mercoledì 27 aprile 2005

Intervento di Mario Spezia in occasione del 25 aprile

Pubblichiamo l'intervento completo tenuto dal vicepresidente della Provincia di Piacenza il 25 aprile a Morfasso.

CELEBRAZIONE 60° ANNIVERSARIO
DELLA LIBERAZIONE

MORFASSO 25 APRILE 2005

Signor Sindaco, Signori Consiglieri Comunali, cari amici di Morfasso,
qui davanti al monumento dei caduti della liberazione della Val d’Arda e davnti al busto del comandante Prati, vogliamo ricordare che il 25 aprile per noi è la celebrazione dei valori, dei valori condivisi necessariamente da tutti coloro che si riconoscono in questa Repubblica unita e democratica, nata proprio dalla guerra di Liberazione.
Sono valori ancora pienamente attuali oggi, sessant’anni dopo, perché sono alla base del nostro essere cittadini italiani ed europei, e non sono rinnegabili né trattabili perché sono scaturiti da una guerra che ha causato morte e distruzione in tutto il nostro Paese
Essi sono sanciti solennemente nella nostra Costituzione entrata in vigore il 01/01/1948 quale emanazione diretta di un’accordo corale di tutto il popolo italiano.
Lasciate che vi legga l’art. 3 “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Valori il cui richiamo non è malinconia di bibliofili ma invece necessità impellente perché la democrazia in tutte le sue sfaccettature (vedi anche lo status dei mass-media) non venga piegata ad interessi di parte politici e finanziari.
Così noi oggi qui a Morfasso ne celebriamo la ricorrenza ed insieme ricordiamo quella grande particolare passione che per tali conquiste ha manifestato il mondo tutto della terra specie quello della nostra montagna.
Ma oggi questo 25 Aprile 60° anniversario della Liberazione si riempie di un particolare significato perché è forse il primo vero momento in cui siamo portati a riflettere seriamente sul fatto che dobbiamo iniziare a ragionare da soli, senza i padri fondatori di questa nazione.
La celebrazione dei recenti funerali del Comandante Muro e del Comandante Fausto ci hanno, almeno a quelli come me figli di quella generazione, come di colpo fatto aprire gli occhi su come e quanto siamo rimasti soli.
Soli a tramandare e rivivere i momenti del più alto patrimonio della convivenza civile che ha dato vita a questa nostra patria.
E il fatto che siamo rimasti soli carica tutti noi di maggiori responsabilità ma nello stesso tempo, purtroppo, fa rialzare la testa a qualcuno che invece ancora oggi non riesce proprio a digerire la vittoria della democrazia e della partecipazione popolare.
E mi riferisco a coloro i quali hanno presentato in Parlamento, proprio in questi mesi, una proposta di Legge tendente ad uniformare partigiani e combattenti per la libertà con i repubblichini di Salò.
Sono coloro che poi non partecipano, a differenza di quello che avviene invece qui a Morfasso dove la ricorrenza è celebrata in modo unitario da tutte le forze politiche, neppure insieme al Presidente della Repubblica, alle manifestazioni ufficiali del 25 aprile, ingenerando così nella coscienza nazionale il dubbio davvero atroce di una insanabile incomprensione politica nel corpo della nostra Nazione.
Ma non da meno ci sentiamo più soli e caricati di maggiori responsabilità oggi quando viene minata la costituzione repubblicana, emblema dell’unità d’Italia e della lotta di liberazione, per piegarla alle voglie di una minoranza che intende da un lato dividere il paese e dall’altra eliminare tutta una serie di percorsi democratici per intraprendere pericolose scorciatoie procedurali.
E proprio oggi, in occasione del 60° anniversario della liberazione dal regime nazi-fascista, proprio qui a Morfasso dove si è costituito il primo Comune libero dell’Italia occupata, dobbiamo dire di essere profondamente addolorati dalle parole e dal comportamento del Presidente del Consiglio che proprio l’altro giorno diceva ai giornalisti che “purtroppo era costretto da una Costituzione ormai superata a dover rassegnare le dimissioni al Presidente della Repubblica per riavviare un nuovo governo”.
Costituzione superata?
Noi non lo crediamo, perché non crediamo che il sacrificio di tanti giovani e di tante persone sia ormai un fatto superato e senza valore.
Di tutti coloro che rischiando e donando la vita sulle montagne e nelle città od offrendola consapevolmente nei campi di sterminio e nelle carceri, hanno dato al nostro Paese la capacità di risorgere a nuova vita e sulla cui testimonianza è stata fondata questa nostra Repubblica.
Ed ancora oggi, nel giorno del sessantesimo anniversario della Liberazione, tutta la rinnovata disponibilità della gran parte del popolo Italiano intende riaffermare ed attestare che pur considerando le molte cose che nel paese non vanno bene non ci sentiamo, come non si sono sentiti i nostri padri, dei delusi perché nessuno si è mai illuso che con la liberazione del nostro Paese fossero risolti automaticamente tutti i gravi problemi allora esistenti.
Sapevano bene, invece, i nostri padri che il loro lavoro sarebbe stato lungo e difficile e per questo motivo il loro ed il nostro impegno non poteva e non può che essere ininterrotto.
Si tratta ora di affrontare un ulteriore, difficile e delicato passaggio della nostra storia nazionale; si tratta di confermare e rinnovare le istituzioni, di consolidare il nostro sistema politico fondato sulle libertà democratiche e la giustizia sociale, di rafforzare la nostra unità nazionale al fine di essere in grado di esprimere tutte le nostre potenzialità di servizio in Europa e nel mondo.
Per questo antico e sempre attuale compito, oggi che non c’è più la gran parte dei padri fondatori, sentiamo maggiormente noi il dovere di essere in prima linea.
E quindi oggi, nel 60° anniversario della liberazione, vogliamo raccogliere il testimone che ci lasciano i “volontari della libertà e ribelli per amore “ ed impegnare , come loro ci hanno insegnato, tutte le nostre forze perché il processo di democrazia costituzionale nel nostro paese vada avanti e si completi sempre di più nel solco dell’insegnamento e dell’esempio che loro ci hanno lasciato.

MARIO SPEZIA

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