da Il Sole 24 Ore del 31 gennaio 2009
di B. F.
Walter Veltroni difende lo sbarramento al 4% per le europee. Anzi, si «augura» che serva a ostacolare la frammentazione e a favorire una «dialettica unitaria» tra i partiti a sinistra del Pd. Lo ripete anche davanti ai cartelli e agli striscioni di protesta di una ventina di esponenti di Rifondazione e del Pdci, che lo attendevano a Torino e con i quali si intrattiene assieme a Piero Fassino. «Unitevi e ce la farete», è il ragionamento di Veltroni secondo cui, contrariamente a quanto avvenuto nelle politiche del 2008, i grandi partiti questa volta non saranno favoriti dal «voto utile» visto che in ballo non c`è la guida del governo. Parole che finora non hanno però convinto i partitini della sinistra, che continuano a minacciare la rottura delle alleanze per le amministrative e che ieri hanno dato vita aduna protesta abbandonando i consigli provinciali. L`accusa mossa a Veltroni è di essersi accordato con il nemico (Silvio Berlusconi) pur di farli fuori ma dal Pd smentiscono. E per essere più credibili offrono la disponibilità ad accogliere nelle liste democrat anche quella parte della sinistra riformista che al momento gli ha dichiarato guerra. «Se sarà introdotto lo sbarramento - conferma Marina Sereni, vice capogruppo alla Camera dei democratici - credo dovremo essere disponibili ad aprire le nostre liste ad altre forze riformiste». Discorso che ribadisce quanto sostenuto ieri sul Corriere della sera dal veltroniano Goffredo Bettini che spiega: «La vocazione maggioritaria in nessun momento deve significare solitudine o pretesa di annessione o di prepotente egemonia». Un segnale rivolto soprattutto ai socialisti di Riccardo Nencini, alla Sinistra democratica e forse anche ai Verdi. Veltroni però deve fare i conti anche con il dissenso interno. I dalemiani hanno fatto capire (vedi La Torre) che l`accordo sul 4% gli va stretto e non sembrano intenzionati a deporre le armi. Tant`è che Pierluigi Bersani non nega di correre per l`eventuale successione a Veltroni: «Ho qualche idea su come rafforzare il progetto del Pd e certamente quando sarà il momento dirò le mie idee». Bersani pensa al congresso post europee. Ma da Torino arriva la replica di Fassino che definisce «autolesioniste» le sue parole perché «la gente ci chiede unità». Ad attaccare Veltroni sono però soprattutto gli ulivisti. Ieri Franco Monaco ha definito l`intesa con il Pdl «un`operazione tutta in perdita per il partito democratico». Di più: «La prepotenza sulla legge elettorale, da parte del Pd, - aggiunge Monaco - è figlia della paura e della debolezza del partito e della sua leadership». E l`unico motivo per averla accettata è che «serve a Veltroni e dunque a Berlusconi». Intanto, i tentativi di aggregazione tra i "nanetti" sembrano per ora infruttuosi. Nencini propone una «alleanza che vada dai Radicali (scettici) al
movimento di Vendola, dai Verdi a Sinistra Democratica» e Oliviero Diliberto per il Pdci fa sapere che «sono in corso intensissimi colloqui con i dirigenti di altri partiti». Ma i Verdi bocciano l`ipotesi del leader del Pdci definendola «vetusta» e chiarendo che «il Sole che ride non correrà mai in una coalizione dove c`è anche la falce e martello». Qualche tensione si registra anche sul fronte del centrodestra. L`Mpa di Lombardo non nasconde l`insofferenza per un accordo che inevitabilmente lo taglia fuori e si dice pronto «ad aprire agli apporti di quanti rischiano di essere cancellati dal sistema politico, anche europeo, di qualunque colore politico, anche perché i colori stanno sbiadendo sempre di più». Critiche arrivano anche dal Nuovo Psi e dai repubblicani di Nucara e soprattutto da La Destra di Storace e Buontempo secondo cui Pd e
Pdl vogliono impedire ai «piccoli» di raccogliere le firme.
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