lunedì 27 marzo 2006

Tramonto di dinastia

Da La Repubblica

ANTHONY GIDDENS
27-03-2006

Due dinastie si avvicinano alla loro fine. Negli Stati Uniti, il governo di George W. Bush, in carica ancora per due anni, si trova già nella fase di declino finale. È stato il più disastroso governo della storia americana? Naturalmente no, ma probabilmente ci è vicino. È difficile pensare a qualcosa di positivo e duraturo realizzato da Bush per il suo paese o per il resto del mondo. Bush lascerà dietro di sé una scia di disastri. Alla conclusione del mandato del presidente Clinton, gli Stati Uniti vantavano un surplus di bilancio che Clinton intendeva destinare al welfare. Bush lo ha sperperato in tagli fiscali per i ricchi, che non hanno neppure prodotto un effetto di stimolo sulla domanda. Quando finalmente terminerà il suo mandato, Bush avrà lasciato [al suo paese] un debito tanto ingente da far dire a un responsabile esperto di finanza che gli Stati Uniti si trovano potenzialmente di fronte a "un´Armageddon fiscale". Bush ha riformulato la politica internazionale in termini di politica di potere, il ritorno a un mondo hobbessiano, una strategia che nei fatti ha affievolito l´influenza degli Stati Uniti invece di rafforzarla. Nel conflitto con l´Iraq, è questo ad aver vinto, non gli Stati Uniti. Ciò che in molti di noi suscita grande timore - la proliferazione nucleare - ora appare meno improbabile. A tutto questo occorre aggiungere l´irresponsabile atteggiamento dell´amministrazione Bush verso i rischi del cambiamento climatico. In Italia, la fine del governo Berlusconi - che mi auguro vivamente - arriva molto prima. Forse un buontempone rispetto al rigido regime di Bush, ma il periodo del suo governo è stato, dal punto di vista italiano, altrettanto disastroso. Il popolo italiano aveva visto in Berlusconi un importante uomo d´affari populista, che avrebbe usato la sua abilità affaristica per imprimere all´economia una svolta. È stato un totale fallimento. Sono sì state realizzate alcune tiepide riforme, ma l´economia si è arenata in una situazione di stallo incontrollata, con un tasso di crescita per quest´anno vicino allo zero. Berlusconi voleva ripristinare l´influenza italiana sulla scena mondiale, corteggiando a questo fine il presidente Bush. Una linea che non lo ha premiato con un´influenza tangibile, né rispetto all´azione degli Stati Uniti né, più in generale, rispetto al resto del mondo. Un leader europeo dunque? No. Con i suoi commenti intemperanti, Berlusconi si è giocato il diritto a essere preso sul serio sulla scena europea. E per quanto riguarda la democrazia in Italia? Il resto del mondo ha osservato incredulo come un importante paese europeo fosse governato da un uomo che controlla, allo stesso tempo, buona parte dei mezzi di comunicazione e che non ha esitato a realizzare riforme istituzionali nel proprio interesse. I progressisti tutti devono sperare che la coalizione di centrosinistra mantenga il vantaggio che ora ha nei sondaggi fino al giorno delle elezioni e che ottenga una maggioranza che le consenta di lavorare. Prodi ha uno stile misurato, un altro leader populista è certamente l´ultima cosa di cui l´Italia ha bisogno in questo momento. I progressisti devono invertire la marea di populismo di destra in Europa e queste elezioni, rappresentano, in questo senso, un´opportunità. In caso di vittoria del centrosinistra, la nuova agenda è stata già tracciata a grandi linee dall´elenco di fallimenti sopraccitati. Le priorità devono essere l´economia e una ripresa della crescita. Cos´ha permesso ai laburisti di restare al potere in Gran Bretagna per tre mandati? Principalmente l´aver messo al primo posto l´economia. Il successo economico è la chiave per la giustizia sociale, non viceversa. Molti sostengono che sia impossibile portare a termine riforme economiche in un paese come l´Italia, perché i sacrifici necessari precederebbero i benefici e la resistenza al cambiamento è notevolmente forte. Respingo questo argomento. Semplicemente, non è vero che tutte le riforme efficaci siano dolorose, anche se alcune lo sono sicuramente. Il labour in Gran Bretagna ha realizzato riforme che hanno prodotto benefici quasi immediatamente, stimolando nel contempo il dinamismo economico. Tra queste riforme si annoverano, per esempio, il "New Deal", che ha ridotto drasticamente la disoccupazione giovanile, e la riforma del credito fiscale, che ha permesso il reinserimento al lavoro dei disoccupati abbassando allo stesso tempo il livello della povertà. In Italia occorrono più giovani occupati, ma anche più occupati tra le persone in età più avanzata. Tra coloro con più di sessanta anni, negli Stati Uniti e in Giappone gli occupati superano di tre volte gli ultrasessantenni occupati in Italia. Perché? Principalmente perché questi gruppi di popolazione di età più avanzata sono visti in maniera molto più positiva. Smettiamo di parlare di una società che invecchia. Cominciamo a parlare invece di una "società che è sempre più giovane" – le persone che hanno superato la mezza età diventano sempre più giovani: in media, sono molto più sane e attive che in passato. Perché dovrebbe la società rinunciare a questo talento tanto necessario, quando il tasso di natalità è così basso? Al centrosinistra in Italia, e a quello europeo nel suo insieme, tocca affrontare due shock convergenti: lo shock del cambiamento climatico e lo shock energetico. Neanche in questo campo, l´eredità Berlusconi lascia qualcosa di utile. Il cambiamento climatico non è più una minaccia vaga di un imprecisato futuro. Quasi certamente è già in atto e sta cambiando il clima. Nel frattempo, forse ci stiamo avvicinando anche alla fine dell´era del petrolio. La Svezia ha già annunciato che non sarà più dipendente dai combustibili fossili a partire dal 2020. Altri paesi la seguiranno e l´Italia dovrebbe collocarsi nel plotone di testa, posta la scarsità di risorse energetiche interne. Sarà un prezzo troppo alto per un paese con seri problemi economici? Non necessariamente: una combinazione di incentivi e sanzioni potrebbe motivare il settore privato a sostenere buona parte del costo. Gli investimenti nelle tecnologie per l´ambiente saranno nel futuro una delle forze trainanti della crescita economica. E infine: l´Europa e le relazioni internazionali. Il neoconservatorismo è morto, ucciso dalla sua stessa mano. Occorre tornare al multilateralismo, l´unica via per la quale un mondo interdipendente può progredire. Il centrosinistra dovrebbe anche qui collocarsi in prima linea e contribuire, allo stesso tempo, a rinnovare il progetto europeo. L´euro non è stato e non è la causa delle difficoltà economiche dell´Italia, esso le ha semplicemente rese evidenti. L´Italia può essere una guida in Europa. Dopotutto, sarà una situazione unica, quella di un paese guidato da un uomo politico che è stato anche presidente della Commissione Europea. (traduzione di Guiomar Parada)

Nessun commento:

Posta un commento