giovedì 28 luglio 2011

La tentazione

La notizia del giorno è sicuramente l'appello al "patto per la crescita" .
Che alcuni tra i "poteri forti" Italiani si decidano per un appello pubblico alle parti sociali e al richiamo della "responsabilità di tutti" è senz'altro una notizia che merita attenzione.

E' in parte un auto-appello (non sono i firmatari stessi i rappresentanti di buona parte delle "parti sociali"?) ed in parte potrebbe leggersi come una auto-assoluzione (la "responsabilità di tutti" tende a suonare come "tutti siamo responsabili della situazione, quindi nessuno in particolare").
Legittimo quindi avanzare dei dubbi sul reale spirito dell'appello.
Se abbiamo memoria noteremo che tra i firmatari ci sono alcuni soggetti la cui caparbia e tenace azione nella difesa degli interessi particolari si è spesso concretizzata in difese corporative, cartelli e mercati a basso tasso di concorrenza, e di questo l'appello non porta alcuna traccia di autocritica.
Non vorrei perciò che l'appello, nella testa di alcuni dei firmatari, mascherasse la spinta ad un colpo di spugna sul passato, una sorta di amnistia generale in cui alla soluzione progressiva e di lungo periodo, la modernizzazione strutturale del Paese, si contrapponga una semplice manovra sul debito; una manovra magari drastica, con un cocktail di misure su pensioni (dei lavoratori meno difesi, ovviamente) e stock privati (il parco buoi dei piccoli risparmiatori italiani), e che consenta una ripartenza del Paese limitandosi a far pagare il conto di qualche decennio di sprechi, ruberie e inefficienze sistemiche, al solito trinomio risparmiatori - lavoratori (principalmente autonomi e dipendenti privati dei settori aperti, nonchè disoccupati) - microimprese.
La storia di alcuni dei firmatari dell'appello potrebbe far propendere per la lettura maliziosa, in cui il richiamo alla responsabilità di tutti si traduce in un governo tecnico e/o di unità nazionale, che, con un colpo di spugna, riporti tutti ai meravigliosi anni della "Milano da bere", ai decenni del consociativismo politico-affaristico cementato su la capacità di indebitamento pubblico.
Ammetto di essere sospettoso, ma alcune frasi, come il richiamo alla "solidità dei fondamentali dell'Italia", mi autorizzano a pensare che essendo i "fondamentali" sani, il sistema, nella lettura dei firmatari, sia sano, e basti per l'appunto un colpo di spugna per tornare a crescere senza che nulla cambi in termini di rendite, scarsa concorrenza, ipertrofia burocratica, (in)giustizia civile, nepotismi e clientelismi, etc.

Sarà bene essere vigili e aspettare assunzioni reali di responsabilità, autocritiche, proposte concrete e fatti, prima di restituire credibilità al mondo dei "corpi intermedi" che del corporativismo (e del consociativismo partitocratico), e non della open-society, sono stati un tassello costitutivo.

"A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina", diceva il Divo Giulio...

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