mercoledì 11 febbraio 2009

Dopo Eluana, occorre un nuovo Emile Zola

Riprendiamo un intervento duro e critico, ma purtroppo ben fondato, dell'amico Gim Cassano.

Ricordiamo anche il sito di cui Gim Cassano è ispiratore e animatore, www.spazioliblab.it

Ci sarebbe da augurarsi, ora che Eluana Englaro non c’è più, che la discussione sulla questione delle scelte di fine vita venga sottratta all’inciviltà di cui sono state manifestazione le parole pronunciate nell’aula del Senato dal sen. quagliariello. Ma non sarà così.

Vi sono, a volte, nella storia dei Paesi, dei cosiddetti “casi”; che sono, ovviamente, innanzi tutto casi umani, ma sui quali si concentrano come in una parabola significati e conseguenze ben più ampi.

Ricordo ad esempio il “caso Dreyfus”; anch’esso costruito sulla menzogna ed alimentato dall’intolleranza (allora razziale, ed oggi religiosa); anch’esso fondato sul pregiudizio e sulla negazione di diritti; anch’esso indirizzato a conseguire obbiettivi politici di restaurazione autoritaria; anch’esso alimentato da una comunicazione volgare e servile; e che fu smontato solo dall’intervento di pochi coraggiosi e dal “J’accuse” di Emile Zola dalla prima pagina dell’Aurore.

E la politica pervertita ed eversiva procede, con accuse di omicidio e di complicità nello stesso. Non ci si può dunque sottrarre al dovere di esprimere un’opinione, non tanto sulla vicenda di Eluana Englaro e del suo sfortunato ed eccezionale padre, ma sui fenomeni politici, istituzionali e culturali che questa vicenda ha messo allo scoperto.

Intanto, appare evidente come quei cittadini italiani che hanno dato fiducia al PD vedendovi una sinistra moderna, liberal, riformista, concreta, se si vuole duttile nelle scelte ma ferma sui principii, non abbiano trovato rappresentanza in quel partito. Nell’emozione del momento, in molti commenti è sfuggito un fatto: quello, di non poco conto, che nei momenti cruciali il PD non sa cosa fare.

Ogni volta che si tratti di definire una posizione che riguardi le fondamentali questioni delle libertà individuali, della sovranità dello Stato di Diritto nella sfera pubblica, della laicità delle Istituzioni, non essendo per evidenti ragioni in grado di esprimere una posizione, il PD si trova costretto a non decidere, seguendo la strada della libertà di coscienza col decidere di non decidere e contarsi una volta per tutte, e dell’opposizione “responsabile” come via di mezzo, specchio della “sana laicità” dei vescovi.

Nella riunione dei capigruppo del mattino, il PD aveva scelto una strada rinunciataria, non opponendosi al contingentamento dei tempi, assicurando che da parte sua non vi sarebbe stato ostruzionismo, lasciando soli i radicali; e tutto sarebbe proceduto tranquillamente: con un dibattito di poche ore, frettoloso e senza sostanziale storia, si sarebbe approvata una legge che avrebbe richiesto ben altro approfondimento, al solo scopo di infliggere uno schiaffo al Presidente della Repubblica ed alla Magistratura, di modificare le procedure sancite dalla Costituzione per legge ordinaria e non costituzionale, di limitare ulteriormente le libertà individuali, assoggettandosi ai diktat ed alle minacce di scomunica emesse dai principi della chiesa.

La notizia della morte di Eluana Englaro, seguita dal vergognoso intervento del senatore quagliariello, ha rischiato per un momento di far saltare per aria questo percorso.

Le parole, subito dopo pronunciate da un’Anna Finocchiaro di altri tempi, emozionata ed indignata dalle parole di quagliariello avevano fatto immaginare una presa di posizione più dura. Ma l’esito della riunione serale dei capigruppo, comunicato dal Presidente del Senato, ha fatto subito capire che ci si era sbagliati: il PD si accontenta del fatto che quella che sarà comunque una pessima legge venga approvata in qualche settimana e non in qualche ora; ed in cambio assicura di non ostacolarne l’approvazione con emendamenti a centinaia e con il ricorso all’ostruzionismo, dandovi un via libera sostanziale; adesso proverà ancora una volta ad imbrogliar le carte, affermando che per questa via la legge risulterà migliore. Nel frattempo, gasparri, con le sue parole, con le quali ha accusato apertamente chi assisteva Eluana Englaro di averne volutamente accelerato la fine, ed il Presidente della Repubblica (“peseranno le firme”) di connivenza, e con la richiesta della mozione di indirizzo da votare l’indomani (cioè oggi) fissando una volta per tutte il perimetro ed i contenuti della nuova legge, ha fatto chiaramente capire che, in effetti, non era cambiato nulla: la legge monoarticolo pessima ed illiberale era, e tale resterà.

Il PD non era in grado di trovare al suo interno le forze per fare almeno una battaglia politica di opposizione, e tale rimane; risponde con un’imbarazzata manifestazione indirizzata a dire e non dire, a difendere la Costituzione ed il Presidente della Repubblica dagli attacchi rivolti, ma senza fare una battaglia contro una legge che imporrà comunque limiti alle scelte ed alle volontà dell’individuo riguardo se stesso, e soprattutto, senza affrontare l’inaudita ingerenza vaticana nelle cose di casa nostra. E Rutelli vota con la destra ed i papalini.

Dal punto di vista politico, l’altro dato significativo è la chiara presa di posizione del Presidente della Camera, quando ha definito come irresponsabili le parole del più berlusconiano dei suoi ex-colonnelli (quello, appunto, della famosa legge). In questo giudizio si legge qualcosa più che una valutazione di opportunità. Vedremo.

L’altro aspetto importante è quello istituzionale. Anche da questo punto di vista, sembra che l’unico ad avere le idee chiare su cosa si debba prospettare per il futuro di questo Paese sia il capo dell’esecutivo. Costui, nel giro di pochi giorni, ci ha comunicato le sue concezioni al riguardo, già note ma mai così chiaramente, contemporaneamente e minacciosamente espresse. Queste si fondano su un esecutivo monocratico a legittimazione populista, cui non compete solo il diritto-dovere di governare, come sarebbe normale, ma anche di determinare esso stesso tutti i rapporti tra i diversi poteri dello Stato. Monocratico al suo interno, in quanto la stessa funzione del Consiglio dei Ministri è vista con fastidio, e la sua collegialità sentita come impaccio ed inutile perdita di tempo. Monocratico nei confronti degli altri poteri.

Un Parlamento reso inutile, nominato, e meno rappresentativo possibile, con poche funzioni in più di quella della Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

Un ordine giudiziario al quale sia sottratta la responsabilità delle indagini e la capacità di condurne, ponendo la funzione di polizia giudiziaria nelle mani dell’esecutivo, ed il cui organo di autogoverno sia sempre più controllato dalla politica: si vuole, in sostanza, una giustizia rigida e severa su alcuni tipi di reato, e più che garantista e permissiva su altri. Se alla fine, qualche sentenza non gradita dovesse arrivare a veder la luce, non vi sono problemi: basta cambiare retroattivamente la legge, per renderla inefficace: è storia di questi giorni.

E monocratico nei confronti di ogni sistema di bilanciamento di poteri, a cominciare dalla funzione di garanzia del Presidente della Repubblica.

Il cavaliere ha capito che poteva esser sfruttata ed orientata in questa direzione la campagna mediatica che è andata montando, ad opera della stampa di destra, della chiesa e delle organizzazioni cattoliche, delle TV private (sue) e pubbliche (pure sue), arrivando a punte di esagitazione grottesca ed offensiva. A lui, a questa cinica maggioranza, non importa nulla del merito delle questioni dibattute: quando si è capito che il tutto poteva esser sfruttato allo scopo, dopo mesi trascorsi senza porsi il problema, si è deciso di suonare la carica.

Ultimo ma non meno importante, il clima che viene diffuso nel Paese: un razzismo ormai apertamente dichiarato (basta vedere gli osceni articoli su “il Giornale”); la negazione di diritti umani agli immigrati che, clandestini o no che siano, sono comunque persone che hanno il diritto a curarsi ed a essere curati senza che ciò debba implicare che il medico debba far da delatore; la negazione delle libertà e del diritto alla diversità; il controllo sull’informazione; l’affermarsi, oramai evidente, della religione cattolica come religione di stato. E’ tutto un diffondersi di atteggiamenti autoritari ed illiberali, sui quali si trovano in coincidenza di interessi le visioni dogmatiche di questo papato, la visione monocratica, antidemocratica ed a-liberale del premier e della sua maggioranza, l’egoismo furbesco della Lega. E l’ignavia del PD.

Come nel caso Dreyfus, speriamo che arrivi un nuovo “J’accuse” per iniziare a fare pulizia.

Gim Cassano
(gim.cassano@tiscali.it)

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