La coerenza tra il dire ed il fare non sembra il forte della PDL.
Costretto a promettere a destra e a manca, a sud e a nord, l'attuale governo di centro-destra si muove tra forti contraddizioni reali.
Contraddizioni che potrebbero rimettere in discussione la stabilità degli assetti politici italiani.
Carlo Annoni
Non molto tempo fa qualche locale esponente della PDL tuonava sui media locali contro le Province in quanto enti inutili.
Era quindi con stupore che apprendevo, tramite una banale ricerca su Internet, che le ultime infornate di Province fossero state deliberate da governi del centrodestra.
Precisamente nel 2001 la Regione Autonoma della Sardegna (maggioranza centrodestra) istituisce 4 province divenute operative nel 2005: Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias.
Mentre nel 2004 (Governo Berlusconi) con Legge 146, 147, 148 del 11/6/2004 vengono istituite 3 nuove province: BARLETTA-ANDRIA-TRANI; FERMO; MONZA E BRIANZA.
Scopro ora che, nella malaugurata ipotesi che le Province vengano soppresse, si lavora già agli enti sostitutivi delle stesse, ovvero alle aree metropolitane.
Così arrivo a scoprire che qualche giorno fa, le commissioni riunite Bilancio e Finanza del nostro Parlamento, su proposta di AN (e voto PDL), inseriscono Reggio Calabria come decima area metropolitana (almeno relativamente alle Regioni a statuto ordinario).
La situazione è stata brillantemente descritta da Gian Antonio Stella in un articolo di sabato scorso sul Corriere della Sera e la cui lettura caldamente consiglo.
Stella segnala come ben difficilmente i numeri giustifichino questa decisione, che ha una chiave di lettura squisitamente politica (o meglio di sottogoverno).
Ancora una volta abbiamo così potuto constatare che alle prediche e agli annunci moralizzatori strombazzati al "popolo del Nord", corrispondono pratiche ben diverse.
Tanto per capirci in Sicilia abbiamo, ad oggi, ben 3 aree metropolitane contro le fino a ieri 9 e oggi, con Reggio Calabria, dieci, per tutta l'Italia a statuto ordinario.
Mi chiedo quindi come riuscirà la Lega a continuare a mandare giù simili bocconi, e a farli mandare giù ai propri elettori.
Forse la Lega pensa ad un federalismo in cui trasferimenti compensativi Nord-Sud siano veramente ridimensionati, ma questo diventa difficile da comprendere visti i comportamenti dei loro alleati di AN (ora PDL), che difficilmente accetteranno il ridimensionamento dei flussi compensativi con cui ci si assicura il consenso in molte zone del Paese.
Gli esempi Alitalia, Catania, e anche Roma sono lì a dimostrarlo, con governi di centro-destra che hanno nei fatti premiato i comportamenti non virtuosi di amministrazioni e imprese pubbliche, mentre parallelamente punivano, in termini di tagli, mancati trasferimenti e "patto di stabilità", le amministrazioni locali virtuose così spesso allocate al nord.
Senza i vincoli di Maastrict e con un debito pubblico più basso, il centro-destra avrebbe potuto pensare di quadrare il cerchio caricando sulle future generazioni il costo delle proprie contraddizioni. Questo fu il giochetto che negli anni 80 fu usato per comprare il consenso del Paese, e che portò il nostro debito pubblico ad esplodere.
Ma oggi non si può fare e questo, a mio parere, rischia di mettere a nudo alcune tra le molte contraddizioni del centro-destra.
Giocando con risorse (sempre piu') limitate difficilmente questo governo riuscirà a continuare ad illudere gli elettori del nord e quelli del sud con promesse cui rischieranno di seguire solo annunci.
La situazione piu' difficile sembra quella della Lega Nord, che continua la lotta a parole contro gli sperperi ed il malcostume amministrativo romano e del Sud, ma nei fatti sembra essersi appiattita agli usi e consuetudini degli alleati.
Su queste contraddizioni dovrebbe meditare il centro-sinistra che potrebbe cogliere nella Lega un potente alleato con cui lavorare per una reale e profonda modernizzazione dell'Italia, una modernizzazione che ridimensioni il moloch statale e realizzi maggiormente il principio di sussidiarietà.
Anche con un reale e profondo federalismo istituzionale e fiscale.
Carlo Annoni
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