sabato 9 ottobre 2010

Gli sgravi fiscali per i ricchi non favoriscono la ripresa. Meglio aiutare lavoratori e piccole imprese

di Paul Krugman
8 ottobre 2010
Il Sole 24 Ore

Io vivo in un contesto molto protetto, ma conosco ragazzi appena usciti dal college che non riescono a trovare un lavoro, uomini di più di 55 anni che hanno perso il lavoro e pensano che non riusciranno mai a trovarne un altro, famiglie che riescono appena a tirare avanti, terrorizzate da quello che potrebbe succedere se qualcuno dovesse ammalarsi. Di questi tempi siamo circondati da storie terribili.

Eppure, ci sono americani con lavori sicuri e redditi piuttosto alti che sono molto preoccupati per la loro sorte, perché c'è il rischio che il prossimo anno si ritrovino a pagare tasse un po' più alte se non verranno rinnovati gli sgravi fiscali temporanei a beneficio dei ricchi introdotti da George W. Bush quando era alla Casa Bianca. Prendiamo ad esempio il caso di un anonimo contribuente citato in un recente pezzo online dell'economista J. Bradford DeLong. Questa persona guadagna 450mila dollari l'anno, ha una famiglia di cinque persone e dopo aver pagato le bollette, il mutuo, le tasse e tutto il resto (comprese le rette delle scuole private per tre figli e i costi di una casa da un milione di dollari) rimane con appena qualche centinaio di dollari al mese di reddito disponibile. Secondo DeLong, questa persona è fermamente convinta che non dovrebbe pagare più tasse. «Non è giusto: lui non è ricco».

Come scrive lo stesso DeLong, «Non è ridicolo che una persona che ha un reddito nove volte superiore al reddito mediano si consideri un qualunque cittadino medio, un working American? Sì». Usando il calcolatore fiscale online del Tax Policy Center ho calcolato che la persona in questione, tanto preoccupata per il proprio futuro, il prossimo anno potrebbe effettivamente trovarsi a pagare più tasse (l'incertezza è dovuta al fatto che non conosciamo i dettagli della sua situazione familiare), ma probabilmente non più del 2 per cento del suo reddito. Dunque, come sottolinea DeLong, questa persona è arrabbiata, e non con i finanzieri, ma con «Barack Obama, che osa dire che il buco dei conti pubblici va colmato anche tassando lui».

Lasciamo da parte per un momento la storia del contribuente scontento e guardiamo il quadro generale. Gli sgravi fiscali temporanei per i ricchi sono una politica economica cattiva, che più cattiva non si può. Perché? La teoria economica elementare ci dice che un contribuente ricco accantonerà la maggior parte dei soldi che ricava da uno sgravio fiscale temporaneo, invece di spenderli. E se è vero che una proroga di due anni di questi sgravi fiscali, come propongono i Repubblicani, non farebbe crescere il debito tanto quanto una proroga permanente, resta il fatto che sarebbe molto più costosa per l'economia di misure come i sussidi di disoccupazione e gli aiuti alle piccole imprese; che invece sono molto più utili per l'economia. (Traduzione di Fabio Galimberti)

Nessun commento:

Posta un commento