domenica 18 settembre 2011

Cosa fare di fronte al “non mollo”?

di Emanuele Macaluso
sabato, 17 settembre 2011
Ieri abbiamo pubblicato come editoriale la lettera di Claudio Petruccioli, a me indirizzata, perché la questione messa al centro del suo scritto è, effettivamente, centrale per il paese. Parlo del «non mollo» di Berlusconi, ribadito con incredibile arroganza, ieri sul Foglio, e il conseguente comportamento delle forze politiche e sociali, dei giornali e dei giornalisti (sono stato chiamato in causa, da Claudio, con gentilezza e affetto), e più in generale della pubblica opinione.

Cosa fare di fronte al «non mollo» di un presidente del Consiglio screditato e impresentabile in Italia e all’estero? Di un presidente del Consiglio che in questo stato continua ad ottenere voti di fiducia a ripetizione dalla maggioranza in Parlamento? È questo il tema che avevo affrontato nel mio editoriale di venerdì scorso, dicendo anche che «i richiami del Quirinale, volti a mantenere gli equilibri costituzionali valgono per tutti». E aggiungevo: «Sappiamo bene che un governo screditato, in Italia e all’estero, responsabile principale delle anomalie di cui parliamo non può guidare l’inversione di tendenza. È vero, l’Italia ha bisogno di un altro governo. Ma questo non può essere un alibi per nessuno: nelle istituzioni, e anche nella magistratura, ognuno faccia il suo dovere. Oggi e non domani».
Claudio obietta: «Non è un alibi anche richiamare a rispettare gli equilibri costituzionali e a fare il proprio dovere, sapendo benissimo che c’è uno che non lo fa, non l’ha fatto, ripete continuamente che non lo farà - e per togliere ogni dubbio - si comporta di conseguenza?».
Ma, caro Claudio, proprio perché c’è uno, che è presidente del Consiglio, e che, come scrivo, è al centro delle anomalie politico-costituzionali, occorre che tutti, nell’agone politico e nelle istituzioni, mettano in evidenza le anomalie, con atti e comportamenti che rispettino le regole e gli equilibri cui faccio riferimento.
Non sempre avviene. E si concede qualche alibi per fare scrivere, come fa Giuliano Ferrara, che c’è «un braccato perché ci sono dei bracconieri»: il vittimismo è una componente politica del berlusconismo.
Ancora. Ribadisco che c’è una contraddizione, colta da tutti i commentatori, ieri la metteva in evidenza Pierluigi Battista sul Corriere, tra il Parlamento che vota la fiducia a un leader che nel paese, giorno dopo giorno, è contestato non dai centri sociali, ma dall’area moderata. E c’è un centrodestra che, come dice Battista, non è in grado di «chiudere un capitolo della storia politica italiana e aprirne un altro in cui il suo elettorato possa riconoscersi».
Ormai giornali moderati, forze sociali moderate (la Confindustria), sindacati, e personalità della cultura dicono quel che tu, Claudio, chiedi: il paese ha bisogno di un altro governo. Lo dicono tutti, ognuno con il suo stile tenendo conto delle forze che rappresenta, ma la sostanza è univoca. Giustamente scrivi che la contraddizione non può risolversi come vorrebbe Asor Rosa (un golpe dei carabinieri. Autorizzato dal presidente della Repubblica!).
C’è invece chi rimpiange il Re che usò l’ambulanza per cacciare Mussolini, e chi, più moderatamente, invoca l’Aventino. Io penso che occorre la lotta politica: forte e chiara, ma rispettosa della Costituzione. E se in Parlamento la maggioranza, per motivi come sappiamo, non nobili, concede la fiducia, devi rispondere con l’iniziativa politica. Non ci sono scorciatoie. E non lo è certo un’aula di Tribunale che deve svolgere il suo ruolo con autonomia e solo in nome della legge. E mi pongo un interrogativo: il centrosinistra riproponendo il “nuovo” Ulivo la “nuova” Unione prodiana dà un contributo a indicare un’alternativa credibile?

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