lunedì 2 maggio 2005

Inceneritore: un intervento di Marco Natali (LegAmbiente)

Riceviamo e pubblichiamo un nuovo intervento in merito alla proposta di ampliamento dell'inceneritore di Piacenza.

La portata dell'inceneritore e il problema rifiuti a Piacenza

di MARCO NATALI*

Mi inserisco nel dibattito aperto dalla lettera datata 10 Aprile dell'avv. Fantigrossi e dalla risposta del consigliere comunale Marippi, per alcune considerazioni e valutazioni sul tema della autorizzazione ad aumentare la portata dell'inceneritore e più in generale del problema rifiuti a Piacenza.
La prima considerazione è una domanda : qual è la politica dei rifiuti dell'attuale amministrazione nella quale può trovare giustificazione ,non solo l'aumento della capacità dell'inceneritore, ma anche e soprattutto la realizzazione del programma ? Parlo delle scelte politico-amministrative del Comune di Piacenza in materia , non di quelle di Tesa, prima, o di Enìa oggi! Come intende l'Amministrazione raggiungere gli obbiettivi previsti dal suo programma ( superare il 50% di raccolta differenziata entro il mandato) e soprattutto dal Piano provinciale dei rifiuti (diminuzione del 5% della produzione e raggiungimento del 50% di raccolta differenziata entro il 2005)? Questo è il punto che rimane irrisolto, perché solo con un progetto ed iniziative adeguate in questa direzione, e non risulta ce ne siano, sarà possibile considerare altre opzioni che peraltro sono in netta contrapposizione con gli indirizzi programmatici e le scelte di Piano. E parliamo di numeri, impegni e prospettive. La decisione di aumentare la capacità dell'impianto significa autorizzare ed incentivare a non aumentare di un grammo l'attuale raccolta differenziata in provincia di Piacenza.
Infatti , la percentuale di raccolta differenziata al 2004 in provincia di Piacenza ,inferiore al 35% e quindi a quanto stabilito dalla legislazione nazionale (decreto Ronchi) e lontana da quanto previsto da un Piano che si pone obbiettivi in linea con le direttive europee, non dovrebbe più aumentare in quanto le restanti 120.000 ton. sono interamente ingoiate dall'inceneritore. Figurarsi se dovessimo raggiungere, come previsto dai programmi, l'obbiettivo non solo virtuoso, ma vincolante di diminuire la produzione dei rifiuti o/e di aumentare la raccolta differenziata, favorendo il risparmio energetico e contribuendo a migliorare la qualità dell'aria ed a conservare le risorse in via di estinzione del Pianeta: saremmo costretti a diminuire la capacità dell'impianto! Ed allora i vantaggi (leggi utili) di Enìa? Non quelli della collettività, caro Marippi, che, nonostante le conclamate promesse, non ha avuto ancora, a due anni dall'inizio dell'attività dell' inceneritore, nessun riscontro positivo né dal punto di vista della diminuzione della "tariffa", né purtroppo ambientale e della salute per i cittadini!! Ma passiamo al problema "etico" del portare i rifiuti fuori dalla Provincia. Sono perfettamente d'accordo sulla necessità che ogni realtà debba essere autosufficiente anche se, seguendo la logica del consigliere, esportando i nostri rifiuti non avremmo fatto altro che contribuire , per anni, a mettere a disposizione di cittadini di altre provincie quelle risorse rese disponibili dai nostri ben pagati trasferimenti. A questo proposito già si prefigura l'avvio della terza linea ed addirittura, il presidente di Enìa, Allodi, ha ipotizzato che, superati alcuni intoppi "politici", Piacenza potrebbe incenerire i rifiuti anche di Parma e Reggio! Allora, come si può avere fiducia nelle ricadute positive per la comunità piacentina di una azienda (Enìa) assolutamente indirizzata alla realizzazione del massimo utile possibile e tuttora in cerca di operazioni ( accorpamento, fusione o quant'altro) che rendano possibile il raggiungimento dei suoi obbiettivi, non quelli della collettività? Per quanto riguarda poi il problema energetico, voglio ricordare che nel Piano Provinciale dei Rifiuti si conferma la sentenza della Corte di Giustizia Europea, secondo cui l'incenerimento con recupero di calore non può essere considerato una alternativa paritetica alla raccolta differenziata con recupero di materia, ma una forma di " smaltimento" utilizzabile solo per quelle frazioni che non possono essere recuperate, mentre nel nostro impianto si bruciano tutte le tipologie di rifiuti. Infatti, l'incenerimento è svantaggioso sia dal punto do vista del bilancio energetico del ciclo complessivo dei rifiuti, sia dal punto di vista della emissione di CO2 (effetto serra), per cui non può essere addotta la produzione di energia come elemento favorevole per giustificare la scelta dell'aumento della capacità dell'impianto. Appare da ultimo preoccupante che si continuino a trovare giustificazioni per non realizzare una seria valutazione di impatto ambientale. Ma come, la valutazione di impatto ambientale dovrebbe essere una richiesta prioritaria per una amministrazione attenta e sensibile alla salute e sicurezza dei cittadini, specie in una città in cui non dovrebbe essere immessa in atmosfera nessuna ulteriore particella inquinante visto l'alto livello di inquinamento che già sopporta. E ciò indipendentemente da percorsi giuridici che si basano su aspetti burocratico-amministrativi, più che di contenuto.
Almeno non si dovrebbe prendere per "oro colato" la relazione di Tecnoborgo, che non dimostra affatto l'insignificante incidenza delle emissioni che vorrebbe dimostrare e non affronta assolutamente il problema del bilancio serra: per intenderci quello, che incide sul surriscaldamento del Pianeta e che il nostro Paese si è impegnato a contrastare con la firma del protocollo di Kyoto . Pertanto, mentre auspico un approfondimento delle osservazioni tecnico-politico esposte, voglio sperare che le riflessioni di "metà mandato" favoriscano un percorso più chiaro , coerente e rispettoso del programma che questa amministrazione ha proposto ai cittadini all'inizio della propria attività.
*Legambiente

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