lunedì 15 giugno 2009

UN MODESTO SUGGERIMENTO PER GLI AMICI DEL PD

Le recenti (e sconcertanti) esternazioni di alcuni personaggi del PD mi hanno convinto a scrivere questo intervento.
Le considerazioni che svolgo non sono nel particolare rivolte contro alcun dirigente o personaggio, ma indicano una direzione di rinnovamento ad un partito in crisi, ma oggi insostituibile nel cercare una alternativa alla destra populista berlusconiana.
Carlo Annoni

Pubblicato su Libertà 14/6/09

Dopo il diluvio delle politiche 2008, appena mascherato dall'effetto voto-utile, ecco un altro disastro elettorale che colpisce il PD.
Diversamente dalla proclamata "vocazione maggioritaria", il PD alle Europee prende circa un voto su 4 a livello nazionale e provinciale.
Perchè non risulta convincente questo PD? Perchè un elettore potenzialmente di centro-sinistra dovrebbe votare PD, questo PD? [Parlo ovviamente di un elettore modernamente di centro-sinistra, cioè un elettore consapevole che senza economia di mercato non ci sia progresso, ma consapevole che senza coesione sociale il progresso sia illusorio.]
A queste domande le risposte possono essere varie e non necessariamente alternative: ad esempio la proposta del PD può essere vista come non convincente rispetto alle esigenze (e alle paure) degli Italiani. Oppure può essere che il PD, che per l'elettore è in primo luogo rappresentato dal suo gruppo dirigente (nazionale e locale), non risulti credibile, a prescindere dal merito delle proposte.
In un caso (il merito) come nell'altro (le persone) le ragioni stanno tutte nell'ambito di responsabilità degli uomini. Il PD è in crisi quindi non per un "Destino cinico e baro" ma per scarsità di analisi, debolezza nell'elaborazione politica, incapacità nel selezionare gruppi dirigenti.
In questa situazione, gli amministratori locali di centro-sinistra che affrontano le elezioni si trovano battuti al di là dei propri meriti e demeriti.
Quando gli unici successi non episodici si hanno nella enclave toscano-emiliana, è evidente che il problema non sta negli amministratori (almeno non nella generalità dei casi) ma nella politica.
Di questo il PD, che nel bene e nel male del centro-sinistra è al momento l'attore principale, deve prenderne atto.
Traendone magari qualche conclusione, quale quella che un Partito ancora dominato da funzionari e burocrati non abbia non tanto la capacità di risolvere i problemi dei comuni mortali, ma neanche quella di capirli.
Quanti voti ha perso il PD (e in genere il centro-sinistra) ogni volta che Berlusconi ha ricordato agli Italiani quanti pochi dirigenti del PD avessero mai "lavorato"?
Ecco, il PD dovrebbe mettere da parte i burocrati vecchi e giovani che ancora dominano il Partito, e questo prima che lo facciano gli elettori togliendo al partito la residua fiducia.
Perchè l'innovazione, che ha spesso caratterizzato i messaggi della comunicazione del PD, venga percepita come reale e positiva e non come pubblicità ingannevole, il PD deve essere capace di rinnovare sul serio i quadri e gruppi dirigenti locali e nazionali, inserendo in modo massiccio figure veramente provenienti dalla società, magari da quei gruppi sociali (i "produttori") che il PD dice di voler rappresentare.
Come non farebbe male ai sindacalisti professionisti tornare periodicamente nelle fabbriche a lavorare, così farebbe bene a tutti i professionisti della politica (che non mancano neppure nella piccola Piacenza) alternare l'esperienza politica con l'esperienza di lavoro.
Aiuterebbe costoro a capire i bisogni, le esigenze ed i desideri degli uomini e delle donne italiane, molto più di qualche decina di convegni.
E si farebbe finalmente posto a persone che la realtà dell'elettorato la vivono tutti i giorni.

Ammetto, il mio è un contributo non richiesto, ma che ritengo doveroso per chi come me vuol credere in un centro-sinistra di nuovo capace di vincere. E un centro-sinistra vincente richiede l'alleanza tra un ancora inesistente (purtroppo!) soggetto laico-liberale, e un soggetto forte e vivo di una sinistra moderna, riformatrice, che oggi solo il PD può aspirare a rappresentare.

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