di Valerio Zanone
da http://valeriozanone.posterous.com/
La giornata dell'Europa che si celebra il 9 maggio nell'anniversario della Dichiarazione Schuman non trova di solito ospitalità nei mass media. Quest'anno invece l'Europa è finita sulle prime pagine, ma non per il sessantennio della dichiarazione con cui il ministro francese poneva la prima pietra alla comunità del carbone e dell'acciaio. Il 9 maggio 2010 e nei giorni seguenti è stata forse posta un'altra prima pietra, quella della governance economica che in futuro dovrebbe evitare all'unione europea di tappare i buchi delle finanze statali soltanto dopo esserci cascata dentro.
Da anni in tutti i documenti del Movimento Europeo si insiste sul fatto che l'unione monetaria resta zoppa se non è accompagnata dal conferimento alle istituzioni comunitarie di poteri sufficienti a stabilizzare l'eurozona ed a finanziare gli investimenti per la crescita (reti europee per l'energia e le grandi comunicazioni, green economy, formazione reaccordata alle nuove professionalità). Ma anche dopo la faticosa ratifica del Trattato di riforma e nelle stesse trattative per il salvataggio dell'euro il metodo resta quasi totalmente intergovernativo, e il rapporto dei partiti con gli elettori resta dovunque nazionale. La cancelliera Merkel ha ritardato il soccorso alla Grecia per timore degli elettori della Renania, che l'hanno castigata lo stesso. L'Economist, lettura settimanale dei liberali di mezzo mondo dal tempo dei tempi, ha voltato l'ultima settimana la schiena a Clegg e optato per i conservatori, per premiarli di essere, a differenza dei liberali, ostili alla moneta europea. L'Europa sembra l'ultima barca di salvataggio in caso di naufragio; fra le fotografie da passare alla storia si è vista quella del Partenone occuipato dai comunisti, con uno striscione bilingue che chiedeva all'Europa di risorgere.
Sono sempre le crisi e le recessioni a convincere i recalcitranti per rimettere in moto la costruzione europea. Fù così dopo lo shock petrolifero dei primi anni settanta, e può esserlo nella crisi attuale, che non si risolverà soltanto negli interventi per il controllo della finanza pubblica. E' la costruzione dell'unione politica che deve essere riattivata, utilizzando i nuovi strumenti del Trattato per attivare la cooperazione fra chi ci sta.
L'obiettivo realistico è anzitutto l'attuazione del Trattato. E' passata sotto silenzio l'efficacia giuridica finalmente riconosciuta alla Carta dei diritti.E' tempo di portarla fra i giovani, nelle scuole, perchè i suoi principi, quelli classici dell'ottantanove e quelli innovativi come la dignità e la giustizia, non restino fra le nuvole ma divengano referenti concreti della cittadinanza attiva.
E' tempo di avviare la parte del Trattato che è uscita meno scorticata dalle cesoie dei governi, la politica estera e la difesa comune. Il consiglio italiano del Movimento europeo ha dedicato alla PESD due convegni di buon livello, l'ultimo d'intesa con i giovani federalisti l'11 maggio, come celebrazione della Dichiarazione Schuman.
Questo è il punto: l'Europa non può unirsi solo per proteggersi dagli attacchi degli speculatori. Se deve prevalere sugli egoismi nazionali, che in qualche misura sono pur sempre "sacri" o almeno legittimi, deve conservare in se stessa l'ispirazione delle origini.Essere capace come scriveva Schuman nel 1950 degli "sforzi creativi proporzionali ai pericoli che la minacciano".
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