Le lezioni su greci, romani, Crociate
di Gianfranco Miglio (a dieci anni dalla morte)
Dal Corriere della Sera
19 luglio 2011
La tesi di Carl Schmitt, in base alla quale tutte le sintesi politiche si formano mediante un processo di esclusione di una porzione di umanità contro la quale si fa effettiva o potenziale la guerra, è confermata a distesa dall' esperienza storica.
Infatti, se consideriamo le prime sintesi politiche che si formano in Occidente, le poleis della Grecia classica, vediamo come proprio la fase di aggregazione sia contemporanea e connessa strutturalmente all' ostilità esterna.
Gli storici per molto tempo si sono domandati perché le popolazioni greche non si fossero riunite in una sola comunità nazionale, ma coagulate in unità territoriali ridotte come le poleis . La verità è che la conflittualità è stata il modo per creare il legame politico.
L' unione tra un certo numero di uomini la si è avuta soltanto mediante l' esclusione, mediante l' istituzionalizzazione del conflitto.
Le poleis greche nascono a tal punto legate alla conflittualità, che la guerra è addirittura periodica, endemica.
Il conflitto è quello che consente di tenere insieme la sintesi politica, di scoprire di essere amici confrontandosi con dei nemici.
Naturalmente quando le poleis greche ebbero il nemico addirittura in casa, quando cioè l' Impero persiano mandò le sue masse di armati, le sue navi, alle porte delle poleis greche, il nemico per eccellenza fu il persiano.
La conflittualità accompagna poi costantemente la storia della sintesi politica romana. Gli storici si domandano perché i romani fossero costantemente in armi.
Dapprima lottano contro le popolazioni italiche che stanno attorno all' Urbe, alla civitas romana, poi a poco a poco, in conflitto con le popolazioni più periferiche, conquistata e unificata la penisola italiana, si estendono senza sosta in tutto il mondo classico, portando ovunque le loro armi: anzi, sono una macchina di guerra, nella quale essere cittadino significa essere inizialmente contadino-guerriero e poi cittadino impegnato a tempo pieno nell' esercizio delle armi.
Tutta la storia del Medioevo occidentale conferma la tesi di Schmitt. Il momento in cui il Papato riesce effettivamente a esercitare la sua sovranità su tutta l' Europa e a unificarla, a far sentire tutti uniti i cristiani sotto lo scettro temporale del Papato, è l' epoca delle grandi Crociate.
Cosa sono queste ultime se non un modo per tenere unita la cristianità andando a cercare il nemico?
Qui si scopre una regolarità subordinata, di grande importanza: in certi casi una sintesi politica il nemico «ce l' ha addosso».
Questa condizione si ha quando i greci devono combattere i persiani che gli vengono in casa; ma nel caso delle Crociate il nemico viene cercato: si va a liberare la Terrasanta, si va a cacciare gli infedeli.
Il nemico cioè, quando non è a portata di mano, lo si inventa. Solo questo inventare il nemico rende possibile la sintesi politica.
Questa catena di prove inconfutabili si allunga attraverso tutta l' età moderna fino ai giorni nostri.
Nel caso italiano, ad esempio, nella seconda metà del secolo XIX, quando si esauriscono le conflittualità che consentono alla classe politica liberale di contrapporre la nascente nazione italiana agli stranieri, che sono visti come diversi, come nemici (gli austriaci, gli oppressori esterni), perché la sintesi politica ormai è fondata, la conflittualità esterna si sposta sui nemici dell' impero coloniale. Così si spiegano le guerre con gli abissini.
L' insuccesso di questa politica spiega l' inizio di quella conflittualità interna che si traduce nelle grandi insurrezioni della fine del secolo e nella crisi della frazione di classe politica al potere.
I grandi conflitti sociali dell' Ottocento sono tentativi, da parte di nuove frazioni della classe politica, di gettare le moltitudini contro la frazione di classe politica al potere.
Questo viene fatto con la contrapposizione drastica, quasi razziale, tra proletariato da una parte e borghesia capitalistica dall' altro.
Vedremo che questa contrapposizione si radica in un nuovo mito, l' idea di «classe», che si colloca accanto a quello di «nazione».
Contrasti di questo genere si vedono anche durante le dittature del secolo XX.
Lo scontro tra classi politiche al potere vive e si alimenta della contrapposizione ideologica al nemico esterno, che è perenne, che va continuamente combattuto e che continuamente risorge, per una vicenda senza fine.
Quello che va rilevato è che questa contrapposizione è solo a tratti reale. Soltanto saltuariamente il nemico esiste realmente, tanto che quando non esiste lo si va a cercare.
Il nemico è in gran parte inventato, costruito.
Queste contrapposizioni infatti sono indispensabili per fare politica e di conseguenza vivono indipendentemente da una loro radice reale. Al punto in cui è arrivata la nostra ricerca, è essenziale stabilire l' ipotesi di un nesso fra le categorie del «politico», cioè il carattere conflittuale di ogni aggregazione politica, il suo carattere esclusivo e l' oggetto dell' obbligazione politica, che è quello di garantirsi l' esistenza.
Il nesso è costituito dal fatto che, ordinariamente, la garanzia per l' esistenza la si ricerca a carico del nemico vinto.
Così come ogni individuo provvede alla propria sussistenza, a soddisfare i suoi bisogni, normalmente mediante i rapporti di contratto-scambio, scambiando, ottenendo prestazioni e beni in cambio di beni e prestazioni propri, la garanzia esistenziale è data essenzialmente dall' obbligazione politica.
Nell' obbligazione di questo genere si cerca di garantirsi la soddisfazione dei bisogni positivi o negativi che non si sono ancora concretizzati, ma che si sa che entreranno nel gioco della nostra esistenza.
Il nesso fondamentale che lega queste due regolarità che abbiamo scoperto è precisamente il fatto che normalmente la garanzia la si richiede a carico del nemico vinto, cioè a spese degli elementi esterni alla sintesi politica, sui quali viene fatto ricadere l' obbligo di provvedere ai bisogni dei membri della sintesi politica vincitrice.
Ecco l' origine generale delle forme storiche istituzionali di servitù, di obbligazione.
In questo modo allora si scopre come nelle forme più elementari e primitive la schiavitù, in seguito alla guerra, per effetto della vittoria di un gruppo su un altro, diventi fattore costitutivo dell' economia di questa società.
I membri del gruppo vinto vengono costretti a comportarsi (a dare prestazioni in natura, a produrre beni e via dicendo) a vantaggio dei vincitori. Può sembrare che questo fenomeno sia caratteristico soltanto di società primitive, anche se sappiamo che grandi civiltà come quella classica o quella medievale hanno conosciuto forme istituzionali del genere, ma scopriremo che il vivere a spese del nemico vinto è una realtà che si ramifica al di sotto di tutta la nostra esistenza.
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