venerdì 11 marzo 2011

Intervento di Mario Spezia su documento pluriennale di mandato della Camera di Commercio di Piacenza

Segnalo l'intervento effettuato da Mario Spezia il 7/3/2011 in qualità di consigliere della Camera di Commercio di Piacenza. L'intervento concerne il programma pluriennale di mandato della Camera stessa.
Al di là della valutazione sulla utilità o meno del sistema delle Camere di Commercio nell'Italia del 2011 (vedi recenti misure governo Zapatero) ritengo che nell'attuale situazione le Camere di Commercio siano elemento centrale nella espressione del mondo economico locale, se non altro per le ingenti risorse direttamente o indirettamente controllate; deve quindi essere necessario affrontare in modo approfondito e analitico la questione del "che fare" come Camera di Commercio.
Il programma di lavoro e, come giustamente sottolinea Spezia, il sistema di controllo della sua realizzazione, non possono essere demandati ad un pugno di attori: vanno invece affrontati alla luce del sole e in modo approfondito e ampio. Spero quindi che la pubblicazione di questo intervento solleciti una partecipazione ben più ampia di quella attualmente vista.
C.Annoni

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Per venire al tema proprio di questo incontro, voglio anche io rimarcare l’importanza del documento pluriennale di mandato quale strumento di programmazione indispensabile per la definizione degli obiettivi camerali; strumento soprattutto oggi di fondamentale importanza proprio in presenza di un clima di incertezza economica che rende ancor più pregnante e decisiva per lo sviluppo del territorio l’azione della Camera di Commercio quale ente di sintesi del mondo dell’impresa e dell’economia.
Documento di programmazione e di definizione degli obiettivi a medio e lungo termine che però, per dispiegare al meglio la propria efficacia, deve prevedere necessariamente anche momenti di rendiconto e di verifica degli obiettivi. Chi è infatti quell’impresa o anche solo quella famiglia che dopo aver programmato il domani non si appresta a verifiche periodiche per vedere se è il caso di aggiustare e/o cambiare i propri progetti?
Quindi, al di la del fatto che vi sia o meno una normativa che lo preveda, sono a chiedere che i programmi 2005/2009 che ci sono stati consegnati, siano accompagnati dal resoconto della verifica dei risultati conseguiti.
Mi pare, inoltre, che quando si parla, in generale, di programmazione dobbiamo dividere in due gli obiettivi e le strategie: la prima legata alla visione che vogliamo e che prefiguriamo per l’intero territorio, che sicuramente deve essere il più possibile coordinata con gli altri Enti e Istituzioni territoriali.
La seconda più direttamente legata invece alla vocazione ed agli obbiettivi camerali.

Rispetto alla idea di sviluppo territoriale mi pare necessario definire, per delinearne gli obiettivi, cosa Piacenza si aspetta dal proprio futuro, e qui mi pare oramai condivisa una visione generale che punta al “mantenimento del territorio” per identificare un futuro legato agli aspetti del buon vivere e ad uno sviluppo sostenibile. Con ciò decretando la fine della cementificazione selvaggia degli anni 90 che ha visto la costruzione di milioni di metri quadrati di capannoni che sono stati destinati, per lo più, a semplici depositi senza così dare concrete risposte alla richiesta di lavoro locale delle nostre migliaia di pendolari.
Quindi la strategia oramai condivisa, e rappresentata nel Piano Strategico Vision 2020, è quella da un lato che tende ad agevolare al meglio il trasferimento quotidiano dei nostri pendolari (metropolitana leggera verso Milano) e dall’altro lato, quella di puntare sulle eccellenze produttive agricole, enogastronomiche, turistiche, culturali ed ambientali del nostro territorio (fra l’altro sono anche queste le linee guida individuate per l’Expo 2015).
Da tale visione generale ne consegue la impossibilità di continuare a proporre il collegamento pedemontano “pesante” (quattro corsie a pagamento) tra Castelsangiovanni e Fiorenzuola (perché anche per l’attraversamento Est-Ovest di Piacenza ci si sta indirizzando verso un terzo ponte sul Po che faccia deviare il traffico in arrivo da Torino sulla sponda Lodigiana verso Guardamiglio) come anche non ha più senso la richiesta dell’ulteriore creazione di “grandi” aree a destinazione produttiva a costi agevolati.

Per ciò che concerne, invece, le linee di mandato che riguardano gli obbiettivi diciamo più propri della Camera di Commercio, direi che il campo su cui lavorare riguarda proprio il mondo delle imprese.
Parto da una considerazione preliminare: il richiamo che da più parti viene fatto e anche oggi ne abbiamo avuto conferma da parte di qualche consigliere, è legato alla necessità di “fare squadra”, di “fare sistema”, di essere coesi e uniti , ecc., parole che da sempre sentiamo e spesso proprio dalle stesse persone, senza risultato alcuno. Non ci pare il caso, a questo punto, di approfondire l’argomento chiedendoci cosa non funziona e perché? Io direi che la questione è strettamente legata non tanto alla mancanza di volontà dei piacentini, quanto alla debolezza endemica del nostro sistema di imprese; infatti dove si fa squadra? La dove esistono, come a Parma, aziende leader che fanno da traino.
Ritengo quindi che, per cambiare marcia, invece che continuare a dire sempre le stesse cose senza riuscire, o proprio forse senza “volere”, cambiare niente, bisogna sforzarsi di lavorare per irrobustire il sistema imprenditoriale locale.
Facendo cosa?
Prima di tutto creando le condizioni per un libero mercato, realmente aperto e competitivo, fatto di regole rispettate e fatte rispettare, dentro le quali le imprese possano realmente dispiegare le proprie potenzialità e crescere valorizzando competenze e professionalità.
Perché non è così?
No!
A Piacenza vige un sistema consociativo che tende a mantenere in vita l’esistente, a garantire chi già occupa le posizioni; una difesa della rendita di posizione che non può originare, in positivo, nulla di nuovo ne di buono; anche se nel benessere economico degli anni passati poteva anche dare l’impressione di non produrre danni; ma la crisi ha messo, e ne sta sempre più mettendo, allo scoperto i limiti; ne è una evidente conseguenza la tacita accettazione per anni di un sistema scorretto che importanti dirigenti locali del comparto pubblico proprio dedito ai controlli, avevano costruito per aggirare le regole cerando gravi problemi, prima di tutto, alla leale e libera concorrenza fra le imprese proprio in un settore, quale quello dei servizi, così importante per il nostro territorio. Per questo motivo ho più volte chiesto e qui lo ripropongo che la Camera di Commercio, come ne è concessa la facoltà proprio dallo Statuto, si costituisca parte civile nel processo che si andrà presto a celebrare.
Ma non solo; stiamo anche assistendo ad altre indagini che fanno seriamente pensare al nostro come ad un territorio fortemente a rischio dal punto di vista dell’emergenza malavitosa, come ha recentemente ricordato, all’apertura dell’anno giudiziario, il Presidente del Tribunale di Bologna.
A questo bisogna ribellarsi e la Camera di Commercio, assieme alle associazioni di categoria, deve mettersi alla testa del cambiamento, altrimenti rischia di certificarne le procedure illecite.
Quindi come obiettivo di mandato chiedo che si ponga al primo punto la difesa ed il sostegno all’impresa con la messa in campo di tutte le azioni che si riterranno opportune, a partire da una apposita commissione consiliare che sostenga la libera e leale concorrenza, dando il via ad una nuova stagione della legalità; incoraggiando e sostenendo le imprese serie e virtuose e scoraggiando le altre. Ci pare questo un modo anche per scoraggiare la permanenza sul nostro territorio di chi non si comporta bene, a tutto vantaggio di quelle imprese serie e sane che saranno così maggiormente attirate.
Conseguenza di questo nuovo clima aperto e leale poi non potrà non essere rappresentato anche da un sistema territoriale in grado di dare risposte concrete alle richieste delle imprese; mi riferisco in particolare alla necessità che, finalmente, gli sportelli unici per le imprese inizino a funzionare a vantaggio di risposte certe e di celerità negli adempimenti. Il problema legato alla complicazione burocratica non è superabile continuando ad inseguire la chimera di una semplificazione burocratica che non riusciamo certamente a governare noi da Piacenza, ma attuando in trasparenza e con professionalità tutte quelle misure che possono “aggirare” il problema.
E’ chiaro che un sistema consociativo che non vuole cambiare nulla se non “fare delle chiacchiere” e basta, non può essere interessato realmente a sbloccare la situazione a vantaggio di qualcun altro, ma proprio per questo la scommessa deve partire dalla Camera di Commercio che altro interesse non può avere che quello di liberare il “mercato” ed “aprire” una corretta competizione imprenditoriale sul territorio.
Questo primario obiettivo deve poi essere accompagnato e sostenuto dalle necessarie risorse; risorse economiche che, fortunatamente, alla nostra Camera di Commercio non mancano; ma anche qui, e proprio per dare conseguenza all’azione, bisogna rivedere completamente il sistema di “elargizione” dei contributi; proprio i tempi incerti ci obbligano a lasciar perdere la miriade di interventi sovvenzionati a pioggia e senza una logica di sistema, per concentrare l’attenzione a significativi ed importanti progetti; ma non solo, anche le modalità distributive devono essere completamente riviste attraverso la costruzione di appositi bandi atti ad individuare i destinatari attraverso regole chiare, trasparenti e pubbliche, come si addice ad un Ente come il nostro che amministra i soldi della comunità.
Un altro obiettivo che ritengo indispensabile è quello legato, come molti hanno già ricordato, alla scuola e alla formazione; la Camera destina già, e giustamente, ingenti somme al sistema formativo universitario, questo ha prodotto risultati estremamente positivi ed ha notevolmente rafforzato la presenza universitaria nel nostro territorio; ma ora credo sia necessario, per venire incontro alle pressanti richieste delle imprese, di ritornare a rivolgere lo sguardo agli Istituti superiori soprattutto di indirizzo tecnico.
E’ questa un’attività che già qualche associazione sta facendo attraverso i propri centri di formazione, ma non è sufficiente; bisogna che le imprese ritornino ad avere la possibilità di incidere sugli orientamenti scolastici e di studio, in modo da agevolare ed aiutare sia i giovani che le imprese.
A questo proposito chiedo che la Camera deliberi l’adesione alla neonata Fondazione dell’Istituto Tecnico Superiore della mobilità che si è costituita alla fine dello scorso anno per dare seguito all’impegno che la Regione ha preso con vari territori proprio per sviluppare, attraverso corsi post-diploma fortemente ancorati come studi alle necessità delle imprese, la tematica di un corretto e rapido inserimento lavorativo delle nuove generazioni.
Piacenza è stata scelta quale sede regionale per la logistica e a ciò saranno indirizzati i corsi.
Quella logistica che proprio a Piacenza deve fare il salto di qualità per divenire uno dei punti di forza del nostro territorio attraverso la professionalizzazione degli addetti, ha bisogno anch’essa, per completarsi, di essere individuata quale obbiettivo strategico nelle linee di mandato camerali, per essere aiutata, in vari modi, a divenire sempre di più luogo della “gestione dei processi” invece che puro e semplice luogo di magazzinaggio.

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