ex DS, potenti ed assai più organizzati di noi, in effetti non hanno voluto dare visibilità e spazio ad una minimamente significativa presenza di esponenti liberali negli organigrammi del Partito ai vari livelli, perché in effetti (come si è visto e si vede dai loro discorsi ed atti e dalle loro varie posizioni ed iniziative politiche) non intendono apparire e forse neanche essere in parte sostanzialmente liberali. Tant’è che adesso in prossimità delle elezioni Europee, costretti a collocarsi in una delle tre grandi famiglie politiche continentali ( PPE – Liberali e Democratici – PSE ) pare abbiano oramai scelto definitivamente di stare con i Socialisti del PSE.
Così il PD, guidato da un gruppo dirigente con le idee confuse, caratterizzato da molti personalismi conflittuali ma allo stesso tempo chiuso e arroccato con la necessità di conquistare e preservare il proprio potere politico fine a se stesso, risulta privo di una sua identità ed è incapace di fare ed anche solo di rappresentare una vera opposizione democratica alla deriva populista ed illiberale rappresentata da Berlusconi e dalla sua maggioranza di Centro Destra.
Quindi il dramma di questo nostro disgraziato Paese è che oggi, di fronte a questa Destra che con il suo leader e padrone paradossalmente si dichiara “liberale” mentre contro i basilari principi del Liberalismo pian piano va travolgendo le Istituzioni tipiche dello Stato liberale, non esiste e non riesce ad esistere una qualunque opposizione liberale. E’ una situazione talmente drammatica ed è tanto vera al punto che, in mancanza di una anche minima voce di dissenso liberale, il Presidente della Repubblica ex comunista Napolitano si è sentito costretto a far sentire lui, forte e chiara, forzando il suo ruolo e i limiti dei suoi poteri e quindi servendosi impropriamente dell’autorevolezza della più alta carica dello Stato, quella voce di opposizione critica liberale che i veri liberali in Italia purtroppo non sanno o non sono in condizione di far sentire.
Napolitano, in occasione della “Biennale della democrazia” a Torino, ha ammonito che “va tenuta ferma la validità e la irrinunciabilità delle principali Istituzioni del Liberalismo, concepite in antitesi ad ogni dispotismo”……. “cioè la garanzia dei diritti di libertà (in primis di pensiero e di stampa), la divisione dei poteri, la pluralità dei partiti, la tutela delle minoranze politiche, oltre alla rappresentatività del Parlamento, all’indipendenza della Magistratura e al principio di legalità” ed ha sottolineato che deve esistere un “senso dei limiti che non possono essere ignorati nemmeno in forza dell’investitura popolare, diretta o indiretta, di chi governa” …… “così come vanno rispettate le Istituzioni di controllo e di garanzia, dalla Consulta al ‘potere neutro’ del Quirinale, che non dovrebbero mai formare oggetto di attacchi politici e di giudizi sprezzanti o essere viste come elementi frenanti del processo decisionale”…….ed ha rilevato che “se certo è legittimo rafforzare il Governo e lavorare per legiferare meglio, non per questo è lecito sacrificare sull’altare della governabilità, in funzione di decisioni rapide, perentorie e definitive, la divisione dei poteri”…….. “per nulla” , ha concluso, “non c’è, sul piano democratico, alternativa al confrontarsi, al combinareascolto, mediazione e decisioni al giungere alla sintesi con la necessaria tempestività, ma senza sacrificare i diritti e l’apporto della rappresentanza” .
ENRICO LECIS OCCO-ORTU
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