lunedì 25 febbraio 2013

Ad un incontro elettorale - Nota

Qualche giorno fa, intervenendo ad un evento associativo con un candidato già presidente della stessa associazione, ho lasciato allo stesso la nota che segue. Da buon italiano non sono stato capace di chiudere la nota senza chiedere un "favore": "quello di spiegare ai suoi futuri colleghi a non promettete più nulla agli Italiani e spiegare invece chiaramente che pasti a gratis non ce ne sono. "


Buongiorno Presidente,
sono un convinto cooperatore e un convinto liberale; per altro ho da tempo una età in cui si è poco inclini a facili entusiasmi, ma è con interesse che oggi incontro un candidato e probabile futuro senatore, pronto ad assumersi la responsabilità di partecipare al governo del Paese.
Oggi, più che porre domande specifiche ed “elettorali”, preferirei coinvolgerla in una riflessione più ampia sul nostro Paese.
Sebbene sia convinto che la politica abbia grandi responsabilità relativamente al passato ed al futuro del paese, nel corso degli anni mi sono però reso conto come sul ceto politico si siano riversate aspettative in buona parte eccessive; per essere del tutto franchi, ritengo che proprio alla base della nostra crisi ci sia l’eccesso di aspettativa nella politica e nei politici, per non dire nello Stato.
“Una volta venuti sul terreno della legislazione sociale, la politica diventa un perpetuo ricatto in cui a eterne concessioni fanno eco eterne richieste senza che s'introduca nella lotta politica un principio di responsabilità. Lo Stato viene corroso dal dissidio tra governo e popolo: un governo senza autorità e senza autonomia perché astratto dalle condizioni economiche effettive e fondato sul compromesso; un popolo educato al materialismo, in perenne atteggiamento anarchico di fronte all'organizzazione sociale.” Questo diceva Piero Gobetti nel lontano 1924 ma ritengo che lo stesso valga anche per gli ultimi anni trascorsi.
Ecco, ci siamo adagiati nella illusione che lo Stato facesse per noi, e ci siamo lasciati illudere che questo fosse pure gratis. L’immenso debito che oggi ci opprime è frutto di queste illusioni e di questi inganni.
Quindi, mi consenta, Presidente, di andare al di là delle sue proposte e di dirle francamente cosa mi aspetterei da un politico responsabile.
Nei tempi difficili che viviamo, una responsabile e lungimirante proposta di governo dovrebbe introdurre una profonda discontinuità con le politiche fino ad oggi praticate. Si dovrebbe puntare a rifondare il rapporto tra amministrazione statale e comunità nazionale, con una "ritirata" del pubblico ed una maggiore autonomia e responsabilizzazione dei membri delle comunità locali, imprenditoriali e professionali, e ovviamente delle famiglie, con il tutto sancito da una diminuzione drastica del carico fiscale e amministrativo.
Oggi non servono le vecchie ricette che ci hanno portato ad avere uno degli Stati più costosi (e meno efficienti) al mondo, e contemporaneamente ad avere una società sempre più in crisi.
Decenni di politiche pubbliche assistenziali (e a volte clientelari) hanno finito per creare circoli viziosi di assistenti e assistiti con la produzione di una voragine nella finanza pubblica. E proprio l’eccesso di carico fiscale e carico amministrativo indotti dal settore pubblico sono oggi tra le principali cause dell’impoverimento dell’Italia, della fuga (o chiusura) di aziende, persone e capitali, e quindi causa di quelle situazioni di bisogno che ancora oggi molti politici vorrebbero affrontare con le vecchie ricette. Quello che chiedo ad un politico responsabile è oggi di rompere questi circoli viziosi.
Mi è evidente la difficoltà nell’attuare un cambio di paradigma, ma mi auguro che grazie a politici responsabili e seri quale è Lei, si sappia portare l’attenzione sui seguenti punti:

  1. quali sono i servizi essenziali su cui deve concentrarsi lo Stato
  2. su quali elementi va costruito un budget nazionale sostenibile
  3. come potenziare la capacità della società di dare da se risposte a tutta la serie di esigenze e bisogni che impropriamente sono oggi a carico del settore pubblico.

Non le chiedo una risposta ora: mi auguro semplicemente che ne tenga conto quando sarà in Senato.
Le chiedo invece un unico favore: quello di spiegare ai suoi futuri colleghi a non promettete più nulla agli Italiani e spiegare invece chiaramente che pasti a gratis non ce ne sono. Sono certo che molti italiani saprebbero apprezzare, trovando in se le motivazioni e le energie per ritornare ad assumersi le proprie responsabilità, rimboccandosi le maniche come hanno saputo fare, in momenti ben più tragici, i nostri genitori.


Se mi è consentito concluderei leggendo qualche riga dal saggio sulla Libertà di J.S.Mill
“I mali cominciano quando il governo, invece di far appello ai poteri dei singoli e delle associazioni, si sostituisce ad essi; quando invece di informare, consigliare, e talvolta denunciare, impone dei vincoli, ordina loro di tenersi in disparte e agisce in loro vece. [...] A lungo termine, il valore di uno Stato è il valore degli individui che lo compongono [...] uno Stato che rimpicciolisce i suoi uomini perché possano essere strumenti più docili nelle sue mani, anche se a fini benefici, scoprirà che con dei piccoli uomini non si possono compiere cose veramente grandi; e che la perfezione meccanica cui ha tutto sacrificato alla fine non gli servirà a nulla, perché mancherà la forza vitale che, per fare funzionare meglio la macchina, ha preferito bandire.”

Carlo Annoni
14 febbraio 2013


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