da Corriere della Sera del 23 novembre 2009
di Andrea Garibaldi
«La rottura di Fini con il centrodestra - dice Francesco Rutelli - è profonda».
Fini ha chiamato «stronzo» chi è razzista.
«Quella parolaccia contro Bossi esprime malessere, esasperazione. Non credo sia possibile ricucire. La Lega nel governo pesa sulla credibilità dell’Italia in Europa. Può Fini stare ancora assieme alla Lega? Credo di no. Oggi immigrazione e integrazione definiscono molti dei nuovi confini politici».
Come reagisce la politica?
«La metamorfosi di Fini è profonda. Il suo nome richiama la legge Bossi-Fini. È il più importante esponente della destra italiana. Rompe con la xenofobia, proprio mentre a destra si radicalizzano le posizioni intolleranti, si vogliono negare ai musulmani i luoghi di culto, si insulta Maometto. Ieri Fini aveva rotto con il fascismo, ora arriva a mettere in discussione la leadership di Berlusconi».
Francesco Rutelli è in mare aperto. Appena uscito dal Partito Democratico che aveva fondato, creatore di una nuova realtà politica, l’Alleanza per l’Italia. Mostra qui il suo volto «laico», attento alla divisione Stato-Chiese, ma preoccupato anche per influenze opposte alla tradizione e alla cultura italiane. Segue con molto interesse le trasformazioni del suo antico rivale per il Campidoglio (anno 1993), Gianfranco Fini.
Un alleato per il futuro?
«Ho già detto: la rottura di Fini è un fatto importante».
Intanto, a sinistra?
«A sinistra manca consapevolezza: molti mondi islamici sovrappongono il primato della religione rispetto alle istituzioni e alla vita politica. Si chiama hakimiyya, la sovranità di Dio, alla cui volontà tutto è sottomesso. Altro che le polemiche piccine verso un Vescovo cattolico che si esprime sulla bioetica! Quella è la negazione totale della laicità e della libertà. Ebbene, la si sottovaluta in nome di un vecchio, datato e superficiale multiculturalismo».
Multiculturalismo è l’idea di far convivere nei paesi occidentali le differenti culture, con tradizioni e riti.
«Non va confuso il necessario, prezioso incontro tra culture, con l’astratto dogma multiculturale, che pretende di parificare ciò che pari non può e non dovrà essere. Nel Regno Unito, in Germania, in Canada è in atto una forte autocritica sul multiculturalismo. In Olanda, dal libertarismo di massa si sta passando alla xenofobia di massa. Tutti vediamo la crisi dei grandi vertici internazionali e la difficoltà del nuovo multilateralismo di Obama. In un’Europa rimpicciolita, rannicchiata, torna la tendenza a rinchiudersi nei confini nazionali».
E quali sono le conseguenze?
«Una sfida tra xenofobia e liberalismo, tra esclusione e integrazione. Noi dobbiamo sposare l’Islam moderato e valutare a fondo la larga parte di Islam che esclude laicità e pluralismo, un nucleo sostanzialmente estraneo alla democrazia».
Di questo non si parla nelle proposte di legge presentate sulla cittadinanza.
«Una nuova legge deve contenere l’obbligo per chi voglia diventare italiano, o voglia ottenere il diritto di voto, di una dichiarazione-giuramento che coinvolga anche la separazione tra religione e Stato. Non basta un riferimento generale ai principi costituzionali».
Sarebbe sufficiente?
«Sarebbe un momento simbolico alto. Ma so che la cittadinanza deve accompagnare l’integrazione, sulla strada aperta dai ministri Pisanu e Amato. E cittadinanza in Italia deve significare anche uguaglianza tra uomo e donna. La dignità della donna è un punto di diversità fondamentale rispetto all’Islam».
E la cittadinanza in 5 anni proposta da Fini?
«Gli anni di attesa si possono ridurre, ma il criterio dell’anzianità non soddisfa. Vanno introdotti anche criteri “qualitativi”».
La «cittadinanza a punti» di cui parla il ministro Sacconi?
«Sacconi ha ragione quando dice che la cittadinanza è un traguardo. Ma i “punti” dovrebbero essere trasparenti e precisi, se no annegano nella burocrazia».
Quale sarà la sua parte?
«Mi sforzerò di dare contributi che aiutino il campo liberale e riformatore a sconfiggere posizioni magari vantaggiose dal punto di vista elettorale, ma sbagliate e pericolose».
Come procede la costruzione di Alleanza per l’Italia?
«Ci sarà a Parma l’11 e 12 dicembre la prima riunione nazionale. Ogni giorno porta un fiume di nuove adesioni».
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