La bozza in discussione come carta dei valori del PD non mi convince.
Ammetto la mia modesta statura intellettuale, ma da normale cittadino continuo a pensare che un semplice, chiaro e sintetico preambolo statutario o, al massimo, un manifesto di poche righe, fosse più che sufficiente a motivare il senso di adesione ad una associazione politica.
Non è l'atto di fede espresso da una litania a dar concretezza alla politiche necessarie per reagire al declino della nostra Nazione. Anzi, incamminarsi su questa strada porta spesso a smarrire l'insostituibile buon senso e la bussola data dall'interesse nazionale (concetto questo mai espresso nelle 10 pagine della carta).
Le 10 dense pagine proposte dalla commissione valori ripetono da un lato parti della Costituzione, dall'altro si perdono nel definire una agenda omnicomprensiva e, nella attenzione a dare a ciascuno un contentino, finiscono per essere un pesante polpettone.
Ma forse l'idea di darsi una carta dei valori è in sè fallace e fuorviante.
Un semplice preambolo allo Statuto del Partito, o poche righe di manifesto, avrebbero permesso di cogliere la comune e per questo ristretta base di idee e valori comuni a tante persone di così diversa provenienza.
C'è già una Costituzione alla base della convivenza nazionale, e un accorto "partito nuovo" avrebbe al più aggiunto alla carta costituzionale, poche e precise parole.
Si è voluto invece riscrivere un pesante, noioso e indigesto polpettone il cui valore aggiunto, in quella che sarà la vita del partito, sfido a dimostrare.
Era proprio necessario?
Carlo Annoni
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