Ieri l'Istituto Bruno Leoni, think tank liberista, ha dedicato un suo Focus alla vicenda
di Marco Valerio Lo Prete
Il Foglio
Da Il Foglio, 23 settembre 2009
Il 4 settembre scorso, Mister Prezzi - leggi "Garante per la sorveglianza dei prezzi", istituito dalla Finanziaria 2008 - ha convocato i gestori di telefonia mobile per discutere delle loro tariffe per gli Sms. L'idea sarebbe quella di portare il prezzo massimo di ogni messaggio dagli attuali 15 centesimi a 11 (più Iva), in linea con quanto deciso dalla Commissaria Ue per la società dell'informazione e i media, Viviane Reding. Una proposta popolare, verrebbe da dire. Eppure non mancano le voci critiche.
Ieri l'Istituto Bruno Leoni, think tank liberista, ha dedicato un suo Focus alla vicenda. Il titolo è significativo: "Il prezzo del giusto prezzo". L'autore, Luca Mazzone, parte da una considerazione generale, quella della "realtà di un mercato che, a meno di 15 anni dalla liberalizzazione, ha visto i prezzi diminuire in maniera continuata e significativa, a tutto vantaggio dei consumatori". Ora però il controllo dei prezzi a tavolino rischierebbe di interrompere questo processo virtuoso. La pratica dei price cap, come avvenuto per la telefonia fissa, renderebbe cronico il livello di concentrazione nel mercato: "Dedicandosi al controllo dei prezzi si sono forniti gli incentivi sufficienti all'incumbent per offrire prezzi tali da rendere difficoltosa l'entrata a nuovi soggetti". Non solo, occorre tenere conto - spiega sempre l'Ibl - del cosiddetto "waterbed effect", ossia dei "successivi aumenti di prezzi delle altre componenti del servizio". Accadde già all'indomani della decisione del ministro Pierluigi Bersani di abbattare i costi di ricarica del cellulare: "Un esempio evidente di waterbed effect è dato dal cambiamento dei piani tariffari operato da Wind, con il passaggio da 'Wind 10' a 'Wind 12 senza scatto (19 c/m)' a 'Wind senza scatto (24c/m)' nelle settimane successive all'entrata in vigore del Decreto Bersani. Allo stesso modo, sebbene con tempi differenti, anche le altre compagnie hanno adeguato i piani tariffari, aumentando i costi di alcuni servizi, annullando la maggior parte delle offerte". In definitiva, secondo Mazzone, "sarebbe lecito sospettare della logica sottostante l'attenzione particolare ad un aspetto molto marginale della tariffazione, che è quello del prezzo massimo del servizio di messaggistica, quando gli utenti sono soliti servirsi di una grande varietà di offerte, piani e servizi in bundle che riducono l'importanza di avere il prezzo massimo a 15 centesimi. Come nel caso del decreto Bersani, viene da pensare che l'obiettivo sia più fare il colpo sensazionale che migliorare il benessere dei consumatori".
Su un punto è d'accordo anche Emmanuele Somma, uno dei più attivi animatori della comunità del software libero in Italia, programmatore e direttore di riviste tecniche del settore nonché dirigente della neonata associazione AgoràDigitale: "Calmierare i prezzi è inutile, ma è difficile sostenere che il costo di trasferimento dei 160 byte di un messaggio Sms in Italia costi oltre 10 centesimi quando quello per spostare un Gigabyte di dati su Internet da un lato all'altro della terra è virtualmente nullo". Detto questo, secondo Somma anche il focus Ibl è "carente", perché non tenta nemmeno di rispondere a una domanda decisiva: come mai inviare un Gigabyte di dati su Internet costa virtualmente nulla, mentre un Sms - che è circa 6 milioni di volte più piccolo - viene fatto pagare più di 10 centesimi? "Gli operatori danno servizi di comunicazione non-neutrali rispetto ai contenuti e li prezzano in modo arbitrario - spiega Somma - se fossero in concorrenza con i servizi basati su Internet non potrebbero permetterselo. Si stanno impegnando molto, ma invece di dare ai cittadini modo di accedere ai servizi concorrenziali e meno costosi di Internet, cercano di distruggere anche la neutralità di Internet per farla diventare un Far West di tariffe in cui nessuno può capire quanto costa quel che compra, come con i cellulari".
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